Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna

Acqualagna, cittadina di 4700 abitanti in provincia di Pesaro-Urbino, situata nella Regione Marche, si trova a due passi dal Mare Adriatico e dalle colline del Montefeltro dove hanno trovato i natali e si sono espressi grandi artisti italiani come il pittore Raffaello, il musicista Rossini, il poeta Leopardi. Acqualagna è nota come Capitale del Tartufo perché qui si trovano tutti i tipi di tartufo fresco in ogni stagione dell’anno. Qui si svolgono tre fiere annuali tra cui la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco che è giunta alla sua 45^ edizione e che quest’anno si svolgerà nelle giornate del 31 ottobre; 1-6-7-13-14 novembre 2010.
La secolare tradizione di ricerca, produzione e vendita del tartufo fa sì che Acqualagna sia il luogo di incontro privilegiato per la promozione e la commercializzazione del prelibato tubero sia a livello nazionale sia internazionale. Acqualagna è il primo mercato mondiale per la commercializzazione di tartufo di tutte le specie, con 600 quintali annui che transitano nella storica piazza mattei, dedicata al fondatore dell'Eni nativo proprio di Acqualagna. Una vocazione imprenditoriale che nasce dunque da lontano.


I NUMERI DELLA FIERA
• 4 aree dedicate
• 5.000 mq totali dedicati alla Fiera
• 80 stand allestiti
• 100 espositori
• 200.000 visitatori presenti all’edizione 2009, di cui 45.000 solo nella prima giornata
• 2.600 visitatori stranieri (Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera)
• 60.000 gli accessi al sito nel periodo della Fiera
• 4.320 gli appassionati, italiani e stranieri, iscritti al club “Amici del tartufo”.


GLI SPAZI
La Piazza centrale E. Mattei ospita gli stand dei commercianti di tartufo fresco, anima storica della festa. Il Palatartufo è il più importante spazio di accoglienza per gli oltre 200.000 visitatori della Fiera. Passeggiando per i suoi 4.000 mq, gli appassionati di cultura enogastronomica possono assaggiare e acquistare ciò che di meglio offre la cucina tradizionale italiana: le produzioni legate al tartufo tipiche del territorio, i molteplici prodotti ed esempi prelibati di produzione gastronomica delle altre regioni italiane. Inoltre si può visitare l’area dedicata all’artigianato locale del mobile e della celebre lavorazione artistica della pietra. A testimonianza del legame tra vino e tartufo, viene allestito da anni un apposito spazio coperto denominato “Mercato del Vino” per la degustazione e la promozione dei vini.


SALOTTO DA GUSTARE

Il Salotto da Gustare, patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, diventa teatro della cucina italiana e conferma la formula di successo nella promozione del territorio attraverso le sue eccellenze enogastronomiche per esaltare l’arte culinaria degli chef più prestigiosi, sublimare le capacità di attrazione di gusti, sapori e tradizioni. Un programma scandisce ad ogni ora degustazioni, presentazioni di ricette e momenti interattivi con il pubblico che può starsene comodamente seduto in una platea accogliente come un salotto e seguire in diretta le spiegazioni di ricette e degustazioni di piatti sopraffini a base di tartufo che chef di fama internazionale cucinano in diretta.

LA NOTTE DEL TARTUFO BIANCO

Novità del 2009, sarà ripetuta e potenziata anche per l’edizione 2010. Nata dalla volontà di ampliare l’accoglienza turistica a coloro che trascorrono l’intero week-end in Acqualagna, la notte del tartufo propone apertura serale fino a tarda notte degli stand con animazione in ogni angolo del paese, aperitivi , cene a tema e concerti musicali.


IL PALAZZO DEL GUSTO
Adiacente al Salotto è il Palazzo del Gusto, un’antica dimora restaurata e inaugurata lo scorso anno nell’ottica di offrirsi come luogo dove il Cibo è Storia, Arte e Tradizione. Qui si possono effettuare eductour per le aziende e food and wine tasting per la certificazione e presentazione dei prodotti, si tengono serate a tema per le degustazioni guidate. Da qui partono gli Itinerari del Gusto che ridisegnano i confini del territorio in nome della Repubblica Gastronomica di Acqualagna , proponendo le tappe giuste per assaggiare le specialità enogastronomiche della Regione, rovesciando il concetto tipico del viaggio dove il cibo non è più accessorio ma diventa protagonista.
VESTIRE I PANNI DEL CERCATORE DA TARTUFI
In Acqualagna il visitatore può vestire i panni del cercatore da tartufi ed essere accompagnato da esperti del luogo alla ricerca del prelibato tubero portandosi a casa il tartufo trovato! Per chi desidera cucinarlo in una cascina abbracciata dalle meraviglie della Gola del Furlo può affittare una delle tante residenze del luogo contattando www.marcheholiday.it oppure www.dream-holidays.it . Per chi non si vuole avventurare nei boschi ma desidera conoscere da vicino il cavatore e il fido cane, potrà incontrarlo in piazza Mattei dove i cavatori sono disponibili a prestarsi come veri “vips” del luogo….

ASSOCIAZIONE AMICI DEL TARTUFO
Esiste un club molto esclusivo dedicato ai veri estimatori del tartufo di Acqualagna che offre tanti privilegi esclusivi. L’iscrizione, gratuita, permette di ricevere direttamente a casa il pratico”Ricettario del tartufo”, inoltre la personale tessera numerata attribuisce sconti sui ristoranti di Acqualagna, riduzioni per acquisti diretti da produttori e trasformatori del tartufo, aggiornamenti sul mercato e sulle quotazioni , insieme a vantaggiose offerte gastronomiche e non.
Per aderire al “Club Amici di Acqualagna Capitale del Tartufo” basta iscriversi seguendo le indicazioni al sito www.acqualagna.com


BORSA DEL TARTUFO
Il prezzo del Tartufo cambia quotidianamente e dipende da numerosi fattori naturali, climatici e dalle leggi economiche di domanda e offerta. Per essere sempre informati sui prezzi e effettuare acquisti sicuri, il comune di Acqualagna mette a disposizione un servizio unico in Italia ovvero la Borsa del Tartufo che è consultabile on line al sito www.acqualagna.com

fonte: italiavela.it

Da giovedì 28 ottobre a domenica 7 novembre 2010, compreso il ponte di ognissanti, a Lecce e nel Salento ci sarà la settimana (lunga) dedicata ai turisti con offerte eccezionali low cost

(IRIS) - LECCE, 29 SET - Da giovedì 28 ottobre a domenica 7 novembre 2010, compreso il ponte di ognissanti, a Lecce e nel Salento ci sarà la settimana (lunga) dedicata ai turisti.

Repubblica Salentina ripropone per questo autunno l'originalissima “Formula 30-20-10” che tanto successo ha avuto nelle passate edizioni e con cui diventa conveniente e stimolante visitare la città barocca per eccellenza (Lecce) e conoscere un territorio affascinante ancora tutto da scoprire (Salento), partecipando nel frattempo ad alcuni degli eventi più belli ed interessanti di questo autunno. Saranno undici giorni in cui il turista potrà dormire con soli 30 euro in uno dei tantissimi bed & breakfast e hotel disseminati in città, sulla litoranea, in campagna e nei comuni dell'entroterra salentino, potrà pranzare e cenare con le pietanze tipiche del territorio a 20 euro e potrà, infine, acquistare prodotti tipici e pezzi di artigianato locale con 10 euro.

Rappresenta sicuramente un'occasione unica per visitare alcune delle città più belle d'Italia ed una zona meravigliosa, il Salento, che negli ultimi anni è divenuta oggetto di una preziosissima riscoperta in termini di arte, cultura, eno-gastronomia, tradizioni e, ovviamente, mare e natura incontaminata. Il periodo prescelto prevede un clima mite in cui sarà piacevolissimo effettuare visite in città e piccole escursioni in terra salentina.

Sul sito dell’operazione (www.repubblicasalentina.it/formula302010) si può conoscere e consultare l’intera gamma delle offerte previste dalla Formula 30-20-10. Per quanto concerne le strutture ricettive, si possono trovare vere soluzioni di prestigio, b&b, masserie, hotel, persino dei “resort”, sia nella città capoluogo di Lecce che nelle più rinomate località di mare (Gallipoli, Otranto, …) e dell’entroterra salentina. Per conoscere e degustare poi l’enogastronomia locale l’opportunità offerta dai ristoranti è davvero unica, con soli 20 euro si potrà cenare, ad esempio, nel prestigioso Volo Restaurant ai piedi della Basilica di Santa Croce o degustare un menu a base di pesce a soli 25 euro presso la rinomata Tenuta Il Gambero di Otranto. Ma si potrà anche acquistare e portare a casa splendidi oggetti dell’artigianato locale (cartapesta, pietra leccese, terracotta, …) e gustosi prodotti tipici dell’area (olio, vino, pasta, prodotti da forno, …). Oltre alle strutture ricettive che hanno aderito adeguandosi alla tariffa dei 30 euro, i visitatori troveranno anche tante strutture che hanno deciso di offrire alloggio a prezzi addirittura inferiori (25 e 20 euro) e altre ancora come prestigiosi e costosi hotel che hanno comunque previsto per il periodo di promozione un prezzo ridotto rispetto al normale.

Brunello, bistecca e turismo Come attrarre l'attenzione dei consumatori valorizzando agricoltura, enogastronomia di qualità e territorio

n collaborazione con il Gambero Rosso, il 18 e il 26 settembre 2010 si è tenuta una lezione d'alta accademia. In cattedra le tenute Silvio Nardi di Montalcino; nelle vigne - trasformate per l'occasione in aula - quasi 500 visitatori provenienti da Lombardia, Liguria, Umbria, Toscana e Lazio. La teoria è ormai nota: valorizzare le produzioni locali attraverso la trasmissione al consumatore finale dei concetti di qualità e origine.

La pratica, purtroppo, spesso non segue la teoria in modo coerente, lasciando i buoni propositi lettera morta. Non è stato così a Montalcino, uno dei poli vinicoli italiani di maggior pregio: nel prezioso contesto senese ha preso corpo un evento da prendere come esempio in ambito di agro-eno-gastronomia italiana.

Realtà nazionale storica nel campo della meccanizzazione agricola, La Nardi non produce solo aratri, bensì opera anche nel settore vitivinicolo di qualità, producendo Brunello di Montalcino e altri vini di alto profilo. Produrre, però, non implica necessariamente commercializzare, quindi diviene strategica ogni iniziativa atta alla diffusione dei valori più sostanziali delle proprie produzioni. Se la domanda non segue l'offerta, infatti, è l'offerta che deve interpretare la domanda. E se il Brunello non va nelle case dei cittadini, che si portino dunque i cittadini nelle cantine dove il Brunello prende corpo.
La ricetta è in fondo semplice: un grande vino, scortato dalle carni di qualità della Val d'Orcia - le famose Chianine - come apoteosi di una giornata trascorsa a contatto col terreno, camminando tra i filari, nei boschi. Infangandosi magari le scarpe, stancandosi, respirando la stessa aria di quelle viti che hanno prodotto proprio quel vino che già attende stappato sulle tavole apparecchiate, premio per il palato e per la psiche di ogni partecipante.

Una giornata di connubio fra trecking e agricoltura, fra gusto e cultura, fra panorama e territorio, infine, fra cantine e socializzazione. Questa iè n sostanza la sintesi dell'iniziativa "B&B - Bistecca & Brunello", organizzata presso la tenuta Nardi di Casal del Bosco, a Montalcino. In sole due giornate ben 500 visitatori si sono radunati da differenti regioni per prendere parte all'evento. Sono in fondo bastate alcune iniziative su web e il supporto della guida "il Gambero Rosso" per mettere il turbo all'idea, conferendole il giusto appeal.
Ora, grazie al "B&B" di Montalcino, vi sono centinaia di persone in più che sanno quanto lavoro, quanta storia, quanta cultura stiano dietro a un'etichetta o a un'Igp. Perché la cultura, si sa, o si fa in biblioteca, o si fa a tavola.

fonte: agronotizie

Pane e Olio in Frantoio, gastronomia, cultura ed arte a Santadi (Sardegna)

In un piccolo centro abitato di epoca medioevale nel cuore del Sulcis Iglesiente, nella Sardegna sud-occidentale, si svolge ogni anno “Pane e Olio in Frantoio”, manifestazione organizzata dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio. In questa occasione Santadi, immerso in un’ampia vallata dell’entroterra sardo, si tinge del colore dorato dell’olio extravergine di oliva e si profuma dell’odore del pane appena sfornato, prodotti di cui questo paese va fiero per la loro bontà e genuinità e per il rispetto delle tradizioni con cui avviene la loro lavorazione. L’evento ha luogo tra fine novembre e l’inizio di dicembre, una giornata di grande festa dedicata all’abbinamento di oli di qualità a Denominazione di Origine e di pani tipici locali e celebrata in contemporanea in centinaia di piazze italiane.

Dalla Liguria alla Puglia, dalla Toscana alla Sicilia, dall’Umbria alle Marche alla Sardegna, tutta l’Italia dell’olio si prepara a festeggiare gli alimenti principe della tradizione gastronomica del Mediterraneo, proponendo ricchi programmi di iniziative tra convegni, visite guidate in aziende e frantoi e momenti di intrattenimento. Quella di Santadi, giunta alla sua ottava edizione, prevede numerosi appuntamenti che affiancano la celebrazione di questi frutti della terra ad una serie di convegni e dimostrazioni della preparazione e cottura del pane nel forno a legna, della molitura del grano con l’antica macina e l’asino, della pindatura de “su pani ’e coccoi” (squisito pane di semola di grano duro, tradizionalmente realizzato in occasione delle feste, lavorato in svariate e fantasiosissime forme) e la lavorazione della pasta fresca (malloreddus - ambus). La sagra prevede anche visite guidate nei frantoi oleari con l’illustrazione dei processi di produzione dell’olio e negli oliveti a bordo di trenini turistici dove si può partecipare alla raccolta delle olive. Il tutto accompagnato dalla preparazione di antiche ricette con l’olio d’oliva, da degustazioni di prodotti tipici e dalla mostra mercato dei migliori prodotti enogastronomici e artigianali locali, come il pane in tutte le sue forme e tipi, le olive, il formaggio, il vino e tanti altri. A corollario della manifestazione, la mostra etnografica antichi mestieri e altre mostre di vario interesse.

Un’imperdibile kermesse di eventi e spettacoli di rilevanza nazionale tra enogastronomia, cultura ed arte, che invitano il viaggiatore a scoprire questo angolo di Sardegna attraverso i suoi intensi sapori, aromi e profumi legati alla tradizione, alla storia e ai prodotti della sua terra.
Per informazioni aggiornate sulla data di svolgimento dell’evento, si consiglia di consultare il sito dell’STL Sulcis Iglesiente, alla sezione eventi: www.sulcisiglesiente.eu.

PANE, OLIO E FORMAGGIO: LE VARIETÀ E L’ACQUISTO.
Santadi offre una vasta gamma di prodotti alimentari tipici della tradizione del territorio del Sulcis, alcuni noti anche a livello internazionale, come ad esempio il vino prodotto dalla cantina sociale, e altri che fanno parte della storia antica e della cultura di questo luogo, come appunto il pane, l’olio e il formaggio. Scopriamoli insieme.

PANE: la tradizione del pane cotto nel forno a legna è fortemente radicata nella cultura di Santadi tant’è che esistono panifici artigianali che ne sfornano diverse tipologie nel rispetto delle antiche tecniche di produzione. Il “coccoi”, il pane con le olive, con la ricotta, con “gerda” (i ciccioli di maiale), il prelibato pane col pomodoro e, non ultimo, il “civraxiu” ottenuto da diverse miscele di macinato e da lievito naturale, che ha la peculiarità di mantenere inalterato il suo delizioso aroma anche a distanza di giorni.
Dove acquistare il pane a Santadi: Panificio Artigianale di Toreno Bonaccorsi – via Roma 29; Panificio Pilloni – via Fontane 19; Panificio Atzori Sais – p.zza Marconi 12;

OLIO: le campagne attorno al paese sono ricche di oliveti e durante il periodo della raccolta, i frantoi ricevono le olive dalle famiglie, per la provvista annuale. Esiste inoltre in paese l’unico produttore che imbottiglia ed esporta, soprattutto all’estero, un ottimo extra vergine di qualità.
Dove acquistare l’olio a Santadi: Az. Agricola Olea Sardegna – Loc. Is Pinnas; Frantoio Oleario di Gianfranco Sais – via Roma 24; Grossdrink Frantoio Oleario di Rubiu Nicoletta – via Balia 20;

FORMAGGIO: le parti asciutte del territorio sono sfruttate per l’allevamento di ovini e caprini, attività che consente la produzione di ottimi formaggi. Quasi tutto il latte prodotto in questa zona viene trasferito alla Latteria Sociale, nella quale, attraverso diversi processi di lavorazione, nascono 14 tipi di formaggi freschi e stagionati di ottima qualità, trasportati soprattutto all’estero. Assolutamente da provare lo Iuni, pecorino sardo maturo DOP dal gusto dolce e aromatico.
Dove acquistare il formaggio a Santadi: Latteria Sociale Santadi (caseificio), via Cagliari 72.

VINO: tra le eleganti barrique di rovere francese, i grandi vini rossi della Cantina di Santadi racchiudono i profumi della Sardegna, come il “Rocca Rubia”, Carignano del Sulcis DOC Riserva, rosso rubino quasi impenetrabile che emana intense note fruttate di more, mirtilli, vaniglia, mirto, cuoio e liquirizia, o il principe dei vini Rossi, il “Terre Brune” di grande stile, complessità e longevità. È possibile gustarli dopo una interessante visita in cantina accompagnati dai sapienti racconti dell’enologo.
Dove acquistare il vino a Santadi: Cantina di Santadi, Via Cagliari 78.

E PER CHI DESIDERA SOGGIORNARE…


Agriturismo La Grotta del Tesoro
Dormire immersi nei dolci suoni della natura in cinque accoglienti e curatissime camere, partecipare alla mungitura degli ovini e alla preparazione di gustosi formaggi e ricotte, assaporare le autentiche specialità sarde a base di materie prime prodotte in azienda secondo il naturale ciclo delle stagioni: questa è la ricetta dell’ospitalità in questo agriturismo circondato da campi di grano, mandorleti e vigneti di Carignano, a pochi chilometri da Santadi.
Per prenotazioni e informazioni: La Grotta del Tesoro, via Su Benatzu12/a – Santadi (CI); tel. 0781/955893–955439.

PER INFORMAZIONI:
STL Sulcis Iglesiente - Provincia di Carbonia Iglesias
Via Mazzini 39 – 09013 Carbonia Tel. +39 0781 6726326/327/330/331 – Fax +39 0781 6726208
www.sulcisiglesiente.eu; - www.provincia.carboniaiglesias.it – E-mail: info@sulcisiglesiente.eu

Enogastronomia Il meglio della cucina lusitana

Dal 16 ottobre al 1° novembre, a Santarém, a pochi chilometri da Lisbona, andrà in scena la 30ª edizione del Festival Nacional de Gastronomia. Le migliori ricette portoghesi prenderanno vita nel Salone Nobile della ‘Casa do Campino’ e nelle varie ‘Tasquinhas’ (tipici ristoranti rappresentativi di ogni regione della terra lusitana). I prelibati menu saranno preparati dagli chef locali, provenienti sia dalle Squadre Olimpiche di Gastronomia, sia dalla Federazione Portoghese di Associazioni Gastronomiche e dalle Scuole Alberghiere e di Turismo. La Galizia sarà ospite d’onore il 30 ottobre – con uno speciale menu in onore del Cammino di Santiago – mentre il 31 ottobre sarà la volta della Repubblica di São Tomé e Principe, piccolo stato indipendente e arcipelago al largo dell'Africa centro occidentale. Per maggiori informazioni sul Festival, visitare il sito www.cm-santarem.pt. (28/09/10)

Cous Cous fest, quando parla la cultura del cibo

Giuseppe Giarrizzo - lipari.biz

Spiagge di sabbia finissima, mare cristallino, il dolce profilo delle case bianche e basse, l’ondeggiare delle barche, la frescura al tramonto. Benvenuti a San Vito Lo Capo, dove ogni angolo invita alla pace e al relax. Un vero balsamo per il corpo e l’anima.
È in quest’angolo di Sicilia, in questo piccolo mondo fatto di acqua e di luce, che anche quest’anno, dal 21 al 26 di settembre, si è svolto il magico Cous Cous Fest, il Festival internazionale dell’integrazione culturale che riunisce popoli, tradizioni e culture all’insegna dello slogan “Make cous cous not war”.
Per la tredicesima edizione la cittadina ha ospitato una manifestazione unica nel suo genere per l’atmosfera, le emozioni, la gente, i colori, l’arcobaleno di culture e sapori. Un viaggio dall’Oriente all’Occidente attraverso i costumi e gli usi dei paesi partecipanti (ben nove quest’anno), dove ogni colore racconta una storia, svela un segreto, narra una tradizione. E poi degustazioni, momenti di approfondimento, incontri culturali e talk show sull’incantevole sfondo della spiaggia di San Vito Lo Capo dove dal mare giunge, esotico, il profumo dell’Africa.
Da mezzogiorno a mezzanotte il villaggio gastronomico ha aperto le cucine ai visitatori del Festival per soddisfare tutti i gusti, anche i palati più esigenti, con ben 35 differenti ricette da assaggiare. Verdure, pesce, carne, spezie ed erbe aromatiche … ma anche i tipici dolci siciliani. E poi la possibilità di degustare il cous cous comodamente seduti sui divanetti etnici e i pouf colorati della gigantesca tenda berbera Al Hawa (il suo nome, in arabo, significa oasi nel deserto): mille metri quadrati avvolti in un’atmosfera da sogno, tra danze del ventre e narghilè. Un’ottima occasione per coniugare momenti di vero relax, piacere gastronomico ed intrattenimento.
Ed ancora, per i visitatori più esigenti, il Cous Cous Lab ha rappresentato il contenitore di approfondimento della rassegna. Qui a parlare è stata la cultura del cibo, tra degustazioni, riflessioni e pensieri, per scoprire le ricette della tradizione, i piccoli trucchi custoditi tra i fornelli, l’antico sapere gastronomico. Si è spaziato dal wine tasting di vini siciliani alle ricette della tradizione contadina trapanese, dal cous cous freddo alla menta con capone caramellato, fino ai sapori del cous cous biologico. Un percorso alla riscoperta del gusto, tra tradizione e innovazione.
Tutto questo ed altro ancora ha fatto da sfondo al momento più colorato e atteso della manifestazione: la gara gastronomica internazionale di cous cous cui hanno partecipato Algeria, Costa D’Avorio, Francia, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal e Tunisia. Due le giurie incaricate di votare il piatto preferito: una tecnica, composta da giornalisti ed esperti e guidata da Edoardo Raspelli, conduttore di “Mela Verde”, ed una popolare, formata da cento visitatori della manifestazione.
Ogni sera, al tramonto, artisti, autori, comici e attori, raccontati dalla giornalista Donatella Bianchi, sono saliti sul palco in piazza Santuario animando il talk show del fest “Cafè le Cous Cous”. Ospite d’onore Vladimir Luxuria, che ha parlato d’integrazione sotto un originale punto di vista.
Ed infine spazio alla musica di qualità con artisti d’indiscutibile spessore, a partire dall’energia e la creatività dei Sud Sound System fino alle sonorità ska e reggae dei siciliani Skarafunia, passando per i suoni autentici di dj Click e Tziganiada & Amrat Hussain Gypsy Trio, in grado di combinare la febbre balcanica con l’energia della musica elettronica. Ed ancora i ritmi e le armonie delle musiche mediterranee dei Qbeta e di Lello Analfino, ma soprattutto gli indimenticabili successi delle due star d’eccezione: Daniele Silvestri e Carmen Consoli.
Alla sua tredicesima edizione il Cous Cous Fest si riconferma tra gli appuntamenti più attesi e significativi dell’estate siciliana. Mare da sogno, ritmi lenti, ospitalità, ottimi servizi, buon cibo, musica di qualità e prezzi abbordabili. Questa la ricetta per la buona riuscita di un evento che fa dell’integrazione culturale la sua stessa ragion d’essere e che è in grado di attirare ogni anno a San Vito lo Capo decine di migliaia di visitatori al giorno (duecentomila in tutta la manifestazione), compresi i media nazionali ed internazionali. Un ottimo biglietto da visita per una cittadina che è riuscita a proporre e realizzare un genere di turismo intelligente e virtuoso. Raro, se non unico esempio, nel panorama isolano.
A proposito, stavamo dimenticando di svelarvi il paese vincitore di quest’anno… la Tunisia con il cous cous di agnello preparato dagli chef Hajer Arouie.
La Tunisia si è imposta sugli altri partecipanti a larghissima maggioranza "soprattutto per la saporosità, la ricchezza e la tradizione su cui si è innestata la presenza di elementi meno consueti". La premiazione è avvenuta nella gremita piazza Santuario di San Vito Lo Capo alla presenza del Ministro della salute Ferruccio Fazio e al presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano.

Turismo: Coldiretti, d'autunno vince quello ambientale

(Teleborsa) - Roma, 27 set - Nei mesi autunnali rispetto alle mete tradizionali si registra un aumento in percentuale del turismo ecologico, legato alla natura in montagna, nei parchi e nelle campagne, con una crescita che gli ha permesso di raggiungere in Italia il valore di oltre 10 miliardi all'anno.

E' quanto afferma la Coldiretti, in riferimento alle stime dell'Istat, nel sottolineare che ad apprezzare l'autunno sono soprattutto gli amanti della tranquillità che vogliono riposarsi a contatto con la natura con lunghe passeggiate nei boschi ma anche gustare i sapori dell’enogastronomia locale. Un interesse riscuotono - continua la Coldiretti - i centri minori dove i buongustai possono approfittare delle tradizionali sagre autunnali per scoprire tradizioni gastronomiche locali attraverso piatti tipici e specialità.

Una estate senza siccità che - sottolinea la Coldiretti - rappresenta una inversione di tendenza rispetto all'ultimo decennio ha infatti creato le condizioni favorevoli alla raccolta di funghi e tartufi che si prevede "abbondante e di buona qualita" ed a prezzi "abbordabili".

In Italia la raccolta dei tartufi, praticata già dai Sumeri, genera anche attraverso negozi e ristoranti un indotto stimato dalla Coldiretti in circa mezzo miliardo di euro per una specialità venduta fresca, conservata o trasformata.

Secondo la borsa nazionale del tartufo, le cui quotazioni sono disponibili sul sito www.tuber.it, in questo momento si viaggia tra i 1.700 e i 1.800 euro al chilo per gli esemplari da 20 grammi di tartufo bianco.
Buoni affari nell’acquisto dei prodotti autunnali possono essere fatti nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica presenti lungo tutto lo stivale, nei piccoli e nei grandi centri.


Non mancano quanti scelgono di alloggiare in un dei diciottomila agriturismi presenti in Italia, secondo Terranostra che offrono piatti tradizionali con un buon rapporto prezzo/qualità. In Italia sono "aperti al pubblico" per acquistare prodotti enogastronomici 63mila frantoi, cantine, malghe e cascine ma anche centinaia di mercati degli agricoltori di Campagna amica.

Il Belpaese - secondo la Coldiretti - puo' contare anche sulla leadership europea nella produzione biologica e nell'offerta di prodotti tipici con ben 210 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.511 specialita' tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 498 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (320 vini Doc, 41 Docg e 137 Igt). Per scegliere la vacanza in agriturismo è possibile consultare le guide specializzate come "Agriturismo" edito dall'Istituto Geografico De Agostini che raccoglie le aziende associate a Terranostra o ricercare su internet dove è presente il sito www.campagnamica.it con una selezione di quasi millecinquecento agriturismi che possono essere scelti attraverso un motore di ricerca per tipo di ospitalità, collocazione geografica, prezzo e servizi offerti, compreso il benvenuto agli animali.

Tortellini e mortadella: il patrono si festeggia anche a tavola

Week end di San Petronio con la quattro giorni del 'Tortellino day', che si aggiunge al 'Festival della mortadella Igp'. E il 4 ottobre, giorno del patrono, la mortadella subirà un 'processo' pubblico in piazzetta Santa Maria della vita

Bologna, 27 settembre 2010 - Week-end di San Petronio all’insegna della tradizione gastronomica. Sono tre gli eventi in cartellone a Bologna nel primo fine settimana del Wine Food festival, maxi rassegna regionale (in corso da settembre fino a dicembre), organizzata in collaborazione con Apt, che raccoglie 44 appuntamenti con la buona cucina e le produzioni locali.

Sotto le Due Torri si celebra il patrono con la quattro giorni del “Tortellino day”, che si affianca al “Festival della mortadella Igp” e alla prima tappa della “Tartufesta” in quel di Lizzano in Belvedere. Il rilancio della vocazione turistica del capoluogo emiliano passa, dunque, anche dalle mani delle sfogline e dalla promozione della prestigiosa gastronomia cittadina.


“E’ fondamentale che abbiamo orgoglio delle nostre tradizioni, che sono vere ricchezze culturali”, sostiene il presidente della Camera di commercio, Bruno Filetti, presentando il programma del prossimo fine settimana. Che si apre, venerdì, con gli eventi del “Tortellino day”: si va dalla proiezione del docufilm di Martin Scorsese “Italianamerican” a “passeggiAmo”, passeggiata podistica nel centro storico, passando per la conferenza “Bologna Crocevia di saperi e sapori”, fino alla competizione tra azdore dello “Sfoglino d’Oro” e alla mostra “Dino Gavina. Lampi di Design”, che il Mambo dedica al maestro bolognese del design italiano.

Per l’occasione, 250 ristoranti cittadini proporranno la ricetta originale dei tortellini. Contemporaneamente, va in scena il festival “Mortadella please”: appuntamento sabato e domenica a Zola Predosa (con apertura straordinaria degli stabilimenti di Alcisa e Felsineo) e lunedi’ in città per gustare il salume principe della tavola bolognese, che nel giorno di San Petronio, il 4 ottobre, subirà un vero processo pubblico (alle 15.30 nella piazzetta di Santa Maria della vita).


“Stiamo lavorando per riposizionare il brand ‘Bologna’”, assicura l’assessore provinciale al Turismo, Graziano Prantoni, che coglie l’occasione per aggiornare i dati sui flussi turistici nel primo semestre dell’anno: +6% per arrivi e presenze nel territorio bolognese, con punte del +10% per le presenze e del +8,8% degli arrivi in città. “I numeri ci dicono che forse la strategia è giusta”, rivendica Prantoni. “Dobbiamo proporre eventi riconoscibili e ripetibili. Se il turismo non viene incoraggiato in questo modo, sara’ difficile vedere migliaia di visitatori in citta’”, avverte il sub-commissario Michele Formiglio. “Dobbiamo creare appuntamenti che siano attesi e pubblicizzarli non solo in citta’”, sprona Filetti.

I tre eventi bolognesi sono inseriti nel più vasto programma del Wine Food festival: 33 prodotti Dop o Igp, 44 manifestazioni e 100 giornate fino a dicembre per imporre nel mondo l’Emilia-Romagna come “la food valley italiana”, spiega il direttore di Apt, Andrea Babbi. “I tesori della nostra enogastronomia possono alimentare un turismo nuovo- conclude l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni- le nostre tradizioni sono sopravvissute all’omologazione meglio di altre e questa è la forza dei nostri prodotti, come dimostrano i dati in crescita dell’export nei primi sei mesi dell’anno”.
ilrestodelcarlino

La provincia di Lucca e i suoi 'tesori' della tavola, pubblicati su due guide

LUCCA, 13 settembre - Lucca, la Garfagnana insieme con la “Strada del Vino e dell’Olio di Lucca, Montecarlo e Versilia” sono tra le protagoniste dell’ultimo numero di “Proposte Grand Tour, emozioni in viaggio”, rivista turistica edita da De’ Agostini”, in edicola con un numero monografico dedicato alla Toscana.

L’itinerario che riguarda il centro storico di Lucca è segnalato come uno dei più apprezzabili della nostra regione, mentre nella sezione dedicata agli speciali, risaltano le pagine sulla Garfagnana, raccontata attraverso le sue tradizioni e la sua storia, e quelle dedicate alla Strada del vino e dell’olio. Qui vengono descritte le tante bellezze paesaggistiche di ogni zona della provincia attraversata dalla “strada” e sono indicati i prodotti tipici della gastronomia abbinati idealmente ai migliori vini che la nostra terra produce.

La strada del Vino e dell’Olio è citata anche sull’8ª edizione della Guida ‘Gallo’, edita da Giunti, importante pubblicazione dedicata all’enogastronomia, e ai risotti in particolare, che passa in rassegna oltre 50 ristoranti italiani e altrettanti stranieri.

«E’ un vero onore per noi essere segnalati su riviste così prestigiose – afferma Alessandro Adami nella doppia veste di assessore provinciale all’agricoltura e presidente dell’associazione Strada del vino e dell’olio di Lucca, Montecarlo e Versilia – e questo va a premiare la qualità del lavoro di promozione svolto finora. Il territorio della provincia di Lucca sta esprimendo tutte le sue potenzialità, sia dal punto di vista del paesaggio e della cultura, sia dal punto di vista dell’enogastronomia riuscendo, proprio grazie alle sue eccellenze, a conquistare oltre che numerosi estimatori, una fetta sempre più consistente del mercato turistico regionale e nazionale».

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Gastronomia protagonista sul Lago Maggiore

LAGO MAGGIORE - Prende il via oggi l'undicesima edizione dell'Autunno gastronomico Lago Maggiore e Valli. Una rassegna che propone 53 menu diversi in altrettanti ristoranti che attira ogni anno quasi ventimila buongustai.

L'appuntamento di fine estate sulle sponde del Verbano vede ogni anno aumentare sia il numero di visitatori sia quello dei ristoranti che partecipano. Il vero segreto della manifestzazione consiste nell'avere saputo affiancare ristoranti eccellenti e consacrati a caratteristici grotti ticinesi e osterie a conduzione familiare, proponendo quindi allettanti opportunità per tutti i gusti. Con in comune però la qualità del servizio e delle pietanze servite.

GASTRONOMIA=PROMOZIONE TURISTICA

Per l'Ente turistico Lago Maggiore, che cura la rassegna ideata per esaltare le preziose tradizioni culinarie locali, la gastronomia sta del resto diventando sempre più oggetto di promozione turistica, legata alle tradizioni e alla cultura del luogo. Molti infatti i turisti che scelgono la loro meta anche in base alla tradizione e alla ricchezza gastronomica. L'edizione 2010 propone 53 menu appetitosi e variegati. Dalla polenta al risotto, dal brasato alla selvaggina, dagli ossibuchi alle castagne; il tutto accompagnato da un buon bicchiere di Merlot del Ticino.

NUMERI

Per promuovere al meglio questa importante manifestazione sono state stampate 47 mila riviste, distribuite in ogni angolo della regione, oltre a 10.000 opuscoli tascabili con informazioni generali e i menu della rassegna, 1000 locandine e 2.500 menu personalizzati per i ristoranti partecipanti. Legato alla rassegna gastronomica c'è un concorso che mette in palio cinque buoni per una cena per due persone e diversi altri premi. Per partecipare, basta richiedere una cartolina-concorso direttamente al ristorante. L'estrazione avrà luogo in primavera.

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Anche la cucina ebraica ha la sua bibbia

di Elena Loewenthal
in “La Stampa” del 3 settembre 2010
Benché siano entrambe dei concentrati di istinto e prepotenza affettiva, corre una sottile differenza fra la mamma italiana e quella ebrea (tradizionalmente detta yidishe mame e fornita di un’ampia mitologia tutta vera). Mentre la prima minaccia il pupo inappetente con un semplice: «Se non finisci il piatto, ti uccido!», la seconda usa un’arma assai più sofisticata ed insidiosa: «Se non mangi, mi uccido…».
Vecchie battute a parte, da sempre il cibo rappresenta per la donna ebrea non solo un’attività quotidiana, ma anche e soprattutto un’arma - innocua e proficua - per segnare l’identità. Perché mangiare «alla giudea» non è un atto puramente materiale né edonistico: è una dichiarazione di appartenenza, un esercizio di memoria e un atto di ottemperanza alla legge. La Bibbia, e in particolare la Torah (cioè il Pentateuco) si dilunga infatti sul regime alimentare, spiegando a Mosè e agli israeliti che cosa è lecito mangiare e che cosa no. Ampie digressioni sulle carni - sì ad animali con l’unghia fessa e ruminanti, cioè bovini e ovini, no a maiale, cavallo o aquila, no a insetti, rettili e anfibi e a tutto ciò che vivendo in acqua non è ben chiaro cosa sia (molluschi e crostacei, ad esempio). Precisazioni umanitarie - vietato mangiare l’agnello cotto nel latte di sua madre - che si trasformano in una generica proibizione a consumare carne e latticini nello stesso pasto. Regole per il rispetto delle primizie e del riposo delle colture nei campi.
La cucina ebraica è segnata da una vastità di limitazioni. Ma sono stati proprio i vincoli a solleticare la fantasia e svegliare l’ingegno della massaia che, districandosi in questa selva di proibizioni, ha saputo creare ai quattro angoli del mondo non una ma mille diverse cucine ebraiche, ricche di sapori e profumi. E oggi il pubblico può nuovamente disporre di quella che, con licenza parlando, viene considerata la Bibbia della cucina ebraica in italiano o, per essere più precisi, l’Artusi di noialtri (nel senso degli ebrei): Giuliana Ascoli Vitali-Norsa, La cucina nella tradizione ebraica (La Giuntina, pp. 416, € 25). Il libro è in uscita il 5 settembre, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che per quest’anno ha come fil rouge il tema dell’arte. Niente affatto a caso, trattandosi di cibo nelle sue più varie declinazioni, che spaziano dal polpettone di tacchino (antica ricetta piemontese) al celeberrimo Gefillte Fish (polacche polpette di pesce), dalle palline di azzima alla Shakshuka (sformato di uova e verdure alla maghrebina), dagli zuccherini per Pasqua al carciofo fritto.
Il cibo ebraico è infatti tanto delimitato dai divieti quanto capace di spaziare nella geografia fisica e umana: ovunque sia arrivata, la diaspora d’Israele ha infatti assorbito usanze, sapori e ingredienti. Gli ebrei mitteleuropei, sterminati dal nazismo, si cibavano di bortsch e stufati, rafano e della immancabile gelatina di piede di vitello con ricche dosi d’aglio. Al di là del Mediterraneo, sulle tavole ebraiche arrivavano invece riso con uvetta, grandi verdure ripiene, cous cous in mille modi.
Quest’ultimo, poi, è approdato a Livorno lungo le rotte commerciali che univano il Mare Nostrum e stabilivano comode vie di comunicazione fra le comunità ebraiche; perciò, come racconta l’Artusi, da secoli gli ebrei toscani mangiano il cuscussù e lo preparano a modo loro.
Attraverso il cibo, la mamma ebrea impartisce ai propri figli e a tutti i commensali delle gustose lezioni di storia che si ripetono ogni anno con il ciclo delle feste e dei cibi che le segnano. A cominciare dal pane: azzimo e piatto sotto Pasqua, ma dolce e gonfio e soffice come la hallah sulla tavola del Sabato, a memoria dell’offerta di fior di farina che si porgeva al Tempio di Gerusalemme.
La cucina ebraica è un mondo a sé, anzi sono tanti mondi diversi che si parlano attraverso i sapori e le lunghe preparazioni (altro che fast food!), ma senza alcun mistero. Pur essendo vissuta per millenni entro le mura dei ghetti, è una finestra aperta che non ha segreti da conservare gelosamente, bensì infinite storie che si raccontano, come in questo prezioso libro, da una ricetta all’altra.