Il Laceno, detto anche Piano Laceno è una conca di origine carsica dell'Irpinia. Siamo su un altopiano a circa 1.050 metri, ai piedi del Monte Cervialto, che è la cima più alta. Non distante si trovano Montella e gli Altopiani di Verteglia e del Monte Terminio e per questo motivo la zona viene indicata come la "Cortina della Campania". Infatti sono molti gli alberghi e i ristoranti che sorgono intorno al lago di Laceno. Qui i prodotti tipici sono quelli che si ricavano dai boschi e dagli allevamenti. Celebri sono i tartufi neri di Bagnoli Irpino, ma anche i funghi del Laceno. Per quanto concerne il primo, si tratta di un Tuber mesentericum che fruttifica dalla fine dell'estate agli inizi della primavera. Le sue raccolte migliori, per qualità e pezzatura, avvengono a cavallo tra l'autunno e l'inverno, soprattutto a seguito di piogge e nevicate. Una ricetta semplice, che è rimasta in voga, è quella dei "Tartufi del Laceno in tegamino". Bisogna prevedere 50 gr di tartufi neri, 100 gr di pecorino dolce e una noce di burro. Si procede pulendo e tagliando i tartufi, facendo delle fettine dello spessore di un centimetro. Il formaggio va invece sbriciolato in pezzetti grossi. Tartufi e formaggio si mettono in una terrina imburrata, la si inforna finché il formaggio non inizia a fondere. Una volta tolta la terrina, si versa il contenuto su fette di pane abbrustolito. Sotto le feste, non disdegna l'abbinamento con un brut rosè. Trovandoci in montagna, c'è poi un'altra specialità tipica delle alture italiane, ovvero la castagna, che possiede l'Igp e viene indicata come castagna di Montella. La caratteristica principale è quella di avere una buccia sottile, di un colore marrone intenso. In loco viene denominata "Palommina", per indicare la leggerezza, ma anche la fragranza. E infine il Pecorino Bagnolese realizzato con il latte della pecora autoctona. Qui il latte appena munto viene riscaldato a circa 40 gradi e coagulato con caglio di agnello. Dopo una mezz'ora la cagliata viene rotta in pezzi di piccole dimensioni, privata del siero che servirà per la ricotta. La cagliata, invece, viene colata nelle fuscelle di vimini per essere pressata, salata e lasciata stagionare.? Ora, se il pecorino fresco di pochi giorni viene tagliato a fettine e arrostito, quello di tre mesi è utilizzato come pietanza, mentre a 6 mesi, diventa un cacio da grattugia, ottimo per le paste, anche per la sua caratteristica piccante. Acquisti di formaggi prodotti in loco si possono effettuare a Nusco da Antica Bontà d'Irpinia in via SS. Giovanni e Paolo, nel centro storico. Una specialità qui è la Ricotta Nuscana ottenuta con il latte di animali allevati allo stato semibrado. Storico riferimento per i buongustai è poi il Caseificio Gambone di Montella sulla strada Provinciale San Francesco. Pensate che Marsilio Gambone fu citato come esperto casaro già in alcuni documenti del lontano 1500. Oggi Ezio Gambone, suo lontano discendente, è a capo di questo caseificio a conduzione familiare che produce, dal latte di vacche allevate allo stato semibrado tra i 400 e i 1.000 metri d'altitudine, l'ottimo Caciocavallo di Montella, ma anche la scamorza con le olive. L'azienda agricola De Cecca di Ferrara Calitri (contrada Serra) fa invece il Caciocavallo irpino stagionato nove mesi in grotta. Tutti da provare.
avvenire.it
Consorzio Limone Siracusa Igp, buccia verde e' top. Produttori siciliani, scoprite proprieta' limone d'autunno
Non fermarsi al giallo, ma anzi scoprire le proprieta' del limone
d'autunno. E' l'invito del Consorzio di tutela del Limone di Siracusa
Igp che, in un incontro promosso dal Gambero Rosso in collaborazione con
Agensud, ha sottolineato come il limone a buccia verde abbia una resa
in succo maggiore del 40%, e una presenza di acido citrico attorno ai
valori ottimali del 5%-6%, ma soprattutto sotto il profilo aromatico il
limone verde e' al top, tanto e' vero che e' richiestissimo da
produttori di profumi del calibro di Hermes e Dior. Ciononostante,
nell'export la tipologia a buccia verde a tavola e' tabu', salvo la
piccola produzione estiva del 'verdello'.
''Negli ultimi 30 anni - lamenta il Consorzio siracusano che annovera 45 soci, e tra questi due cooperative per complessivi 600 associati - il mercato ha spinto la 'deverdizzazione', una procedura di raffreddamento dei frutti, come avviene per le banane, posti in celle con gas naturali da 36 a 70 ore. Per ottenere un limone esteticamente perfettamente giallo, si fa di fatto invecchiare il frutto che perde pero' freschezza, aromi e ha un minor periodo di conservazione. I consumatori dovrebbero pertanto fare scelte 'green', e preferibilmente produzioni biologiche, per poter assaporare la vera essenza di questi frutti che, tra gli agrumi, vantano il maggior contenuto di vitamina C.
Peraltro, secondo uno studio biennale in corso presso l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, l'aggiunta di succo di limone alla dieta quotidiana si sta dimostrando in grado di ridurre il rischio di formazione dei calcoli renali''.
Il limone rappresenta circa il 5,4% degli acquisti di frutta fresca in Italia, per un volume totale di 244mila tonnellate.
Siracusa, con 5.300 ettari di terreni coltivati a limoni, e' il primo distretto limonicolo d'Italia, Paese che ha coltiva limoni su oltre 12mila ettari e vanta ben sei limoni con riconoscimento Igp: il limone Interdonato di Messina, il limone di Sorrento, il limone Costa di Amalfi, il limone Femminello del Gargano, e il limone di Rocca Imperiale. In Sicilia si coltiva il 90% circa della produzione nazionale.
ansa
''Negli ultimi 30 anni - lamenta il Consorzio siracusano che annovera 45 soci, e tra questi due cooperative per complessivi 600 associati - il mercato ha spinto la 'deverdizzazione', una procedura di raffreddamento dei frutti, come avviene per le banane, posti in celle con gas naturali da 36 a 70 ore. Per ottenere un limone esteticamente perfettamente giallo, si fa di fatto invecchiare il frutto che perde pero' freschezza, aromi e ha un minor periodo di conservazione. I consumatori dovrebbero pertanto fare scelte 'green', e preferibilmente produzioni biologiche, per poter assaporare la vera essenza di questi frutti che, tra gli agrumi, vantano il maggior contenuto di vitamina C.
Peraltro, secondo uno studio biennale in corso presso l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, l'aggiunta di succo di limone alla dieta quotidiana si sta dimostrando in grado di ridurre il rischio di formazione dei calcoli renali''.
Il limone rappresenta circa il 5,4% degli acquisti di frutta fresca in Italia, per un volume totale di 244mila tonnellate.
Siracusa, con 5.300 ettari di terreni coltivati a limoni, e' il primo distretto limonicolo d'Italia, Paese che ha coltiva limoni su oltre 12mila ettari e vanta ben sei limoni con riconoscimento Igp: il limone Interdonato di Messina, il limone di Sorrento, il limone Costa di Amalfi, il limone Femminello del Gargano, e il limone di Rocca Imperiale. In Sicilia si coltiva il 90% circa della produzione nazionale.
ansa
Premiata la gastronomia del Perù
In occasione della presentazione dei World Travel Awards 2012, il Perù è
stato eletto quale migliore destinazione al mondo per la gastronomia.
Denominati dal Wall Street Journal come “l’equivalente degli Oscar per
il comparto dei viaggi”, i “World Travel Awards” s ono considerati il
più alto riconoscimento che strutture o servizi del settore viaggi
possano sperare di ricevere. Mariella Soldi, direttore di PromPerù per
il dipartimento per la promozione dell’immagine del Paese, ha ritirato
il premio durante la serata di gala tenutasi all’Oberoi Gurgaon di Nuova
Delhi. «E' un grande onore per il nostro Paese aver vinto questo premio
- ha affermato la Soldi alla consegna, continuando - il ministero per
il commercio estero e il turismo, unitamente a PromPerú, hanno
collaborato per dare impulso e sostegno alla gastronomia peruviana con
l’intento di attrarre più turisti che possono assaporar e le
prelibatezze create dai nostri chef, elaborate con prodotti alimentari
unici coltivati dai nostri agricoltori».
travelquotidiano.com
Dove mangiare la Pizza a Natale? Una Guida suggerisce oltre 60 indirizzi
Ogni napoletano sa dove andare a mangiare una buona pizza. Eppure in tanti non variano come potrebbero o sono in cerca di novità. A Natale, quando si è in giro con la famiglia, a far shopping o in visita ai mercatini tradizionali di Napoli e della Campania, una pizza, se eccellente, è un rimedio alla fame anticrisi e una festa per tutti. La prima Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania, scritta dalla giornalista e blogger Monica Piscitelli, riserva tante piacevoli sorprese a chi vuol sperimentare un locale nuovo abbinando, grazie alle brevi note turistiche, la visita a un monumento.
Il volume tascabile, che con 204 pagine colorate e di facile consultazione recensisce oltre 60 locali, è un regalo natalizio per tutti i foodies appassionati della più amata pietanza di Napoli.
La Guida (Edizioni dell'Ippogrifo - 10 euro) di Monica Piscitelli, già autrice dell'App per iPad e iPhone in vendita su App Store a 1,79 euro è uno strumento indispensabile per chi, viene a Napoli e vuole sapere velocemente dove si mangia la migliore pizza.
Contiene, inoltre, il primo vademecum su come degustare la pizza; una breve storia dei locali; un approfondimento sui forni a legna e il "Glossario del Pezzaiuolo" scritto dall'autrice con il napoletanologo Raffaele Bracale, attraverso il quale scoprire i tanti termini tecnici e napoletani in uso nel mondo della pizza. Ogni scheda ha l'anagrafica completa, una breve storia del locale, del pizzaiolo, l'indicazione delle specialità, uno specchio riassuntivo con il giudizio sulla Pizza, il Bicchiere, l'Atmosfera, il Servizio, i Prezzi, il Parcheggio, l'eventuale Area esterna.
Hanno sostenuto la realizzazione del volume: Le Strade della Mozzarella, Molino Quaglia, La Strada del Vino del Vesuvio e l'olio extravergine di Villa Dora.
Monica Piscitelli Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania 204 pagine, 10 euro
DOVE TROVARLA
Monica Piscitelli Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania 204 pagine, 10 euro
DOVE TROVARLA
Storie di cibo e di cucina tra gastronomia e letteratura
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Prosecco, business sposa tutela ambiente e paesaggio
Viticoltura non soltanto strumento di business ed elemento di riconoscimento culturale ma anche leva di tutela ambientale e di conservazione del paesaggio. Sarà uno dei temi al centro del congresso "Tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco" in programma il 15 dicembre, a Pieve di Soligo.
L'incontro sarà l'occasione per il Consorzio di tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene per presentare il rapporto annuale sulla produzione qualitativa e quantitativa del 2012, in collaborazione con l'Università degli studi di Padova. Saranno illustrati anche alcuni progetti sperimentali realizzati in vigneto con l'obiettivo di ridurre ulteriormente l'impatto ambientale di coltivazioni e strutture di produzione e l'impiego di fitofarmaci.
Quanto questo argomento sia percepito dagli imprenditori vitivinicoli del territorio è l'oggetto di una ricerca di cui parlerà Vasco Boatto, responsabile del Centro studi. Uno sguardo su come il tema sia affrontato all'estero sarà dato dall'intervento di due ospiti: Dominique Moncomble, direttore dei servizi tecnici del Comitato interprofessionale vini di Champagne (Civic), ed Eugenio Pomarici dell'università di Napoli. Il primo spiegherà i modi scelti dall'area di produzione francese per rispondere all'esigenza di rendere la viticoltura più in armonia con l'ambiente, il secondo si soffermerà su alcune esperienze di eccellenza rilevate all'estero su questa materia.
Rispetto ai casi italiani, invece, è attesa la relazione di Francesco Iacono, responsabile della rete di aziende ''Arcipelago Muratori''. Al centro del confronto, oltre ad un'analisi sulle dinamiche di mercato del comparto, vi saranno poi temi che spaziano dalla conservazione paesaggistiche e dell'architettura locale, dall'utilizzo di energie rinnovabili al riciclo dei materiali.
ansa
L'incontro sarà l'occasione per il Consorzio di tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene per presentare il rapporto annuale sulla produzione qualitativa e quantitativa del 2012, in collaborazione con l'Università degli studi di Padova. Saranno illustrati anche alcuni progetti sperimentali realizzati in vigneto con l'obiettivo di ridurre ulteriormente l'impatto ambientale di coltivazioni e strutture di produzione e l'impiego di fitofarmaci.
Quanto questo argomento sia percepito dagli imprenditori vitivinicoli del territorio è l'oggetto di una ricerca di cui parlerà Vasco Boatto, responsabile del Centro studi. Uno sguardo su come il tema sia affrontato all'estero sarà dato dall'intervento di due ospiti: Dominique Moncomble, direttore dei servizi tecnici del Comitato interprofessionale vini di Champagne (Civic), ed Eugenio Pomarici dell'università di Napoli. Il primo spiegherà i modi scelti dall'area di produzione francese per rispondere all'esigenza di rendere la viticoltura più in armonia con l'ambiente, il secondo si soffermerà su alcune esperienze di eccellenza rilevate all'estero su questa materia.
Rispetto ai casi italiani, invece, è attesa la relazione di Francesco Iacono, responsabile della rete di aziende ''Arcipelago Muratori''. Al centro del confronto, oltre ad un'analisi sulle dinamiche di mercato del comparto, vi saranno poi temi che spaziano dalla conservazione paesaggistiche e dell'architettura locale, dall'utilizzo di energie rinnovabili al riciclo dei materiali.
ansa
La Valle del Douro: natura, gastronomia e tradizione
La
Valle del Douro è famosa nel mondo (specie anglosassone) per i suoi
paesaggi, la ricca cucina e per il più famoso tra i vini (liquori?)
portoghesi: il Porto. Amante delle avventure e della buona tavola? Stai
leggendo l’articolo giusto.
Il fiume Douro è uno dei più lunghi della penisola iberica: con i suoi 925 chilometri,
ricorre il Nord-Est della Spagna, giunge in Portogallo, che divide in
due parti, e continua il suo percorso fino all’Atlantico, andando a
definire le sponde di Porto e Vila Nova de Gaia, sede dei principali
stabilimenti di vino Porto.
Lungo la Valle ci si imbatte in
vigneti di varia misura e borghi pittoreschi, gelosi custodi delle
antiche ricette culinarie di questa zona. È inoltre possibile ammirare
numerosi edifici religiosi e storici. L’intero percorso può essere
realizzato in auto, in treno o in mini-crociera.
Principali attrazioni
I due centri più importanti della Valle sono senza dubbio Régua e Pinhão,
che si trovano a una distanza di circa 20 chilometri l’uno dall’altro.
Il primo, forse il più moderno, è anche capitale commerciale della Valle
del Douro. Qui i ristoranti servono pietanze sempre fresche a prezzi
abbordabili: senza dubbio il luogo migliore di tutta la valle per la tua
pausa pranzo.
Più avanti si trova Pinhão, un
delizioso centro che si avvale del titolo di fulcro della produzione
vinicola della valle. Non a caso, il clima e la fertilità del terreno
fanno di quest’area il luogo giusto per la coltivazione della vite. La
stazione di Pinhão fa sfoggio di una bellissima composizione di azuleijos.
Proseguendo
lungo il nostro itinerario di viaggio, giungiamo a Lamego, una località
a Sud di Régua, caratteristica per la sua cattedrale e il bel centro
storico. E poi c’è Vila Real, unica vera città della regione, centro dinamico dal rinnovato interesse turistico.
Menzione d’obbligo spetta alle numerose aziende vitivinicole
della regione. Hai a tua disposizione due possibilità: partire alla
scoperta delle realtà più piccole e per questo autentiche (in tal caso
ti consigliamo di chiedere alla reception dell’albergo, dove sapranno
darti informazioni dettagliate) o affidarti ai grandi nomi (come ad
esempio Quinta do Seixo, di Sandeman).
Auto, treno o mini-crociera?
Non
c’è un mezzo di trasporto che primeggia sugli altri: tutto dipende
dalle tue priorità di viaggio. Tra i “pro” dell’auto, ad esempio, c’è la
possibilità di muoversi liberamente, cui va aggiunto il buono stato in cui vertono gli impianti stradali lungo il territorio.
Il treno ha dalla sua il fascino del viaggio vecchio stile, lungo una linea ferroviaria che si porta bene i suoi 100 anni.
Un tempo utilizzata dai pendolari, ora linea turistica, percorre la
tratta che da Porto conduce a Porcinho e passa attraverso montagne, gole
e ponti (ben 30, più 26 tunnel). Il panorama, c’è da scommetterci, è
straordinario.
E poi la chicca: durante il periodo estivo c’è un treno a vapore, chiamato Douro Vinhateiro, che parte generalmente di sabato e percorre 50 km da Peso da Régua, nei pressi di Vila Real, fino alla città portoghese Lua.
La
mini-crociera consente di ammirare la valle da un punto di vista
alternativo: la maggior parte delle imbarcazioni parte al mattino da
Porto. Certo, il costo sale, ma l’esperienza è “tutto incluso”: cena,
bevande, visite guidate alla scoperta delle aziende vinicole della
valle, monumenti, santuari e ogni tipo di servizio. Ci sono anche vere e
proprie crociere della durata di 6 giorni. Non mancano poi le soluzioni
economiche, come il tour di 6 ore in partenza da Porto: prezzo di partenza €10.
liligo
A Hong Kong cena con menu 'fine del mondo'. Si paga se profezia non si avvera, altrimenti offre ristorante
'Menu fine del mondo' per un ristorante di Hong Kong. Il Flagship Aqua Restaurant Group, ha deciso di organizzare per la sera del prossimo 21 dicembre, che secondo la profezia dei Maya dovrebbe coincidere con la fine del mondo, una cena di sei portate al costo di 2.112,12 dollari di Hong Kong a persona (211 euro circa), cifra che ricorda la data della profezia Maya. Il proprietario pero' ha fatto sapere che gli ospiti dovranno pagare il conto solo se il mondo non finira' quella sera. In caso contrario tutto sara' offerto dal ristorante stesso.
Pezzo forte della serata il dessert, una mousse di cioccolata guarnita con oro a 24 carati. Mentre ancora non si sa quante persone 'abboccheranno' alla proposta prenotando la costosa cena che sicuramente dovranno pagare, restano ancora molti quelli che anche in Cina continuano a temere che nella profezia Maya possa esserci qualche fondo di verita' e possa quindi verificarsi qualche evento straordinario e sconvolgente per l'intero pianeta.
L'idea che il 21 dicembre 2012 debba verificarsi la fine del mondo deriva da un'interpretazione del calendario Maya, nel quale si dice che quel giorno si dovrebbe verificare un evento di chiusura col passato. Gli scettici ma soprattutto gli esperti e gli scienziati hanno spiegato che quella indicata dai Maya non e' la fine del mondo ma semplicemente la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
ansa
Pezzo forte della serata il dessert, una mousse di cioccolata guarnita con oro a 24 carati. Mentre ancora non si sa quante persone 'abboccheranno' alla proposta prenotando la costosa cena che sicuramente dovranno pagare, restano ancora molti quelli che anche in Cina continuano a temere che nella profezia Maya possa esserci qualche fondo di verita' e possa quindi verificarsi qualche evento straordinario e sconvolgente per l'intero pianeta.
L'idea che il 21 dicembre 2012 debba verificarsi la fine del mondo deriva da un'interpretazione del calendario Maya, nel quale si dice che quel giorno si dovrebbe verificare un evento di chiusura col passato. Gli scettici ma soprattutto gli esperti e gli scienziati hanno spiegato che quella indicata dai Maya non e' la fine del mondo ma semplicemente la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
ansa
Accademia cucina: basta con aragoste, per tavola low cost pesci dimenticati
Sono circa 200 le specie ittiche che vivono nel Mediterraneo ma solo il 10% arriva con una certa regolarità sui banchi delle pescherie, appannaggio di circa 20-25 varietà. Lo afferma l'Accademia italiana della Cucina presentando il libro 'L'Italia del pescé e invitando per il cenone di Natale a scegliere invece i pesci 'dimenticati', dal Pesce Spatola alla Lampuga, dal Sugarello all'Aguglia alla Leccia Stellata. La ridotta conoscenza dei prodotti ittici presenti nei nostri mari - evidenzia l'Aic - ha portato i consumatori ha scegliere sempre gli stessi pesci, con il risultato che oggi è cresciuta a dismisura la dipendenza dall'estero: nel 2011 le importazioni di specie ittiche hanno raggiunto le 950.000 tonnellate
"La globalizzazione dei consumi che fissa l'attenzione commerciale sempre sulle stesse specie, rischia di oscurare un pezzo della nostra storia gastronomica - afferma Paolo Petroni, presidente del Centro Studi dell'Accademia italiana della Cucina - Almeno a Natale, quindi lasciamo stare pesci costosi come aragoste e astici e riscopriamo il piacere di cucinare specie ittiche tradizionali come ad esempio il pesce azzurro". "La rivalutazione della cucina del pesce - afferma Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia italiana della Cucina - passa non solo per le indiscutibili proprietà nutrizionali ma anche per i valori culturali che porta con sé, in primis il rispetto per la tradizione".
ansa
"La globalizzazione dei consumi che fissa l'attenzione commerciale sempre sulle stesse specie, rischia di oscurare un pezzo della nostra storia gastronomica - afferma Paolo Petroni, presidente del Centro Studi dell'Accademia italiana della Cucina - Almeno a Natale, quindi lasciamo stare pesci costosi come aragoste e astici e riscopriamo il piacere di cucinare specie ittiche tradizionali come ad esempio il pesce azzurro". "La rivalutazione della cucina del pesce - afferma Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia italiana della Cucina - passa non solo per le indiscutibili proprietà nutrizionali ma anche per i valori culturali che porta con sé, in primis il rispetto per la tradizione".
ansa
Gastronomia a Natale: tour tra i panettoni più buoni in Italia
Panettoni tour tra i migliori in Italia/Roma-Simbolo per eccellenza della tradizione gastronomica natalizia, il panettone rappresenta la chiusura immancabile di ogni ‘vero’ pranzo di Natale. Questo dolce, conosciuto in Lombardia con il nome di ‘panetun’, è nato sicuramente a Milano e, anche se vi è un certo disaccordo riguardo la sua origine (per alcuni è il frutto di un tentativo di seduzione di un giovane fornaio, per altri è stato inventato dal cuoco di Ludovico il moro), tutti sono d’accordo nel sostenere che non può mancare di alcuni ingredienti base, ovvero farina, burro, uova, frutta candita, scorzette di arancio e uvetta. A oltre cinquecento anni dal primo panettone, numerose pasticcerie italiane continuano a riproporlo nella versione originale oppure in fantasiose e gustosissime rielaborazioni. In occasione del Natale, ecco allora un breve tour tra i panettoni artigianali più buoni di Italia:
Sant’Ambroeus, Corso Matteotti 7, Milano : più che una pasticceria, una vera e propria istituzione per i panettoni che, prenotati con mesi di anticipo, si distinguono per fragranza e profumo. Tra le varianti del classico milanese, le più apprezzate sono all’albicocca, all’ananas, oltre ai panettoni decorati a forma di Babbo Natale o pupazzo di neve.
Forno Roscioli, Via dei Giubbonari 21, Roma : il forno più chic (e buono) di Roma prepara il panettone con ingredienti doc, come il burro di Zocca e quello di Dobiaco. La versione più popolare a Roma è, dopo quella classica, quella con cioccolato valrhona e pere candite.
Pasticceria Antoniazzi, Corso della Libertà 6, Mantova: le farine naturali macinate a pietra e le oltre sessanta ore di lievitazione fanno la differenza per il panettone di questa pasticceria. Tra le elaborazioni più apprezzate figura quella al cioccolato, in alternativa si può puntare sull’Anello di Monaco, un dolce simile al panettone (ma guarnito con Marsala e marron glacè) tipico del mantovano.
Pasticceria Veneto, Via Salvo D’Acquisto, Brescia: il panettone di Iginio Massari ha vinto negli scorsi anni prestigiosi premi per il suo panettone, riconoscibile soprattutto per la perfetta lievitazione. La versione milanese deve essere prenotata con largo anticipo, altrimenti ci si può deliziare con l’Immortale, una sorta di panettone bresciano con cioccolato, uvette e rosso d’uovo.
Pasticceria Filippi, Via Pasubio, Zanè, Vicenza: la particolarità del panettone prodotto da quest’azienda è quella di essere preparato senza burro. Chi tiene alla linea non sarà più costretto a mangiare microporzioni del burrosissimo dolce ma potrà concedersi copiose fette di questo panettone che, a dispetto della ricerca, risulta gustosissimo al palato.
Pasticceria Pepe, Via Nazionale, Sant’Egidio Monte Albino, Salerno: l’ombra del Vesuvio regala ai puristi sensazioni inaspettate grazie a panettoni fantasiosi, che rievocano i profumi della Costiera. Il panettone più apprezzato della pasticceria è, ca va sans dire, quello al limoncello, ordinato con largo anticipo dagli appassionati di tutt’Italia.
Sant’Ambroeus, Corso Matteotti 7, Milano : più che una pasticceria, una vera e propria istituzione per i panettoni che, prenotati con mesi di anticipo, si distinguono per fragranza e profumo. Tra le varianti del classico milanese, le più apprezzate sono all’albicocca, all’ananas, oltre ai panettoni decorati a forma di Babbo Natale o pupazzo di neve.
Forno Roscioli, Via dei Giubbonari 21, Roma : il forno più chic (e buono) di Roma prepara il panettone con ingredienti doc, come il burro di Zocca e quello di Dobiaco. La versione più popolare a Roma è, dopo quella classica, quella con cioccolato valrhona e pere candite.
Pasticceria Antoniazzi, Corso della Libertà 6, Mantova: le farine naturali macinate a pietra e le oltre sessanta ore di lievitazione fanno la differenza per il panettone di questa pasticceria. Tra le elaborazioni più apprezzate figura quella al cioccolato, in alternativa si può puntare sull’Anello di Monaco, un dolce simile al panettone (ma guarnito con Marsala e marron glacè) tipico del mantovano.
Pasticceria Veneto, Via Salvo D’Acquisto, Brescia: il panettone di Iginio Massari ha vinto negli scorsi anni prestigiosi premi per il suo panettone, riconoscibile soprattutto per la perfetta lievitazione. La versione milanese deve essere prenotata con largo anticipo, altrimenti ci si può deliziare con l’Immortale, una sorta di panettone bresciano con cioccolato, uvette e rosso d’uovo.
Pasticceria Filippi, Via Pasubio, Zanè, Vicenza: la particolarità del panettone prodotto da quest’azienda è quella di essere preparato senza burro. Chi tiene alla linea non sarà più costretto a mangiare microporzioni del burrosissimo dolce ma potrà concedersi copiose fette di questo panettone che, a dispetto della ricerca, risulta gustosissimo al palato.
Pasticceria Pepe, Via Nazionale, Sant’Egidio Monte Albino, Salerno: l’ombra del Vesuvio regala ai puristi sensazioni inaspettate grazie a panettoni fantasiosi, che rievocano i profumi della Costiera. Il panettone più apprezzato della pasticceria è, ca va sans dire, quello al limoncello, ordinato con largo anticipo dagli appassionati di tutt’Italia.
Scamarcio bio-agricoltore, restare legati a madre terra
''Dobbiamo tornare ad avere un rapporto con la natura, con la terra. Non solo per mangiare ma anche per riscoprire il nostro emisfero spirituale, emotivo''.Lo ha detto l'attore Riccardo Scamarcio, alla Scuola Sant'Anna di Pisa partecipando alla seconda giornata del convegno sulla Nutraceutica, la scienza che studia gli effetti benefici del cibo sulla salute, promosso dalla Scuola stessa insieme all'Universita', alla Scuola Nomale e al Cnr di Pisa.
Scamarcio, intervenuto nelle vesti di agricoltore bio, si e' presentato ''non come esperto, bensi' come amante dell'agricoltura di una volta, quella che coccolava le piante e le curava senza ricorrere all'uso di fitostimolatori e diserbanti per aumentare la produzione''. ''Non sono uno scienziato - ha aggiunto - ma semmai sono qui per dare risalto, visibilita' a questa ricerca condotta dalla Scuola Sant'Anna che spiega come alcuni cibi possono in qualche modo integrare i farmaci nella cura delle persone''.
L'attore cura da tempo un pezzo di terra in Puglia: ''E' il mio buen retiro - ha concluso - ma anche un modo per riflettere su me stesso e non farmi risucchiare in questa sorta di rivoluzione antropologica che ci allontana dalle radici per catapultarci in un mondo mediatico e frenetico che alla fine rischia solo di spersonalizzarci. E poi il mio sogno da bambino era quello di fare l'attore o il contadino: riesco a fare entrambe le cose, quindi sono molto fortunato. Anche grazie a Gennaro, un signore settantenne che mi aiuta a curare la terra quando non posso farlo io direttamente''. (ANSA).
Frutta-verdura, scoprila, gustala e sceglila, al via campagna
Al via la campagna di comunicazione triennale franco-italiana ''Frutta e verdura: scoprila, gustala e sceglila'' promossa da Interfel, Interprofessione della frutta e della verdura, e Alimos, società che raggruppa le principali organizzazioni di produttori e le cooperative agricole italiane.
Il programma co - finanziato dall'Unione Europea e dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali, parte contemporaneamente in Francia e in Italia con azioni di informazione rivolte a bambini e adolescenti con l'obiettivo di promuovere la qualità della frutta e della verdura, consolidandone il consumo nelle abitudini alimentari quotidiane in un percorso di scoperta compiuto con la stretta collaborazione di educatori e genitori. Il programma farà presto il suo ingresso in circa 500 Scuole dell'infanzia italiane tramite la distribuzione di 4.000 kit agli insegnanti.
Divertimento, apprendimento ed esperienza sono le tre parole chiave che riassumono le tante attività in programma sia in Italia sia in Francia: un sito web, spot radio, kit didattici, la partecipazione a saloni agricoli e alimentari, alcune giornate dedicate ai bambini e ai familiari. Tutte le attività saranno adattate ai rispettivi contesti culturali e ai bisogni dei due Paesi con l'obiettivo comune di accrescere l'attenzione verso tali prodotti valorizzando la scoperta sensoriale e il gesto della preparazione di frutta e verdura, rito importante nelle diverse fasi di sviluppo del bambino..
ansa
Corpo Forestale, da olio a pane Matera e' allarme falsi. Tavola e brindisi di fine anno a rischio 'taroccamento'
Tavola e brindisi delle feste di fine anno a rischio 'taroccamento' per i consumatori italiani ma soprattutto per i tanti buongustai che all'estero vorrebbero imbandire pranzo e cenone con le nostre rinomate produzioni agroalimentari. Sul web, come sottolineato dal Corpo Forestale dello Stato (Cfs) che ha promosso l'iniziativa 'Vero o falso, come difendersi dalle agropiraterie', e' possibile acquistare, peraltro a un prezzo nemmeno concorrenziale con le vere bollicine veneto-friulane, un kit per produrre in casa una sorta di prosecco. Produzione spumantistica che soffre, sui mercati esteri soprattutto, di falsa etichettatura, ad esempio 'Secco'.
E le piu' recenti operazioni nel settore agroalimentare del Corpo, comandato da Cesare Patrone, hanno portato al sequestro di funghi con falso marchio Made in Italy a Potenza, quattro quintali di formaggi e insaccati contraffatti a Brescia, porchetta di Ariccia con falso marchio Igo a Roma, otto tonnellate di prodotti ittici a Napoli e Caserta, 3.500 litri di falso olio extravergine di oliva Dop a Foggia e poi 700 litri con falsa etichettatura a Napoli, e persino 2.000 etichette contraffatte di cipolle rosse di Tropea a Vibo Valentia. Perche' l'agropirateria non sembra risparmiare ne' le tipicita' a basso ricarico, come il pane di Matera, ne' un prodotto gourmand come il tartufo.
''Oggi, con la globalizzazione e il rapido movimento delle merci e delle materie prime agricole a basso costo, ovvero con lo 'scollegamento' del prodotto alimentare dalla sua origine, la falsificazione alimentare e' diventata - ha detto Giuseppe Vadalà, responsabile della Divisione di Sicurezza Agroalimentare del Corpo forestale dello Stato - molto complessa da scovare perché si basa, essenzialmente, sullo sfruttamento illecito della reputazione di una Dop e/o di una Indicazione Geografica o sulla falsificazione del Made in Italy per i mercati internazionali.
Il valore di questo nuovo fenomeno illegale - ha sottolineato - e' in crescita, ed e' stimato intorno ad alcune decine di miliardi di euro l'anno. Cresce soprattutto perché essendo la legislazione europea attuale orientata a garantire il consumatore sulla sicurezza alimentare, le pene per chi delinque in questo settore senza arrecare danno alla salute sono lievi e non hanno alcun effetto deterrente; percio' il mercato e' invaso dai tarocchi italiani''.
Il Corpo forestale dello Stato ha sensibilizzato tre anni fa le agenzie internazionali Interpol ed Europol ad aprire un desk sulla contraffazione agroalimentare all'interno dell'ufficio che si occupa dei reati in danno alla proprietà intellettuale. Ad oggi i paesi aderenti alla week of action ovvero alla "settimana operativa di controllo", che prende il nome di Operazione "Opson", sono diventati 21.
Sono nove i consigli dei forestali ai consumatori: Leggere attentamente le etichette; Prestare attenzione alla provenienza del cibo; Conoscere le regole e il processo di produzione dell’alimento; Fare attenzione al rapporto qualità/prezzo; Non farsi ingannare dai claims in etichetta; Conoscere le differenze all’interno della stessa categoria merceologica; Il termine “Made in Italy” nel settore alimentare non significa che la materia prima è italiana; • Evocare una indicazione geografica quando il prodotto non proviene dalla zona dichiarata in etichetta quando non è un comportamento illecito perché il marchio è registrato è quantomeno ingannevole, Trasimeno, Santa Sabina, sono marchi ingannevoli; Bisogna sempre segnalare le anomalie riscontrate agli organi di controllo.
ansa
Primo festival nazionale dei formaggi d’alpeggio... L’8 e 9 dicembre
Raschera Dop, Bra Dop e Bitto Dop: saranno questi 3 gioielli della
montagna i protagonisti del primo Festival nazionale dei formaggi
d’alpeggio, in scena l’8 e 9 dicembre a Frabosa Sottana (Cuneo).
L’evento, promosso dal Consorzio di tutela della Raschera DOP e dalla
Confraternita della Raschera e del Bruss, sarà basato esclusivamente su
piatti della tradizione culinaria delle zone di produzione dei vari
formaggi.
Verrà assegnato il premio solidarietà all’ospite d’onore, il Consorzio del Grana Padano, che tanto ha fatto in questi mesi per la ricostruzione dell’Emilia devastata dal terremoto. Un attestato non solo formale: al Presidente del Consorzio verrà infatti consegnato anche un assegno con fondi messi a disposizione dalla Confraternita della Raschera e ricavati dalle adesioni alla cena di gala.
“Si tratta di un motivo in più per aderire a questa importante iniziativa – affermano Ezio Domenico Basso, Gran Maestro della Confraternita e Gianni Siccardi, presidente del Consorzio di tutela del Raschera Dop–, una prima edizione che speriamo possa trasformarsi nel corso degli anni in un appuntamento tradizionale nel Monregalese. Il Festival dei formaggi d’alpeggio vuole infatti essere un’occasione per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto i prodotti della nostra terra che sono per noi motivo di grande orgoglio. Da sempre sensibili a questa valorizzazione, abbiamo cercato di tradurre questa manifestazione in un confronto con i nostri “fratelli di montagna”, con un occhio anche alla solidarietà”.
ansa
Verrà assegnato il premio solidarietà all’ospite d’onore, il Consorzio del Grana Padano, che tanto ha fatto in questi mesi per la ricostruzione dell’Emilia devastata dal terremoto. Un attestato non solo formale: al Presidente del Consorzio verrà infatti consegnato anche un assegno con fondi messi a disposizione dalla Confraternita della Raschera e ricavati dalle adesioni alla cena di gala.
“Si tratta di un motivo in più per aderire a questa importante iniziativa – affermano Ezio Domenico Basso, Gran Maestro della Confraternita e Gianni Siccardi, presidente del Consorzio di tutela del Raschera Dop–, una prima edizione che speriamo possa trasformarsi nel corso degli anni in un appuntamento tradizionale nel Monregalese. Il Festival dei formaggi d’alpeggio vuole infatti essere un’occasione per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto i prodotti della nostra terra che sono per noi motivo di grande orgoglio. Da sempre sensibili a questa valorizzazione, abbiamo cercato di tradurre questa manifestazione in un confronto con i nostri “fratelli di montagna”, con un occhio anche alla solidarietà”.
Produrre olio alle falde dell'Himalaya, e' progetto italiano
L'olivo mediterraneo sul tetto del mondo, per avviare la produzione
di olio alle falde dell'Himalaya, in Nepal. Il progetto, un'avventura
agronomica che vuol testare la sopravvivenza di una coltura tipicamente
mediterranea in aree climaticamente piu' ardue, e' stato illustrato dal
Dipartimento per la Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e
Forestali (DIBAF) dell'Università degli Studi della Tuscia, oggi nella
sede di Terni dell'Arpa Umbria.
Obiettivo del progetto è stato quello di verificare la possibilità di implementare la filiera olivicolo-olearia in Nepal in vista di una possibile diffusione nel paese di tale coltura su larga scala.
Tra il 1994 e il 1999 l'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo organizza due spedizioni scientifiche mirate allo studio della vegetazione di alta quota nella zona nord-occidentale del Nepal. Nel corso dell'ultima spedizione (1999) in tale area si rileva la presenza diffusa di olivi (genere Olea): specie indigene di Olea cuspidata e Olea glandulifera. Si svolgono diverse missioni che portano ad individuare nel Distretto di Bajura, villaggio di Kolti, un sito adatto alla sperimentazione.
Si mettono a dimora centinaia di olivi provenienti dalla collezione dell'Università, si fanno innesti di varietà italiane (Olea europea) sulla specie locale di Olea cuspidata ampiamente diffusa sul territorio di questa regione dell'Himalaya. Successivamente sono state addestrate le maestranze locali a queste pratiche colturali.Nasce così il progetto di piantagione di piante d'Ulivo in Nepal. L'idea è quella di produrre olio d'oliva sull'Himalaya.
L'olio del Nepal, si legge in una nota, non e' solamente il frutto di una ricerca scientifica, ma anche la spinta etica per il miglioramento della dieta alimentare. Questo progetto ha infatti incluso diversi aspetti della ricerca sul campo, includendo l'innesto antropologicamente corretto di saperi altri anche grazie alla lettura delle forme tradizionali di espressione che accompagnano riti e culture locali.
ansa
Obiettivo del progetto è stato quello di verificare la possibilità di implementare la filiera olivicolo-olearia in Nepal in vista di una possibile diffusione nel paese di tale coltura su larga scala.
Tra il 1994 e il 1999 l'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo organizza due spedizioni scientifiche mirate allo studio della vegetazione di alta quota nella zona nord-occidentale del Nepal. Nel corso dell'ultima spedizione (1999) in tale area si rileva la presenza diffusa di olivi (genere Olea): specie indigene di Olea cuspidata e Olea glandulifera. Si svolgono diverse missioni che portano ad individuare nel Distretto di Bajura, villaggio di Kolti, un sito adatto alla sperimentazione.
Si mettono a dimora centinaia di olivi provenienti dalla collezione dell'Università, si fanno innesti di varietà italiane (Olea europea) sulla specie locale di Olea cuspidata ampiamente diffusa sul territorio di questa regione dell'Himalaya. Successivamente sono state addestrate le maestranze locali a queste pratiche colturali.Nasce così il progetto di piantagione di piante d'Ulivo in Nepal. L'idea è quella di produrre olio d'oliva sull'Himalaya.
L'olio del Nepal, si legge in una nota, non e' solamente il frutto di una ricerca scientifica, ma anche la spinta etica per il miglioramento della dieta alimentare. Questo progetto ha infatti incluso diversi aspetti della ricerca sul campo, includendo l'innesto antropologicamente corretto di saperi altri anche grazie alla lettura delle forme tradizionali di espressione che accompagnano riti e culture locali.
ansa
Acquacotta e pappa al pomodoro
Il Casentino è una delle quattro vallate principali a nord della
provincia di Arezzo, in pratica una vallata ripartita in 13 comuni dove
spiccano prodotti come la patata rossa di Cetica, la farina di castagne
del Pratomagno, la mela nesta e poi il mitico prosciutto del Casentino.
In verità il nostro Virgilio di questo prodotto è stato Simone Fracassi,
che apre la sua macelleria a Rassina. Qui lavora carni come il
Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale, la Chianina, i suini di Cinta
Senese e il Grigio Casentino. Simone guida l'azienda facendo tesoro
dell'esperienza e delle ricette trasmesse prima dal nonno Angelo, detto
"Ghiaiolo", poi dal papà Franco. Così realizza i suoi superbi insaccati,
tra cui l'impareggiabile Capocollo e la Finocchiona, ma il suo merito è
di avere valorizzato la razza suina Grigio Casentino, allevata allo
stato brado, da cui ricava uno straordinario prosciutto crudo.
Girovagando ancora per il Casentino, cercate le Selve di Vallolmo in località Vallolmo di Pratovecchio. Siete nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, una delle perle del patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro Paese, dove Claudio Orlandi alleva suini per la produzione dei suoi ottimi salumi: Finocchiona, prodotta usando carni con venature più grasse, poi aromatizzata con sale, pepe, finocchio selvatico e vino rosso, infine insaccata in un budello naturale; quindi il prosciutto che prevede una salatura di 3 settimane, una maturazione di 90/100 giorni, e una stagionatura non inferiore ai 18 mesi. Interessante anche il salame toscano, che viene realizzato con le parti magre impastate con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budello naturale. In azienda è possibile degustare e acquistare i salumi prodotti e soggiornare in una rustica struttura in pietra con 7 camere, mentre a Porrena di Poppi, in via Erbosa 14, è stato aperto un nuovo punto vendita.
La cucina di questa area della Toscana è improntata a una ferrea tradizione e molto spesso, da queste parti si trova ancora un piatto di carni come la scottiglia, oppure i tortelli alla lastra.
Una ricetta sfiziosa è poi quella dell'Acquacotta casentinese, che è il tipico piatto povero della Toscana, insieme alla pappa al pomodoro. Veniva fatta, come tutte le ricette povere, con quello che c'era: per questo se ne trovano molte varianti.
Ipotizziamo, allora, una ricetta per 4 persone, con 400 grammi di funghi porcini, 80 grammi di pomodoro, un ciuffetto di nepitella, uno spicchio d'aglio, 3 uova, 30 grammi di parmigiano grattugiato, pane casereccio toscano, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Si inizia mondando accuratamente i funghi da tagliare poi a fette. In un tegame si fa scaldare dell'olio per soffriggervi l'aglio a cui unire i funghi e qualche rametto di timo. Una volta saltati per qualche minuto a fuoco vivo, si bagna il tutto con del brodo bollente aggiungendo il pomodoro. A questo punto si fa cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce. Spento il fuoco si lascia riposare mantenendo il tiepido. In una ciotola si sbattono le uova con il parmigiano da unire all'intingolo del tegame coi funghi. Quando il composto, continuamente mescolato, inizierà a diventare un po' più denso, si aggiunge una macinata di pepe. L'acquacotta andrà messa in un piatto fondo guarnito di olio extravergine a crudo e fette di pane tostate. Ottima una Vernaccia di San Gimignano per accompagnare il piatto.
avvenire.it
Girovagando ancora per il Casentino, cercate le Selve di Vallolmo in località Vallolmo di Pratovecchio. Siete nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, una delle perle del patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro Paese, dove Claudio Orlandi alleva suini per la produzione dei suoi ottimi salumi: Finocchiona, prodotta usando carni con venature più grasse, poi aromatizzata con sale, pepe, finocchio selvatico e vino rosso, infine insaccata in un budello naturale; quindi il prosciutto che prevede una salatura di 3 settimane, una maturazione di 90/100 giorni, e una stagionatura non inferiore ai 18 mesi. Interessante anche il salame toscano, che viene realizzato con le parti magre impastate con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budello naturale. In azienda è possibile degustare e acquistare i salumi prodotti e soggiornare in una rustica struttura in pietra con 7 camere, mentre a Porrena di Poppi, in via Erbosa 14, è stato aperto un nuovo punto vendita.
La cucina di questa area della Toscana è improntata a una ferrea tradizione e molto spesso, da queste parti si trova ancora un piatto di carni come la scottiglia, oppure i tortelli alla lastra.
Una ricetta sfiziosa è poi quella dell'Acquacotta casentinese, che è il tipico piatto povero della Toscana, insieme alla pappa al pomodoro. Veniva fatta, come tutte le ricette povere, con quello che c'era: per questo se ne trovano molte varianti.
Ipotizziamo, allora, una ricetta per 4 persone, con 400 grammi di funghi porcini, 80 grammi di pomodoro, un ciuffetto di nepitella, uno spicchio d'aglio, 3 uova, 30 grammi di parmigiano grattugiato, pane casereccio toscano, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Si inizia mondando accuratamente i funghi da tagliare poi a fette. In un tegame si fa scaldare dell'olio per soffriggervi l'aglio a cui unire i funghi e qualche rametto di timo. Una volta saltati per qualche minuto a fuoco vivo, si bagna il tutto con del brodo bollente aggiungendo il pomodoro. A questo punto si fa cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce. Spento il fuoco si lascia riposare mantenendo il tiepido. In una ciotola si sbattono le uova con il parmigiano da unire all'intingolo del tegame coi funghi. Quando il composto, continuamente mescolato, inizierà a diventare un po' più denso, si aggiunge una macinata di pepe. L'acquacotta andrà messa in un piatto fondo guarnito di olio extravergine a crudo e fette di pane tostate. Ottima una Vernaccia di San Gimignano per accompagnare il piatto.
Il principe, con il tonno, è il couscous
Tre isole e due isolotti, più una serie di scogli e faraglioni: 7
chilometri dalla costa occidentale della Sicilia, tra Marsala e Trapani.
Sono le Egadi. E nella cucina egadina, come per la maggior parte delle
isole e delle coste siciliane, stravince il pesce con alcune
inclinazioni straniere nelle ricette che derivano dagli arabi e dagli
spagnoli. Ora, tra i piatti più conosciuti spicca sicuramente il
couscous, ma anche gli spaghetti con i ricci di mare, le sarde a
beccafico e la pasta con le sarde; la "nunnata" (frittelle di neonata) e
i pani "cunzatu" (pezzi di pane conditi con prodotti locali).
Immancabile è poi il tonno, giacché a Favignana c'è una famosa tonnara
che ricorda una fiorente attività, da sempre. Ecco allora le polpette di
tonno, gli spaghetti alla bottarga (uova della femmina del tonno salate
ed essiccate), la "tunnina" in agrodolce, il "lattume" (liquido
seminale del tonno) fritto o conservato sotto sale. Sono due le ricette
da segnalare. La prima è quella delle polpette di tonno che richiede un
bel pezzo di tonno, uova, mollica di pane, vino, pecorino, aglio,
prezzemolo, uva passata e pinoli.? In pratica si fa sgocciolare il
sangue dal tonno e, dopo averlo ridotto in poltiglia, si unisce agli
altri ingredienti. Dall'impasto si compongono delle polpette che
andranno soffritte. Il sugo di pomodoro con il basilico preparato a
parte si aggiungerà a metà cottura. Più articolata è la preparazione del
couscous alla favignanese che prevede 1/2 chilo di semola di grano
duro, 1/4 litro di acqua salata. Per la zuppa: due chili di pesce e per
il brodo: una cipolla, uno spicchio d'aglio, un ciuffo di prezzemolo,
peperoncino, sale e alloro. La semola andrà posta nell'apposito
recipiente detto "marafadda" un pugno per volta, spruzzando con acqua
salata. Manipolando questo impasto in modo rotatorio si ricaveranno
delle palline piccolissime che andranno fatte asciugare completamente su
una tovaglia. A quel punto si procede con la cottura a vapore in un
tegame (la "couscousiera"). La si copre con una tela bagnata, prima di
porla su di una pentola piena d'acqua bollente: dovrà cuocere per un'ora
e mezza. Nel frattempo si preparerà il brodo per il condimento mettendo
a cuocere il pesce in 4 litri d'acqua. In aggiunta, una cipolla
tagliata, uno spicchio d'aglio, un ciuffo di prezzemolo, un pezzetto di
peperoncino piccante, un pomodoro, sale. Quando la zuppa sarà pronta la
si passerà al setaccio, mentre appena la semola sarà cotta andrà
riversata nella "marafadda" unendo una parte del passato di pesce con
due o tre foglie di alloro. Si copra con un panno e si lasci in luogo
caldo. A quel punto, nella salsiera si unirà il resto del passato con il
couscous. Bevete un'Inzolia in purezza.
A Favignana cercate la Conservittica Sammartano rinomata in tutto il mondo per il tonno e per la bottarga. Una specialità è la Ficazza detto anche salame di tonno, realizzato con le parti dorsali e minori del pesce, che vengono macinate crude, condite con sale e pepe e insaccate in budello di maiale. Sempre a Favigliana c'è l'Antica Tonnara di Favignana Antonio Tammaro celebre per il tonno rosso di mattanza, ma anche per le coccole di tonno affumicato, da acquistare nel negozio insieme al salame di tonno, acciughe ai vari aromi e pesto alla favignanese.
A Favignana cercate la Conservittica Sammartano rinomata in tutto il mondo per il tonno e per la bottarga. Una specialità è la Ficazza detto anche salame di tonno, realizzato con le parti dorsali e minori del pesce, che vengono macinate crude, condite con sale e pepe e insaccate in budello di maiale. Sempre a Favigliana c'è l'Antica Tonnara di Favignana Antonio Tammaro celebre per il tonno rosso di mattanza, ma anche per le coccole di tonno affumicato, da acquistare nel negozio insieme al salame di tonno, acciughe ai vari aromi e pesto alla favignanese.
avvenire.it
Il Pane a qualità controllata, garantito dal marchio
Il Pane a qualità controllata, garantito dal marchio 'QC' della Regione
Emilia-Romagna, potrà essere più facilmente acquistato grazie a una
mappa dei forni che lo producono consultabile on line sul sito della
Regione Ermesagricoltura.
Il Pane a qualità controllata, e - da quest'anno - anche i grissini e le tigelle, sono prodotti con tecniche interamente artigianali e materie prime di assoluta qualità. Ciò significa: farine emiliano-romagnole poco raffinate per garantire un adeguato apporto di fibre, proteine, vitamine; sale iodato (ma in una percentuale ridotta del 50%, in linea con le raccomandazioni del Ministero della Salute); olio extravergine d'oliva; nessun ricorso a congelamento o surgelazione; totale assenza di additivi e di agenti chimici per la lievitazione che è esclusivamente a base di lievito madre, bighe e pasta di riposto. Il tutto garantito da materie prime sicure per l'ambiente e per la salute perché prodotte secondo i disciplinari di produzione integrata.
La ricetta prevede anche pezzature non troppo piccole, in genere superiori ai 200 grammi, per garantire una maggiore morbidezza, una migliore conservazione e dunque anche minor spreco. Oggi a Bologna è stato firmato l'accordo per la produzione di pane QC, valido per il triennio 2012-2014, tra le associazione dei panificatori (Unione regionale panificatori, Cna, Confartigianato), le imprese molitorie e le organizzazioni dei produttori cerealicoli. Già 70 nel 2011 i forni aderenti al progetto, per una produzione che ha superato i 2 mila quintali.
"Parliamo di una pane di alta qualità destinato a un consumatore attento, che cerca prodotti sani, naturali e a chilometro zero - spiega l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni - un pane della salute potremmo dire, che valorizza il grano del nostro territorio e il lavoro di tutta la filiera". Il marchio Qualità Controllata è un marchio della Regione Emilia-Romagna riconosciuto anche dall'Unione Europea che prevede controlli terzi lungo l'intera filiera.
ansa
Il Pane a qualità controllata, e - da quest'anno - anche i grissini e le tigelle, sono prodotti con tecniche interamente artigianali e materie prime di assoluta qualità. Ciò significa: farine emiliano-romagnole poco raffinate per garantire un adeguato apporto di fibre, proteine, vitamine; sale iodato (ma in una percentuale ridotta del 50%, in linea con le raccomandazioni del Ministero della Salute); olio extravergine d'oliva; nessun ricorso a congelamento o surgelazione; totale assenza di additivi e di agenti chimici per la lievitazione che è esclusivamente a base di lievito madre, bighe e pasta di riposto. Il tutto garantito da materie prime sicure per l'ambiente e per la salute perché prodotte secondo i disciplinari di produzione integrata.
La ricetta prevede anche pezzature non troppo piccole, in genere superiori ai 200 grammi, per garantire una maggiore morbidezza, una migliore conservazione e dunque anche minor spreco. Oggi a Bologna è stato firmato l'accordo per la produzione di pane QC, valido per il triennio 2012-2014, tra le associazione dei panificatori (Unione regionale panificatori, Cna, Confartigianato), le imprese molitorie e le organizzazioni dei produttori cerealicoli. Già 70 nel 2011 i forni aderenti al progetto, per una produzione che ha superato i 2 mila quintali.
"Parliamo di una pane di alta qualità destinato a un consumatore attento, che cerca prodotti sani, naturali e a chilometro zero - spiega l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni - un pane della salute potremmo dire, che valorizza il grano del nostro territorio e il lavoro di tutta la filiera". Il marchio Qualità Controllata è un marchio della Regione Emilia-Romagna riconosciuto anche dall'Unione Europea che prevede controlli terzi lungo l'intera filiera.
A Treviso arriva COOKiamo. Quando design fa rima con cucina
Con COOKiamo il design diventa da mangiare. Gli spazi dello showroom
Home Design di via Cornarotta 19 a Treviso, diverranno lo scenario di
una serie di incontri culinari a tema, nati con lo spirito del cucinare
divertendosi. Il nome dell’iniziativa, COOKiamo, stuzzica il termine
inglese COOK che significa cucinare e suggerisce il legame tra gioco e
cucina. Gli incontri sono organizzati da Giorgia Sarra e
dall’Associazione Culturale HAT Studio. A curarne la regia sarà invece
lo chef veneziano Martino Di Stefano, che propone piatti rivistati e di
ricerca, belli da vedere e buoni da mangiare. Di Stefano, che ha
collaborato anche con Palazzo Grassi e lo storico ristorante Vecio
Fritolin di Venezia con il ruolo di responsabile catering, ha seguito
eventi come la serata di gala Gucci per l'inaugurazione della mostra
Mapping the Studio, il banchetto per il matrimonio del due stelle
Michelin di Madrid Sergi Arola, e l'evento inaugurale per la Biennale di
Venezia con il due stelle Michelin di Torino Davide Scabin (Castello di
Rivoli).
SPECIALE NATALE 2012 | COME RISPARMIARE SUI CESTI GASTRONOMICI NATALIZI
E' Natale, finalmente anche questo Natale 2012 sta per arrivare e così il tempo di pensare ai regali.
I cesti gastronomici sono una buonissima idea, sia per la famiglia, sia nell'ambiente del lavoro.
Attenzione, però, perchè comprare cesti natalizi già preparati vuol dire spesso far soffrire il nostro portafogli!
Vediamo allora come fare per confezionare il nostro cesto natalizio senza buttar via i nostri preziosi soldini.
Innanzitutto, anzichè farselo confezionare, si risparmia già componendo da soli il nostro cesto natalizio, scegliendo i prodotti singolarmente, pensando magari ai "gusti" del nostro destinatario ed evitando di regalare qualcosa di non gradito: serve poi procurarsi una cesta e della paglia finta.
Innanzitutto, anzichè farselo confezionare, si risparmia già componendo da soli il nostro cesto natalizio, scegliendo i prodotti singolarmente, pensando magari ai "gusti" del nostro destinatario ed evitando di regalare qualcosa di non gradito: serve poi procurarsi una cesta e della paglia finta.
Quali prodotti scegliere? Un consiglio è quello di non comprare solo prodotti tipici natalizi, i cui costi magari subiscono, in questo periodo, un'impennata smisurata: fatevi un giretto tra supermercati e negozi di gastronomia e potrete notare quanta scelta potrete avere a vostra disposizione.
Un tocco di originalità potrebbe essere quello di confezionare anche i singoli prodotti da mettere nel cesto: per esempio legumi: lenticchie, fagioli, ceci, ma anche bottiglie, salse o addirittura marmellate fatte in casa con fiocchetti simpatici ed altre ghirlande ornamentali.
Se decidete di affidarvi ai supermercati per riempire il cesto regalo, una soluzione per risparmiare ulteriormente sarebbe quella di scegliere i cosiddetti “prodotti a marchio”, quelli, cioè, con il nome della catena alimentare che li vende (esempio Coop, Despar, Conad...).
Questi prodotti, infatti, hanno un costo inferiore rispetto a quelli di
"marca" anche del 20-30 per cento e con quest'altro semplice
accorgimento, avrete ridotto in modo consistente il "sacrificio"
economico del cesto.
Se siete indecisi su cosa comprare, orientatevvi su prodotti come il
tonno, il salmone, i sughi pronti di ogni specie o, semplicemente, le
pelate e le passate di pomodoro. Sono sempre utili e si conservano molto
a lungo.
cervelliamo.blogspot.it
Appennino patrimonio gastronomico e ambientale
Alma presenta il Parco Nazionale ai suoi studenti
(Sassalbo, 02 Dic 12) La
Scuola internazionale di cucina italiana di Colorno, Alma, ha
organizzato per i suoi studenti stranieri una visita didattica nel Parco
Nazionale. All'ombra della Pietra di Bismantova un gruppo di giovani
chef ha seguito la produzione del Parmigiano Reggiano e degustato
prodotti tipici, ingredienti essenziali dei menu a km zero presentati
nella rassegna 'Appennino Gastronomico' che l'Ente Parco ha organizzato
in collaborazione con Coldiretti e Alma stessa.
«La Scuola internazionale di cucina – afferma Giuseppe Vignali, direttore del Parco Nazionale – valorizza in tutto il mondo la nostra ristorazione, uno degli attrattori fondamentali per il turismo non solo nel nostro territorio. L'alleanza con Alma permette al Parco Nazionale e a tutto il nostro Appennino di farsi conoscere a livello internazionale e di mettere la nostra gastronomia in relazione con le cucine di tutto il mondo. In quest'occasione abbiamo ospitato futuri cuochi dell'Asia, del Nord America e delle Turchia che possono apprezzare i nostri prodotti e imparare a cucinarli. Per ALMA un'occasione importante di mantenere salde le radici fra territorio e cucina italiana, per noi del Parco Nazionale l'opportunità di promuovere nel mondo le nostre eccellenze».
Nel loro precorso didattico gli studenti della Scuola internazionale di cucina svolgono attività di ricerca e sperimentazione anche scoprendo i luoghi di produzione delle tipicità italiane, come spiega Andrea Sinigaglia, executive manager di Alma. «Le nostre attività educative, grazie alla collaborazione con il Parco Nazionale si arricchiscono di un tassello importante: i nostri studenti possono visitare un patrimonio gastronomico e ambientale guidati da persone che lo vivono e lo rispettano».
parks.it
«La Scuola internazionale di cucina – afferma Giuseppe Vignali, direttore del Parco Nazionale – valorizza in tutto il mondo la nostra ristorazione, uno degli attrattori fondamentali per il turismo non solo nel nostro territorio. L'alleanza con Alma permette al Parco Nazionale e a tutto il nostro Appennino di farsi conoscere a livello internazionale e di mettere la nostra gastronomia in relazione con le cucine di tutto il mondo. In quest'occasione abbiamo ospitato futuri cuochi dell'Asia, del Nord America e delle Turchia che possono apprezzare i nostri prodotti e imparare a cucinarli. Per ALMA un'occasione importante di mantenere salde le radici fra territorio e cucina italiana, per noi del Parco Nazionale l'opportunità di promuovere nel mondo le nostre eccellenze».
Nel loro precorso didattico gli studenti della Scuola internazionale di cucina svolgono attività di ricerca e sperimentazione anche scoprendo i luoghi di produzione delle tipicità italiane, come spiega Andrea Sinigaglia, executive manager di Alma. «Le nostre attività educative, grazie alla collaborazione con il Parco Nazionale si arricchiscono di un tassello importante: i nostri studenti possono visitare un patrimonio gastronomico e ambientale guidati da persone che lo vivono e lo rispettano».
parks.it
Amate la lettura e la buona tavola? Ecco Serate dell'Enogastronomia
Versami, reading musico-letterario. Gravina in Puglia (Bari), 2 dicembre 2012, ore 17.00. Amate la lettura e la buona tavola?
Fate allora un salto a Gravina in Puglia, splendida città d'arte a meno
di 60 km da Bari e 30 da Matera, per partecipare alle Serate
dell'Enogastronomia e ai Laboratori del Gusto, una serie di appuntamenti
enogastronomici e culturali, organizzati dall'Assessorato al Turismo e
al Marketing Territoriale del Comune, guidato da Sergio Varvara.
Scoprirete un territorio unico attraverso la degustazione di prodotti e
vini locali.
Domenica 2 dicembre, alle ore 17.00 presso il Seminario Diocesano in Via Giardini 18, sarà la volta di "Versami". Il vino: poesie, aforismi, detti e ... musica, un reading musico - letterario di e con l'attrice Fabiana Aniello, che sarà accompagnata da Vito della Valle di Pompei al pianoforte e Luigi Fatigati, alla chitarra e bouzouki.
Lo spettacolo si propone come un percorso conoscitivo di poesie e letture sul vino e sui ruoli che assume nel privato e nel sociale, attraverso testimonianze e opere di artisti di tutto il mondo e di tutte le epoche: latini, greci, inglesi, francesi, argentini, cinesi, e così via. Uno spettacolo che fa riflettere su come il rapporto uomo -vino sia rimasto immutato nei secoli, nonostante siano cambiati i costumi e le condizioni storico - geografiche. In un presente atemporale, il vino dunque si racconta in prima persona e coinvolge il pubblico, accompagnandolo in un percorso emotivo cognitivo, attraversando tralicci di vigne, osterie, salotti bene, luoghi solitari. Seguirà una degustazione dei vini delle Cantine Botromagno di Gravina in Puglia.
Info: Iat Gravina, via Matteotti ang. Largo Plebiscito, t/f: 0803269065 - 3331030365, www.iatgravina.it
Prossimi appuntamenti: I Laboratori del Gusto - 8 dicembre ore 19.30, I Laboratori del Gusto - formaggi, Palazzo Sottile Meninni, via A. D'Ales, 11. 9 dicembre ore 19.30, I Laboratori del Gusto - funghi, Palazzo Sottile Meninni, via A. D'Ales, 11.
Domenica 2 dicembre, alle ore 17.00 presso il Seminario Diocesano in Via Giardini 18, sarà la volta di "Versami". Il vino: poesie, aforismi, detti e ... musica, un reading musico - letterario di e con l'attrice Fabiana Aniello, che sarà accompagnata da Vito della Valle di Pompei al pianoforte e Luigi Fatigati, alla chitarra e bouzouki.
Lo spettacolo si propone come un percorso conoscitivo di poesie e letture sul vino e sui ruoli che assume nel privato e nel sociale, attraverso testimonianze e opere di artisti di tutto il mondo e di tutte le epoche: latini, greci, inglesi, francesi, argentini, cinesi, e così via. Uno spettacolo che fa riflettere su come il rapporto uomo -vino sia rimasto immutato nei secoli, nonostante siano cambiati i costumi e le condizioni storico - geografiche. In un presente atemporale, il vino dunque si racconta in prima persona e coinvolge il pubblico, accompagnandolo in un percorso emotivo cognitivo, attraversando tralicci di vigne, osterie, salotti bene, luoghi solitari. Seguirà una degustazione dei vini delle Cantine Botromagno di Gravina in Puglia.
Info: Iat Gravina, via Matteotti ang. Largo Plebiscito, t/f: 0803269065 - 3331030365, www.iatgravina.it
Prossimi appuntamenti: I Laboratori del Gusto - 8 dicembre ore 19.30, I Laboratori del Gusto - formaggi, Palazzo Sottile Meninni, via A. D'Ales, 11. 9 dicembre ore 19.30, I Laboratori del Gusto - funghi, Palazzo Sottile Meninni, via A. D'Ales, 11.
Un'occasione per scoprire la gastronomia franco-russa, rivisitata da duo di chef russi e francesi
Approda nel Principato di Monaco un'occasione per scoprire la
gastronomia franco-russa, rivisitata da duo di chef russi e francesi: si
tratta della 3a edizione del Festival della Gastronomia franco-russa
che ha animato la riviaera francese: tra il 1° e 5 settembre a Cannes,
poi a Juan-les-Pins e Nizza, ora è la volta del Principato di Monaco: rendez vous dal 28 novembre al 2 dicembre 2012.
Giovani chef da Sanpietroburgo e Mosca saranno a Monte-Carlo a
proporre numerosi ateliers gourmands in un ambiente di vera festa,
obiettivo: realizzare per la settimana un menu unico, l'unione del
savoir-faire e la composizione di accostamenti inediti. Dimostrazioni
spettacolari, ambiente da « Festival » e un'atmosfera particolare
saranno all'appuntamento gastronomico.
Dal 28 novembre al 2 dicembre 2012 ci saranno i duetti composti da
uno chef francese e uno russo: SHURUPOV-BRUGEL e RIVKINE-RAVIN a
proporre nei loro rispettivi stabilimenti menu inediti (Accenti a Mosca
Jean-Claude BRUGEL, Le Café de Paris di Monte-Carlo; Andrey RIVKINE ,
Pantagruel, Mosca e Marcel RAVIN Le Blue Bay Monte-Carlo).
Alle serate: Cocktail Dinatoire al Café de Paris, a partire dalle
19h30 serata russa al Salon Bellevue al 1° piano del Café de Paris,
degustazione di specialità franco-russe presentate sottoforma di buffet
dagli chef Jean-Claude Brugel e Igor Shurupov, musica con DJ, champagne e
vodka 85 euro a persona bevande incluse.
Marocco tra cucina e cultura
L’esperienza culinaria della tradizione etnica, Sofitel a Roma con la gastronomia marocchina
Se è vero che il prestigioso marchio alberghiero Sofitel cerca sempre di mettere in contatto la cultura francese con le culture locali, questa volta il Sofitel Rome di villa Borghese fa di più. Non è il primo anno che la capitale ospita l’importante evento culinario denominato La settimana gastronomica marocchina. Un evento che racchiude esperienze di gusto e cultura, che fa immergere in un mondo ricco di sapori e profumi speziati. La Terrasse cousine e lounge, spazio dell’albergo dedicato all’evento alle spalle di villa medici, sarà allestita con musiche, decorazioni e arredi che vogliono portare all’interno dell’universo marocchino non solo da un punto di vista gastronomico.
A capo dell’evento dal Sofitel di Agadir, arriva direttamente Fatima Targa, uno tra i più rinomati chef del paese. Il programma culinario prevede la preparazione di appositi menu, previsti sia per il pranzo che per la cena, che raggruppano alcune tra le più raffinate ricette del morocco: cous cous royal d’agnello, gamberi alla charmola, coda di rospo all’uva, pollo alle mandorle e ai frutti di mare e ancora tutta la pasticceria marocchina. La settimana dedicata alla famosa cucina etnica è ancora una volta la dimostrazione del taglio internazionale di Sofitel e dell’interesse sempre propositivo per iniziative artistiche e contemporanee che diventano punto d’incontro della vita culturale capitolina.
fino al 2 dicembre
La Terrasse cuisine & lounge , via Lombardia 47, Roma
info: www.laterrasseroma.com
di Irene Canale - insiderart.eu
Vi invitiamo in cucina con Arturo Nuova rivista con l'Unità
Vi invitiamo a entrare in cucina con noi. E poi passare nei luoghi dove
si produce quel vino, quel formaggio, quell’olio. Vi invitiamo a fare la
spesa con più testa e meno occhi, a ridurre gli sprechi, a imparare il
senso della ecosostenibilità. Da mercoledì 28 con l’Unità per quattro
settimane di seguito, troverete Arturo, un settimanale nuovo di
zecca che parla di enogastronomia, di viaggi, di cultura, di percorsi
che dalla buona tavola portano alla buona terra. E viceversa.
La rivista ha 108 pagine a colori. E nasce da una joint venture tra il nostro quotidiano e Nuovi punti di vista Sitcom Editore (che porta in edicola riviste come Alice Cucina, MarcoPolo, Case&Stili) che a sua volta fa parte del Gruppo Lt Multimedia presente nel bouquet Sky con i canali Alice, Nuvolari, Leonardo, Marcopolo e Arturo. Quotidiano e magazine costano 2 euro in totale, così come accade ogni sabato con Left.
LO CHEF DEL COLLE E I VINI CON ALESSIO BONI
Nelle pagine della rivista insieme allo staff di esperti di food e viaggi, di artigianato ed enogastronomia, troverete anche firme storiche del nostro quotidiano. Marcella Ciarnelli, ad esempio, che per il primo numero del settimanale ha accompagnato lo chef Mattia Poggi nelle cucine del Quirinale a incontrare Fabrizio Boca, chef executive della cucina presidenziale. Un servizio curioso, inedito e molto divertente tra babà e cene al Colle. In copertina invece un volto notissimo della tv, l’attore Alessio Boni, ci guiderà allo scoperta dei vini novelli in un itinerario che si snoda attraverso dieci agriturismo tra Toscana, Veneto e Pimonte.
«Potrà sembrare strana un’accoppiata del genere: un giornale politico e una rivista che parla di gusto, territorio e cucina - ha detto il direttore Claudio Sardo nel corso della presentazione di Arturo -. Ma in realtà l’Unità ha avuto e ha radici popolari ben salde. E vogliamo rimarcare questa identità». Per Fabrizio Meli, amministratore delegato di Nie «si tratta di amalgamare la qualità con gli aspetti più popolari del nostro quotidiano. C’è la cucina, certo, ma anche la spinta a far conoscere e a promuovere le eccellenze italiane. Arturo è un altro passo in un percorso strategico che l’Unità sta realizzando: dall’incontro con Left all’ebook store su Unita.it, una libreria con oltre 35mila titoli e che ogni giovedì propone una collana di gialli formidabili a prezzi imbattibili».
È fiducioso Mario Bianchi, presidente di Lt Multimedia. «È di vitale importanza, in questo momento di crisi e difficoltà, fare sistema. Noi ci siamo riusciti mettendo insieme il nostro carnet di periodici, i canali tv e i siti Internet dedicati. Con l’Unità ci si prospetta una nuova avventura che potrebbe proseguire per tutto il 2013.Arturo è un bel prodotto, c’è interazione tra le redazioni e abbiamo molte cose da raccontare». «Una scelta coraggiosa - ha spiegato Corrado Azzolini, ad di Lt Multimedia - per dare ai lettori nuovi punti di vista, per interscambiare i ruoli».
unita.it
La rivista ha 108 pagine a colori. E nasce da una joint venture tra il nostro quotidiano e Nuovi punti di vista Sitcom Editore (che porta in edicola riviste come Alice Cucina, MarcoPolo, Case&Stili) che a sua volta fa parte del Gruppo Lt Multimedia presente nel bouquet Sky con i canali Alice, Nuvolari, Leonardo, Marcopolo e Arturo. Quotidiano e magazine costano 2 euro in totale, così come accade ogni sabato con Left.
LO CHEF DEL COLLE E I VINI CON ALESSIO BONI
Nelle pagine della rivista insieme allo staff di esperti di food e viaggi, di artigianato ed enogastronomia, troverete anche firme storiche del nostro quotidiano. Marcella Ciarnelli, ad esempio, che per il primo numero del settimanale ha accompagnato lo chef Mattia Poggi nelle cucine del Quirinale a incontrare Fabrizio Boca, chef executive della cucina presidenziale. Un servizio curioso, inedito e molto divertente tra babà e cene al Colle. In copertina invece un volto notissimo della tv, l’attore Alessio Boni, ci guiderà allo scoperta dei vini novelli in un itinerario che si snoda attraverso dieci agriturismo tra Toscana, Veneto e Pimonte.
«Potrà sembrare strana un’accoppiata del genere: un giornale politico e una rivista che parla di gusto, territorio e cucina - ha detto il direttore Claudio Sardo nel corso della presentazione di Arturo -. Ma in realtà l’Unità ha avuto e ha radici popolari ben salde. E vogliamo rimarcare questa identità». Per Fabrizio Meli, amministratore delegato di Nie «si tratta di amalgamare la qualità con gli aspetti più popolari del nostro quotidiano. C’è la cucina, certo, ma anche la spinta a far conoscere e a promuovere le eccellenze italiane. Arturo è un altro passo in un percorso strategico che l’Unità sta realizzando: dall’incontro con Left all’ebook store su Unita.it, una libreria con oltre 35mila titoli e che ogni giovedì propone una collana di gialli formidabili a prezzi imbattibili».
È fiducioso Mario Bianchi, presidente di Lt Multimedia. «È di vitale importanza, in questo momento di crisi e difficoltà, fare sistema. Noi ci siamo riusciti mettendo insieme il nostro carnet di periodici, i canali tv e i siti Internet dedicati. Con l’Unità ci si prospetta una nuova avventura che potrebbe proseguire per tutto il 2013.Arturo è un bel prodotto, c’è interazione tra le redazioni e abbiamo molte cose da raccontare». «Una scelta coraggiosa - ha spiegato Corrado Azzolini, ad di Lt Multimedia - per dare ai lettori nuovi punti di vista, per interscambiare i ruoli».
unita.it
Confagricoltura insegna come fare l'orto in citta'
Corsi per realizzare orti in citta',
ma anche giardini verticali, o per produrre in casa creme e
prodotti di cosmesi. Sulla scorta del successo di Euroflora,
Confagricoltura ha portato proposte innovative anche al SIT
della Fiera di Genova. Successo per Food Village, dove i
prodotti sono in vendita, ma anche per i laboratori interattivi.
Da segnalare quelli sul riciclo creativo e quelli in cui si insegna a creare in casa un prodotto naturale per la cosmesi utilizzando erbe, olii ed essenze.
Da segnalare quelli sul riciclo creativo e quelli in cui si insegna a creare in casa un prodotto naturale per la cosmesi utilizzando erbe, olii ed essenze.
ansa
Patatine e pizze fritte? Non fanno male
''Le fritture non fanno male, tanto
meno le patatine fritte''. Lo dice uno studio della Facolta' di
Agraria dell'Universita' Federico II di Napoli, tenuto
nell'ambito del corso di laurea specialistica internazionale in
Food Design. Il dato scaturisce da esperimenti sulla gastronomia
molecolare condotti prima in laboratorio e poi con
professionisti del mondo gastronomico, ai fornelli della scuola
di cucina professionale Dolce & salato di Maddaloni, con lo chef
Giuseppe Daddio. (ANSA).
Gusto in Scena: un dessert senza zucchero per non rinunciare al dolce
Un dessert senza zucchero per chi non vuole rinunciare al piacere di
un dolce creato da un grande chef. A proporlo saranno i cuochi che si
sfideranno sul palco della V edizione di Gusto in Scena, in programma il
17, 18 e 19 marzo 2013 presso la Scuola Grande di San Giovanni
Evangelista di Venezia. Marcello Coronini, giornalista e critico
eno-gastronomico ideatore e curatore dell’evento, negli ultimi tre anni
ha portato chef di fama internazionale a riflettere e mettersi in
discussione sostituendo, attraverso la ricerca e la creatività, un
ingrediente di cui generalmente si abusa in cucina. Quest’anno il tema
proposto da Coronini è il “Cucinare con… Cucinare senza... Zucchero”.
Tanti
i grandi nomi della ristorazione italiana che si confronteranno durante
Chef in Concerto - Il congresso di alta cucina. Tra loro c’è anche
Nicola Portinari, che con il fratello Pierluigi fa brillare le due
stelle Michelin del Ristorante La Peca di Lonigo (VI).
<> :
è questa la ricetta che La Peca proporrà a Gusto in Scena. Il dessert
ideale per chi durante le Feste natalizie, a Carnevale, ma anche durante
tutto il resto dell’anno non vuole rinunciare alla dolcezza, pur in
assenza di zucchero. Durante la kermesse, lo chef interpreterà infatti
il tema di Chef in Concerto “Cucinare con… Cucinare senza... Zucchero”.
Nicola
Portinari ha preso parte anche alle precedenti edizioni dell’evento.
Nel 2011, a Lugano, la declinazione del tema erano i GRASSI. Il 2012 è
stato l'anno della consacrazione del successo del Congresso con
l'ottenimento del patrocinio del Ministero della Salute e un intervento
di un suo rappresentante sul tema del SALE. Nel 2013 Gusto in Scena
trasformerà ancora una volta Venezia nella capitale mondiale
dell’enogastronomia italiana confermandosi come un laboratorio per
l’alta cucina con il compito di conciliare il gusto e la salute, con
proposte capaci di soddisfare anche gli appassionati gourmet più
esigenti.
TRE EVENTI IN UNO
Gusto in Scena propone
tre grandi eventi in parallelo: Chef in Concerto - Il congresso di alta
cucina, i Magnifici Vini di Mare Montagna, Pianura e Collina e Seduzioni
di Gola, dedicato alle eccellenze gastronomiche. Durante Chef in
Concerto importanti nomi della ristorazione si confronteranno sul palco e
condivideranno con la platea lo studio dei loro piatti. A I Magnifici
Vini parteciperanno un centinaio di cantine e si potranno degustare vini
scelti tra le eccellenze italiane ed estere contraddistinti dal simbolo
delle quattro categorie - mare, montagna, pianura e collina - a seconda
dell’ambiente di produzione. Questa classificazione ideata da Marcello
Coronini ha ottenuto il riconoscimento europeo. Seduzioni di Gola è
invece una selezione di numerose specialità gastronomiche italiane e
europee a cura di Lucia e Marcello Coronini, basata sulla ricerca di
prodotti di grande qualità e sulla valorizzazione del territorio: sfizi
gastronomici che faranno conoscere sapori rari e prodotti preziosi.
teatronaturale.it
In viaggio con gusto: Acquacotta e pappa al pomodoro
Il Casentino è una delle quattro vallate principali a nord della
provincia di Arezzo, in pratica una vallata ripartita in 13 comuni dove
spiccano prodotti come la patata rossa di Cetica, la farina di castagne
del Pratomagno, la mela nesta e poi il mitico prosciutto del Casentino.
In verità il nostro Virgilio di questo prodotto è stato Simone Fracassi,
che apre la sua macelleria a Rassina. Qui lavora carni come il
Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale, la Chianina, i suini di Cinta
Senese e il Grigio Casentino. Simone guida l'azienda facendo tesoro
dell'esperienza e delle ricette trasmesse prima dal nonno Angelo, detto
"Ghiaiolo", poi dal papà Franco. Così realizza i suoi superbi insaccati,
tra cui l'impareggiabile Capocollo e la Finocchiona, ma il suo merito è
di avere valorizzato la razza suina Grigio Casentino, allevata allo
stato brado, da cui ricava uno straordinario prosciutto crudo.
Girovagando ancora per il Casentino, cercate le Selve di Vallolmo in località Vallolmo di Pratovecchio. Siete nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, una delle perle del patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro Paese, dove Claudio Orlandi alleva suini per la produzione dei suoi ottimi salumi: Finocchiona, prodotta usando carni con venature più grasse, poi aromatizzata con sale, pepe, finocchio selvatico e vino rosso, infine insaccata in un budello naturale; quindi il prosciutto che prevede una salatura di 3 settimane, una maturazione di 90/100 giorni, e una stagionatura non inferiore ai 18 mesi. Interessante anche il salame toscano, che viene realizzato con le parti magre impastate con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budello naturale. In azienda è possibile degustare e acquistare i salumi prodotti e soggiornare in una rustica struttura in pietra con 7 camere, mentre a Porrena di Poppi, in via Erbosa 14, è stato aperto un nuovo punto vendita.
La cucina di questa area della Toscana è improntata a una ferrea tradizione e molto spesso, da queste parti si trova ancora un piatto di carni come la scottiglia, oppure i tortelli alla lastra.
Una ricetta sfiziosa è poi quella dell'Acquacotta casentinese, che è il tipico piatto povero della Toscana, insieme alla pappa al pomodoro. Veniva fatta, come tutte le ricette povere, con quello che c'era: per questo se ne trovano molte varianti.
Ipotizziamo, allora, una ricetta per 4 persone, con 400 grammi di funghi porcini, 80 grammi di pomodoro, un ciuffetto di nepitella, uno spicchio d'aglio, 3 uova, 30 grammi di parmigiano grattugiato, pane casereccio toscano, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Si inizia mondando accuratamente i funghi da tagliare poi a fette. In un tegame si fa scaldare dell'olio per soffriggervi l'aglio a cui unire i funghi e qualche rametto di timo. Una volta saltati per qualche minuto a fuoco vivo, si bagna il tutto con del brodo bollente aggiungendo il pomodoro. A questo punto si fa cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce. Spento il fuoco si lascia riposare mantenendo il tiepido. In una ciotola si sbattono le uova con il parmigiano da unire all'intingolo del tegame coi funghi. Quando il composto, continuamente mescolato, inizierà a diventare un po' più denso, si aggiunge una macinata di pepe. L'acquacotta andrà messa in un piatto fondo guarnito di olio extravergine a crudo e fette di pane tostate. Ottima una Vernaccia di San Gimignano per accompagnare il piatto.
Girovagando ancora per il Casentino, cercate le Selve di Vallolmo in località Vallolmo di Pratovecchio. Siete nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, una delle perle del patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro Paese, dove Claudio Orlandi alleva suini per la produzione dei suoi ottimi salumi: Finocchiona, prodotta usando carni con venature più grasse, poi aromatizzata con sale, pepe, finocchio selvatico e vino rosso, infine insaccata in un budello naturale; quindi il prosciutto che prevede una salatura di 3 settimane, una maturazione di 90/100 giorni, e una stagionatura non inferiore ai 18 mesi. Interessante anche il salame toscano, che viene realizzato con le parti magre impastate con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budello naturale. In azienda è possibile degustare e acquistare i salumi prodotti e soggiornare in una rustica struttura in pietra con 7 camere, mentre a Porrena di Poppi, in via Erbosa 14, è stato aperto un nuovo punto vendita.
La cucina di questa area della Toscana è improntata a una ferrea tradizione e molto spesso, da queste parti si trova ancora un piatto di carni come la scottiglia, oppure i tortelli alla lastra.
Una ricetta sfiziosa è poi quella dell'Acquacotta casentinese, che è il tipico piatto povero della Toscana, insieme alla pappa al pomodoro. Veniva fatta, come tutte le ricette povere, con quello che c'era: per questo se ne trovano molte varianti.
Ipotizziamo, allora, una ricetta per 4 persone, con 400 grammi di funghi porcini, 80 grammi di pomodoro, un ciuffetto di nepitella, uno spicchio d'aglio, 3 uova, 30 grammi di parmigiano grattugiato, pane casereccio toscano, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Si inizia mondando accuratamente i funghi da tagliare poi a fette. In un tegame si fa scaldare dell'olio per soffriggervi l'aglio a cui unire i funghi e qualche rametto di timo. Una volta saltati per qualche minuto a fuoco vivo, si bagna il tutto con del brodo bollente aggiungendo il pomodoro. A questo punto si fa cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce. Spento il fuoco si lascia riposare mantenendo il tiepido. In una ciotola si sbattono le uova con il parmigiano da unire all'intingolo del tegame coi funghi. Quando il composto, continuamente mescolato, inizierà a diventare un po' più denso, si aggiunge una macinata di pepe. L'acquacotta andrà messa in un piatto fondo guarnito di olio extravergine a crudo e fette di pane tostate. Ottima una Vernaccia di San Gimignano per accompagnare il piatto.
avvenire.it
Un viaggio all'insegna dei sapori in Canton Ticino
( Di Ida Bini )
In Svizzera il Canton Ticino, a due passi dal confine con l’Italia, è la patria della cucina a chilometri zero, del buon vino Merlot e delle eccellenze enogastronomiche – dai formaggi ai funghi, dalle castagne alla cacciagione - da scoprire nelle cantine, nelle fattorie, negli alpeggi e nei grotti, le caratteristiche cantine scavate nella roccia. L’autunno è un ottimo periodo per camminare nei boschi, tra i vigneti e nelle valli ticinesi alla scoperta delle tradizionali materie prime, tutte di ottima qualità, e dei prodotti genuini, realizzati artigianalmente secondo la tradizione gastronomica locale e portati direttamente in tavola, secondo la filosofia della cucina a chilometri zero. In questo periodo, inoltre, i paesaggi sono incantevoli con i caratteristici colori ramati, gialli e rossi e le cime che cominciano a imbiancarsi. Per promuovere le eccellenze del territorio ticinese e per scoprire i luoghi dove i prodotti di qualità vengono creati artigianalmente sono stati creati percorsi tematici e una serie di attività turistiche personalizzate.
Tra questi spiccano otto itinerari alla scoperta dei migliori formaggi del territorio con l’opportunità di essere accolti in fattorie, agriturismi e alpeggi; si potrà assistere alla lavorazione, arrivando entro le 9 del mattino; ci sarà poi la possibilità di assaporare e acquistare i prelibati formaggi d’alpeggio, nati solo da animali al pascolo, e in alcuni casi sarà possibile anche alloggiare nelle strutture. I formaggi lungo la valle di Blenio e nella Leventina profumano della flora alpina dei pascoli, che arrivano anche fino a 2.800 metri d’altezza: sono formaggi da tavola quasi esclusivamente a base di latte di mucca, buoni dopo quattro mesi ma eccellenti dopo un anno di stagionatura. Si possono assaggiare e acquistare nei tanti alpeggi e nei caseifici artigianali, assieme alle ricotte, al burro, alla panna, allo yogurt e alle specialità di ogni produttore: l’alpeggio Cruina, l’alpeggio Manegorio, Corte Cassina del Buco e Alpe Pontino.
Ad Airolo il caseificio del Gottardo ha una parte dimostrativa e un ristorante, dove si possono gustare diversi piatti a base di formaggio. Imperdibile è una sosta al grotto dei Due Ponti, nel paese di Giornico, su una piccola isola nel fiume Ticino, collegata alla Valle Leventina da due ponti romani che danno il nome al grotto. Anche la valle di Blenio, nelle vicinanze del passo del Lucomagno, ospita interessanti alpeggi come l’Alpe di Pian Segno a Olivone e il rinomato grotto Sprüch di Ludiano, che offre piatti squisiti della cucina tradizionale ticinese da gustarsi seduti davanti al camino. Nella zona intorno a Lugano gli alpeggi sono a bassa quota, a circa 1.200 metri, e producono ottimi formaggi di capra, formaggelle (formaggi ottenuti da latte scremato della panna che affiora in modo naturale) e misti di capra e mucca a pasta acida.
Nei pressi di Lugano, a Tesserete, è possibile fare merende e piccoli pranzi a base di salumi, formaggi e vino Merlot del Ticino e fermarsi per la notte sdraiati sulla paglia. Da non perdere è il grotto Morchino, immerso nel verde della strada per Carona, facilmente raggiungibile dall’uscita autostradale Lugano-Sud, prima di arrivare al paese di Pazzallo. L’accogliente locale è stato recentemente ristrutturato, mantenendo le caratteristiche architettoniche della sua struttura originale. Il distretto di Mendrisio presenta alpeggi a quote ancora più basse che producono le famose robiole, formaggi di latte misto; i büscion, formaggini gustosi da consumare freschi, e gli zincarlin, formaggi con aglio, prezzemolo tritato e pepe. Qui si possono ammirare le nevere, costruzioni in pietra, in parte interrate, dove si depositano i formaggi. In questa zona è possibile fare anche un itinerario con il trenino a cremagliera che parte da Capolago e raggiunge la vetta del Monte Generoso che offre una stupenda vista sulla regione dei laghi e sulla catena alpina, dal Gran Paradiso al Cervino, dal Monviso al Monte Rosa. All’uscita nord del borgo di Mendrisio si può percorrere la via delle Cantine che conduce all’antico grotto Bundi, rimodernato e con un’ottima cucina basata su specialità ticinesi; il grotto offre una vasta scelta di vini pregiati. Anche nella zona di Bellinzona gli alpeggi producono ottimi formaggi che si vendono direttamente al pubblico; tra i tanti presenti nella zona, i più rinomati sono l’alpeggio Giumello e l’alpeggio Mornera che si trova su un delizioso laghetto con ninfee. Tutto il territorio si presta a incantevoli passeggiate lungo sentieri segnalati che entrano nei boschi e passano accanto a baite e a fattorie invitanti.
La val Pontirone, per esempio, è un luogo incontaminato e selvaggio, bellissimo da scoprire: all’inizio del Novecento era famosa per una fiorente industria del ghiaccio e per la lavorazione della calce; oggi produce formaggelle grasse e una buonissima ricotta di siero, in particolare presso l’alpeggio Alpe di Sceng, dove si possono anche acquistare. La Vallemaggia è un’altra zona dove si producono ottimi formaggi (robiole, burro da siero e ricotta di latte misto), soprattutto il famoso e raro “formaggio della paglia”, molto ricercato e dall’inconfondibile sapore. Tutta la zona è coltivata a ortaggi e a cereali e in località Linescio si vedono ancora i numerosi terrazzi costruiti anticamente per coltivare segale, canapa e lino. Al bivio del borgo di Peccia, in fondo alla Vallemaggia, è bene seguire le indicazioni per il bosco e il grotto Pozzasc, situato sul fiume: originariamente era un antico mulino e oggi, dopo una sapiente ristrutturazione, è un grotto molto invitante e piacevole, anche grazie alla sua buona cucina casalinga con specialità di polenta e formaggio. Infine nella zona di Locarno si produce un formaggio bianco e leggermente piccante al latte di mucca e di capra; infine tanti sono gli alpeggi nella valle Verzasca e nella valle Onsernone - Fümegna, Mügaia e Saléi i più ricercati – che producono ottimi prodotti caseari.
ansa
In Svizzera il Canton Ticino, a due passi dal confine con l’Italia, è la patria della cucina a chilometri zero, del buon vino Merlot e delle eccellenze enogastronomiche – dai formaggi ai funghi, dalle castagne alla cacciagione - da scoprire nelle cantine, nelle fattorie, negli alpeggi e nei grotti, le caratteristiche cantine scavate nella roccia. L’autunno è un ottimo periodo per camminare nei boschi, tra i vigneti e nelle valli ticinesi alla scoperta delle tradizionali materie prime, tutte di ottima qualità, e dei prodotti genuini, realizzati artigianalmente secondo la tradizione gastronomica locale e portati direttamente in tavola, secondo la filosofia della cucina a chilometri zero. In questo periodo, inoltre, i paesaggi sono incantevoli con i caratteristici colori ramati, gialli e rossi e le cime che cominciano a imbiancarsi. Per promuovere le eccellenze del territorio ticinese e per scoprire i luoghi dove i prodotti di qualità vengono creati artigianalmente sono stati creati percorsi tematici e una serie di attività turistiche personalizzate.
Tra questi spiccano otto itinerari alla scoperta dei migliori formaggi del territorio con l’opportunità di essere accolti in fattorie, agriturismi e alpeggi; si potrà assistere alla lavorazione, arrivando entro le 9 del mattino; ci sarà poi la possibilità di assaporare e acquistare i prelibati formaggi d’alpeggio, nati solo da animali al pascolo, e in alcuni casi sarà possibile anche alloggiare nelle strutture. I formaggi lungo la valle di Blenio e nella Leventina profumano della flora alpina dei pascoli, che arrivano anche fino a 2.800 metri d’altezza: sono formaggi da tavola quasi esclusivamente a base di latte di mucca, buoni dopo quattro mesi ma eccellenti dopo un anno di stagionatura. Si possono assaggiare e acquistare nei tanti alpeggi e nei caseifici artigianali, assieme alle ricotte, al burro, alla panna, allo yogurt e alle specialità di ogni produttore: l’alpeggio Cruina, l’alpeggio Manegorio, Corte Cassina del Buco e Alpe Pontino.
Ad Airolo il caseificio del Gottardo ha una parte dimostrativa e un ristorante, dove si possono gustare diversi piatti a base di formaggio. Imperdibile è una sosta al grotto dei Due Ponti, nel paese di Giornico, su una piccola isola nel fiume Ticino, collegata alla Valle Leventina da due ponti romani che danno il nome al grotto. Anche la valle di Blenio, nelle vicinanze del passo del Lucomagno, ospita interessanti alpeggi come l’Alpe di Pian Segno a Olivone e il rinomato grotto Sprüch di Ludiano, che offre piatti squisiti della cucina tradizionale ticinese da gustarsi seduti davanti al camino. Nella zona intorno a Lugano gli alpeggi sono a bassa quota, a circa 1.200 metri, e producono ottimi formaggi di capra, formaggelle (formaggi ottenuti da latte scremato della panna che affiora in modo naturale) e misti di capra e mucca a pasta acida.
Nei pressi di Lugano, a Tesserete, è possibile fare merende e piccoli pranzi a base di salumi, formaggi e vino Merlot del Ticino e fermarsi per la notte sdraiati sulla paglia. Da non perdere è il grotto Morchino, immerso nel verde della strada per Carona, facilmente raggiungibile dall’uscita autostradale Lugano-Sud, prima di arrivare al paese di Pazzallo. L’accogliente locale è stato recentemente ristrutturato, mantenendo le caratteristiche architettoniche della sua struttura originale. Il distretto di Mendrisio presenta alpeggi a quote ancora più basse che producono le famose robiole, formaggi di latte misto; i büscion, formaggini gustosi da consumare freschi, e gli zincarlin, formaggi con aglio, prezzemolo tritato e pepe. Qui si possono ammirare le nevere, costruzioni in pietra, in parte interrate, dove si depositano i formaggi. In questa zona è possibile fare anche un itinerario con il trenino a cremagliera che parte da Capolago e raggiunge la vetta del Monte Generoso che offre una stupenda vista sulla regione dei laghi e sulla catena alpina, dal Gran Paradiso al Cervino, dal Monviso al Monte Rosa. All’uscita nord del borgo di Mendrisio si può percorrere la via delle Cantine che conduce all’antico grotto Bundi, rimodernato e con un’ottima cucina basata su specialità ticinesi; il grotto offre una vasta scelta di vini pregiati. Anche nella zona di Bellinzona gli alpeggi producono ottimi formaggi che si vendono direttamente al pubblico; tra i tanti presenti nella zona, i più rinomati sono l’alpeggio Giumello e l’alpeggio Mornera che si trova su un delizioso laghetto con ninfee. Tutto il territorio si presta a incantevoli passeggiate lungo sentieri segnalati che entrano nei boschi e passano accanto a baite e a fattorie invitanti.
La val Pontirone, per esempio, è un luogo incontaminato e selvaggio, bellissimo da scoprire: all’inizio del Novecento era famosa per una fiorente industria del ghiaccio e per la lavorazione della calce; oggi produce formaggelle grasse e una buonissima ricotta di siero, in particolare presso l’alpeggio Alpe di Sceng, dove si possono anche acquistare. La Vallemaggia è un’altra zona dove si producono ottimi formaggi (robiole, burro da siero e ricotta di latte misto), soprattutto il famoso e raro “formaggio della paglia”, molto ricercato e dall’inconfondibile sapore. Tutta la zona è coltivata a ortaggi e a cereali e in località Linescio si vedono ancora i numerosi terrazzi costruiti anticamente per coltivare segale, canapa e lino. Al bivio del borgo di Peccia, in fondo alla Vallemaggia, è bene seguire le indicazioni per il bosco e il grotto Pozzasc, situato sul fiume: originariamente era un antico mulino e oggi, dopo una sapiente ristrutturazione, è un grotto molto invitante e piacevole, anche grazie alla sua buona cucina casalinga con specialità di polenta e formaggio. Infine nella zona di Locarno si produce un formaggio bianco e leggermente piccante al latte di mucca e di capra; infine tanti sono gli alpeggi nella valle Verzasca e nella valle Onsernone - Fümegna, Mügaia e Saléi i più ricercati – che producono ottimi prodotti caseari.
ansa
A Taormina 5 ristoranti stellati
aormina, in provincia di Messina, è la cittadina con la più alta
concentrazione di Stelle Michelin in Italia: cinque. Il rapporto si basa
tra numero di ristoranti e popolazione residente. Il riconoscimento é
andato alla Perla dello Jonio anche quest'anno, con l'assegnazione delle
cinque stelle per l'edizione 2013 della Guida Michelin. Lo rende noto
il giornale on line di enogastronomia "Cronache di Gusto", che suggella
il traguardo con una manifestazione dal titolo "Il territorio prima di
tutto", in programma lunedì prossimo a partire dalle 15 al San Domenico
Palace Hotel. Il sindaco Mauro Passalacqua si dice orgoglioso del
riconoscimento. "E' un motivo in più - spiega il primo cittadino - per
venirci a trovare. Taormina si conferma non solo meta importante per la
storia, per i suoi beni architettonici e per le bellezze naturali, ma
anche luogo importante per l'altissima cucina. Questo faciliterà ancora
di più quel turismo di target alto che ci porta risorse importanti. C'é
un flusso di visitatori in tutt'Italia che insegue proprio la buona
cucina. A Taormina hanno la possibilità di sedersi in quattro ristoranti
stellati". (ANSA).
Stocco contro stocco, sfida gastronomica internazionale
Stocco contro stocco. Giovedì 22 novembre a Imperia torna la sfida gastronomica internazionale che si svolgerà alle 19 presso il ristorante Salvo Cacciatori:
protagonista, il prelibato stoccafisso, alimento ricco di storia
arrivato in Italia nel 1431 grazie al naufragio di un commerciante
veneziano, Pietro Querini.
In gara le ricette proposte dagli chef di quattro delegazioni italiane e una straniera, che saranno valutati dalla qualificatissima giuria tecnica formata da esperti di gastronomia, giornalisti e maestri di cucina quali Alberto Lupini direttore di “Italia a Tavola” (rivista italiana dedicata al mondo della ristorazione prima per diffusione e seconda nel canale HO.RE.CA) e della FIPE Alfredo Pelle, Accademico Italiano della Cucina, Costantino Malatto, giornalista di Repubblica, collaboratore della Guida dell’Espresso “I Ristoranti d’Italia” e autore del libro “Tavola d’autore” Francesco Ammirati, Presidente italiano Ordine Internazionale dei Discepoli di Escoffier, Bartolomeo Marenco, professore e maestro di ristorazione, ideatore del progetto “Saperi&Sapori” del Comune di Taggia.
La novità di quest’anno riguarda l’apertura dell’evento al pubblico: circa 50 commensali avranno infatti l’opportunità, con il contributo di 40 euro, non solo di degustare le gustose ricette in gara accompagnate dall’Ormeasco di Pornassio doc della Confraternita dell’Ormeasco ma anche di votare il loro piatto preferito con un’apposita scheda di valutazione.
La manifestazione, giunta alla seconda edizione, è promossa e organizzata dall’Accademia dello Stoccafisso della Provincia di Imperia e delle Alpi Liguri e dal Comitato San Giovanni e tradizioni Onegliesi presieduti dal dinamico Sergio Lanteri. Con il patrocinio di Regione Liguria, Provincia di Imperia, Comune di Imperia, Camera di Commercio di Imperia e Reale Ambasciata di Norvegia. Partners tecnici Albigadus Snc, Confraternita dell’Ormeasco di Pornassio, ristorante Salvo Cacciatori F.lli Carli Spa, Grafiche Amadeo, Hotel Rossini al Teatro, Hotel Centro.
Partner tecnici Albigadus Snc , Confraternita dell’Ormeasco di Pornassio, ristorante Salvo Cacciatori F.lli Carli Spa, Grafiche Amadeo, Hotel Rossini al Teatro, Hotel Centro.
Info e prenotazioni ai numeri: 0183/27338; 338/9037416.
puntoimperia.it
In gara le ricette proposte dagli chef di quattro delegazioni italiane e una straniera, che saranno valutati dalla qualificatissima giuria tecnica formata da esperti di gastronomia, giornalisti e maestri di cucina quali Alberto Lupini direttore di “Italia a Tavola” (rivista italiana dedicata al mondo della ristorazione prima per diffusione e seconda nel canale HO.RE.CA) e della FIPE Alfredo Pelle, Accademico Italiano della Cucina, Costantino Malatto, giornalista di Repubblica, collaboratore della Guida dell’Espresso “I Ristoranti d’Italia” e autore del libro “Tavola d’autore” Francesco Ammirati, Presidente italiano Ordine Internazionale dei Discepoli di Escoffier, Bartolomeo Marenco, professore e maestro di ristorazione, ideatore del progetto “Saperi&Sapori” del Comune di Taggia.
La novità di quest’anno riguarda l’apertura dell’evento al pubblico: circa 50 commensali avranno infatti l’opportunità, con il contributo di 40 euro, non solo di degustare le gustose ricette in gara accompagnate dall’Ormeasco di Pornassio doc della Confraternita dell’Ormeasco ma anche di votare il loro piatto preferito con un’apposita scheda di valutazione.
La manifestazione, giunta alla seconda edizione, è promossa e organizzata dall’Accademia dello Stoccafisso della Provincia di Imperia e delle Alpi Liguri e dal Comitato San Giovanni e tradizioni Onegliesi presieduti dal dinamico Sergio Lanteri. Con il patrocinio di Regione Liguria, Provincia di Imperia, Comune di Imperia, Camera di Commercio di Imperia e Reale Ambasciata di Norvegia. Partners tecnici Albigadus Snc, Confraternita dell’Ormeasco di Pornassio, ristorante Salvo Cacciatori F.lli Carli Spa, Grafiche Amadeo, Hotel Rossini al Teatro, Hotel Centro.
Partner tecnici Albigadus Snc , Confraternita dell’Ormeasco di Pornassio, ristorante Salvo Cacciatori F.lli Carli Spa, Grafiche Amadeo, Hotel Rossini al Teatro, Hotel Centro.
Info e prenotazioni ai numeri: 0183/27338; 338/9037416.
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Laboratorio dei Sapori. Riso con ricotta e zucca
Laboratorio dei Sapori. Riso con ricotta e zucca
Ingredienti
• 150 gr di riso;
• 100 gr di zucca arancione;
• 30/40 gr di ricotta;
• Olio extra vergine d’oliva
Preparazione
Sbucciate
con attenzione la zucca arancione e dopo averla ripulita dai suoi
semini interni tagliatela a pezzetti e mettete questi pezzetti di zucca
in un tegamino a fiamma tenue; pian piano si scioglierà e ne otterrete
la vostra salsa di zucca alla quale potrete aggiungere un po’ di sale e
un filo d’olio extra vergine d’oliva.
Cuocete il riso e, a cottura ultimata, lasciate un po’ della sua acqua; unite la zucca, la ricotta e …Buon appetito!
Alessia Minauda - ondaiblea.it
Le eccellenze gastronomiche locali al centro di un corso
“Selvatico di pregio: valli, pinete e mare nel ravennate” è il tema che
apre il ciclo di incontri sui prodotti locali, organizzato
dall’Accademia Italiana della Cucina. La presentazione dell’iniziativa, e
del relativo programma, si è svolta ieri pomeriggio nella sala Nullo
Baldini di Legacoop alla presenza dell’assessore alle attività
produttive del Comune, Massimo Cameliani che ha sottolineato
l'importanza del corso di formazione evidenziando il fatto che “si
inserisce perfettamente nel percorso di valorizzazione del prodotto
tipico e di stagione che l'amministrazione comunale sta portando avanti
attraverso il Madra, il Mercato Contadino e i Gruppi di azione locale in
cui l'amministrazione ha aderito”.
Al tavolo dei docenti erano presenti Cinzia Tornese per Dinamica , Franco Chiarini, coordinatore del corso, Mauro Zanarini per Slow Food, e di Giancarlo Mondini per Ais.
Gli incontri preoseguiranno con il seguente calendario: 26 novembre ore 15, “ I prodotti della Romagna” con Mauro Zanarini (Consigliere Nazionale Slow Food) e Graziano Pozzetto (giornalista e scrittore gastronomico) nella sala Nullo Baldini di Legacoop; il 3 dicembre ore 15 l’appuntamento è dedicato alle erbe spontanee e ai pesci dell’Adriatico con Anna Badiani (Università Bologna Scienze Mediche Veterinarie e Vincenzo Cammerucci (CheftoChef emiliaromagnacuochi) a “Cà mì”, Savio di Ravenna.
Il corso riprenderà a gennaio, fino a febbraio, per affrontare temi quali: pesci dell’Alto Adriatico, eccellenze gastronomiche con Valentina Tepedino, Stefano Bartolini, Mauro Zanarini; razze romagnole, carni eccellenti, a cura di Emilio Antonellini (mora e pollo romagnoli), Locatelli (la ‘bianca’ romagnola), Paolo Teverini (cotture moderne); vini romagnoli e non solo con Marisa Fontana, Giancarlo Mondini, az. Sbarzaglia, Enrico Vignoli; la cucina d’autore alla Francescana di Massimo Bottura; le erbe spontanee di valli e pinete con l’Azienda Sperimentale Marani di Ravenna e Lorena Castellari il CRPV, percorsi produttivi e analisi sensoriale. A conclusione, in febbraio un meeting conclusivo da cui emergeranno le proposte per la gastronomia ravennate.
ravenna24ore.it
Al tavolo dei docenti erano presenti Cinzia Tornese per Dinamica , Franco Chiarini, coordinatore del corso, Mauro Zanarini per Slow Food, e di Giancarlo Mondini per Ais.
Gli incontri preoseguiranno con il seguente calendario: 26 novembre ore 15, “ I prodotti della Romagna” con Mauro Zanarini (Consigliere Nazionale Slow Food) e Graziano Pozzetto (giornalista e scrittore gastronomico) nella sala Nullo Baldini di Legacoop; il 3 dicembre ore 15 l’appuntamento è dedicato alle erbe spontanee e ai pesci dell’Adriatico con Anna Badiani (Università Bologna Scienze Mediche Veterinarie e Vincenzo Cammerucci (CheftoChef emiliaromagnacuochi) a “Cà mì”, Savio di Ravenna.
Il corso riprenderà a gennaio, fino a febbraio, per affrontare temi quali: pesci dell’Alto Adriatico, eccellenze gastronomiche con Valentina Tepedino, Stefano Bartolini, Mauro Zanarini; razze romagnole, carni eccellenti, a cura di Emilio Antonellini (mora e pollo romagnoli), Locatelli (la ‘bianca’ romagnola), Paolo Teverini (cotture moderne); vini romagnoli e non solo con Marisa Fontana, Giancarlo Mondini, az. Sbarzaglia, Enrico Vignoli; la cucina d’autore alla Francescana di Massimo Bottura; le erbe spontanee di valli e pinete con l’Azienda Sperimentale Marani di Ravenna e Lorena Castellari il CRPV, percorsi produttivi e analisi sensoriale. A conclusione, in febbraio un meeting conclusivo da cui emergeranno le proposte per la gastronomia ravennate.
ravenna24ore.it
Viaggi & gastronomia: i migliori panini in Italia
Dove mangiare i migliori panini in Italia \Roma – Il panino è
il pranzo per eccellenza di molti lavoratori e studenti,
impossibilitati a tornare a casa per una pausa e costretti a mangiare pasti veloci in giro per bar e tavole calde. Non sempre però questo alimento deve essere bistrattato in quanto spesso può trasformarsi in una pausa culinaria di gran gusto….basta scegliere infatti il paninaro giusto! Viagginews.com vi propone una selezione dei locali migliori, sparsi in tutta Italia, in cui mangiare ottimi panini da condire con gli alimenti più vari, dal semplice formaggio e prosciutto fino alla carne e alle verdure, e da abbinare ad una buona birra o ad un bicchiere di vino.
- Milano, Bar della Crocetta. In questo locale che si trova in Corso di Porta Romana 67 potrete scegliere tra 200 tipi di panini diversi. All’interno delle sale del bar che dispone di almeno 60 coperti avrete l’occasione di assaggiare panini alla francese traboccanti di salse, formaggi e salumi.
- Torino, La Mangiatoia del Cutre. Prosciutto, mozzarella, verdure grigliate, tonno, hamburger e molti altri ancora sono gli ingredienti che si possono scegliere in questa paninoteca di Torino situata in Via Principe Amedeo, non distante dall’Università. Il posto giusto se siete colti da un’ improvvisa fame notturna in quanto il locale rimane aperto tutta la notte dal giovedì al sabato.
- Trieste, TNT PUB. Grandissima scelta di panini, sia nella forma che nella sostanza, presso questo pub aperto tutti i giorni sia a pranzo che a cena e situato in Via Ginnastica, a due passi dal Teatro Stabile.
- Venezia, Cantina Do Mori. In Calle dei Do Mori si trova questa tipica cantina veneziana, una delle più vecchie della città e frequentata, si dice, da Casanova. Qui si possono gustare ottimi cicheti con affettato, formaggi, tonno e carne cruda ma anche favolosi panini tra cui il famosissimo francobollo, condito con affettato, gorgonzola e radicchio.
- Genova, Panino d’autore. 120 possibilità di scegliere un panino. Vi sembra troppo? E’ l’offerta del Panino d’autore che si trova nel cuore del capoluogo ligure e più esattamente in Via XX Settembre.
- Firenze, Nerbone. Nel cuore della città toscana, situato nella piazza di San Lorenzo, questo è il locale giusto dove assaporare il tipico panino toscano con lampredotto e salse.
- Roma, Tricolore. All’interno della cornice del rione Monti si trova questa panineria in cui si può scegliere dal classico hot dog o pane ed hamburgher a veri e propri capolavori culinari come la baguette con il culatello di zibello ed il pane al nero di seppia con salsiccia e tonno.
- Napoli, Sale e Pepe. In Via Belisario Corenzio si trova questo pub/ristorante famoso in tutta la città per i suoi panini realizzati con carne argentina cotta al sangue da affiancare a patatine fritte e birra.
- Cagliari, Retroburger. Carne di agnello, di manzo, di cavallo ma soprattutto d’asino sono gli ingredienti dei panini di questo locale situato in Via Azuni e celebre non solo per le dimensioni maxi dei panini ma anche per gli ingredienti di prima scelta utilizzati.
- viagginews.com
Bon y Bel, guida gastronomica della Val Gardena
Oltre alle Dolomiti, alle bellissime piste da sci, ai paesi con
architettura tradizionale, ai presepi e alle tradizioni secolari, tra
cui quella scultorea, la Val Gardena è anche un luogo ideale per gustare la cucina ladina con le interpretazioni raffinate di alcuni chef.
E da quest'anno, per aiutare a scegliere i migliori ristoranti e le baite più “gustose”, è disponibile una guida gastronomica della valle, dal tipico nome "Bon y Bel", con ricette per ogni struttura citata..... scopriamone alcune.
E da quest'anno, per aiutare a scegliere i migliori ristoranti e le baite più “gustose”, è disponibile una guida gastronomica della valle, dal tipico nome "Bon y Bel", con ricette per ogni struttura citata..... scopriamone alcune.
Presso il ristorante Anna Stuben dell’Hotel
Gardena a Ortisei, lo chef Reimund Brunner col suo collaudato team è
in grado di proporre veri e propri capolavori del gusto. Reimund ha
imparato la professione dagli chef più apprezzati dell’Alto Agide,
della Svizzera e della Germania e ha maturato la convinzione che alla
base di un’ottima cucina sia necessaria la ricerca di antiche materie
prime. Oggi, Reimund utilizza ingredienti come la farina di pere per la
preparazione di primi piatti e dessert e ripete spesso “non una cucina
stravagante, ma piatti con pochi ingredienti di altissima qualità”.
A Ortisei, Rudi Pescosta, chef del Concordia,
gestisce il ristorante che appartiene alla sua famiglia da oltre 30
anni. Nelle accoglienti “Stuben” tirolesi si respira l’atmosfera calda
della tradizionale ospitalità gardenese e si gustano piatti preparati
con cura e con prodotti naturali, rigorosamente freschi, come la pasta
fresca fatta in casa o i piatti di selvaggina. Anche il pane segue
antiche ricette ed è preparato ogni giorno in casa.
Sempre a Ortisei, Haymo Demetz segue il ristorante Tubladel,
locale molto apprezzato per chi ama la tradizione e i piatti preparati
seguendo antiche ricette. L’ambiente accogliente e rustico favorisce il
piacere di assaggiare piatti tradizionali e alta gastronomia, un vero
connubio fra aromi e sapori antichi, accompagnati da selezionati ottimi
vini.
Una novità per il prossimo inverno sarà l’inaugurazione ufficiale del ristorante dello Smarthotel Saslong: Blue Restaurant.
A Santa Cristina, infatti, il giovane chef Norbert Dejaco vuole creare
un punto d’incontro per chi apprezza le specialità locali riviste in
chiave moderna. Aperto tutto l’anno il ristorante, di proprietà di Ezio
Prinoth, sarà anche teatro di creativi corsi di cucina, seguiti dallo
stesso chef.
Passando a Selva, anche qui non mancano i ristoranti degni di menzione. Il ristorante Gourmet Nives
si trova nel centro di Selva e nella sua romantica “Stuben” del 1859,
si respira un'atmosfera speciale e si può partire per un viaggio
culinario di altissimo livello, curato dallo chef Emanuele Mazzella.
Al Ristorante Gourmet Alpenroyal,
invece, Felice Lo Basso, 1 stella Michelin, è instancabilmente alla
ricerca di nuovi piatti a base di prodotti provenienti da tutto il
mondo, per creare un'armonia fra la cucina mediterranea e quella alpina.
Ancora due consigli per Selva di Val Gardena: Villa Frainela
e la Baita L’Muline. Per i dolci, tappa imperdibile la pasticceria
Villa Frainela di Daniela Comploj, all’ingresso della bellissima
Vallunga, parco naturale e patrimonio UNESCO. Facilmente raggiungibile
anche con gli sci ai piedi, a Villa Frainela si possono mangiare solo
dolci fatti in casa con prodotti locali, in un’ambiente dove si rivive
la vecchia Val Gardena.
La baita L’Muline a
Selva, gestita da Heidi Delazer propone una cucina tradizionale come il
risotto al cirmolo, i ravioli di patate e papavero, la pasta fatta in
casa, il ragù di selvaggina e funghi e, fiore all’occhiello, il
“Kaiserschmarren”, frittata dolce a base di uova, e il “Herrengröstl”,
con verdure o carne di manzo e patate.
Per chi ama la cucina “sci ai piedi”, non mancano le opportunità.
Il Rifugio Emilio Comici, a 2150 metri, direttamente sul mitico “Sellaronda”, è famoso per le specialità di pesce fresco, grigliate, tortelli all’astice, spiedini e zuppe di pesce. Inoltre, sono qui organizzate cene a tema “special nights”, seguite da una discesa notturna con gli sci.
Il Rifugio Emilio Comici, a 2150 metri, direttamente sul mitico “Sellaronda”, è famoso per le specialità di pesce fresco, grigliate, tortelli all’astice, spiedini e zuppe di pesce. Inoltre, sono qui organizzate cene a tema “special nights”, seguite da una discesa notturna con gli sci.
La Baita Daniel,
sul Monte Seceda a 2230 metri, è un locale tipico per specialità come
i canederli, con spinaci, con formaggio o erbette, rotondi con funghi,
speck o grano saraceno e dessert, come quello alla ricotta, ripieno di
cioccolato o patate e prugne, fragole o albicocche.
La Baita Curona
sulla pista la Longia, che dal Seceda conduce verso Ortisei con una
vista spettacolare sull’Alpe di Siusi e lo Sciliar. Qui si gustano
specialità di carne alla griglia del maso, speck e salsicce di
produzione propria. Da provare i Krapfen con marmellata di castagne o
papavero e il delizioso “Kaiserschmarren” caramellato.
La Baita Saslonch
si trova, invece, all’imbocco della pista “3” che dal Ciampinoi porta a
Selva. In stile tirolese e con terrazza panoramica, offre zuppe
tradizionali di ogni genere e piatti di selvaggina. Per finire, i
canederli di lievito di birra e la marmellata di mirtilli rossi.
La Baita Vallongia
è sulla pista “5”, che dal Ciampinoi porta alla ski area Plan de
Gralba e verso il Sellaronda. Qui un assoluto must sono le salsicce
bianche bavaresi con senape dolce e il tradizionale “brezen”. Ogni
giorno, dalle ore 15.00, omelette di cioccolato.
La caratteristica Baita Ciampac
è fatta interamente di tronchi di legno e si trova all’imbocco della
Vallunga. Raggiungibile a piedi da Selva o con gli sci dal Dantercepies.
Nei pressi della baita si trova anche il centro fondo con 3 anelli, di
cui uno lungo 12 km che porta all’interno del parco naturale Puez-Odle.
Numerosi i piatti tradizionali “nella carta”, senza paragoni il
“Kaiserschmarren” con diverse marmellate.
Infine, vini selezionati e champagne, a 2400 metri, presso la baita Sofie,
sempre sul Monte Seceda. La cantina, regno di Markus Prinoth, offre una
vastissima selezione di vini e specialmente di champagne. Molte le
etichette altoatesine presenti come l’Arunda rosé, spumante prodotto
nella cantina “Reiterer” di Meltina, a 1200m s.l.m.
a cura di Redazione
discoveyalps.it
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