Var, regione a vocazione turistico-gastronomica nel sud della Francia


Visitiamo il Var, ricco territorio francese fra la Provenza mediterranea e la Costa Azzurra, con Tink Denis, Responsabile della Promozione internazionale che ha presentato a Milano allettanti offerte turistiche per il 2012.
“Siamo una regione da scoprire ma soprattutto da leccarsi i baffi perché offriamo deliziosi fichi e castagne – proprio qui scopriamo Collobrière, la capitale della castagna.
Aggiungiamo le delicate mielizie, famose in tutto il mondo (il Var è il primo dipartimento apistico francese).
Il nome “Var” viene dato al dipartimento nel 1790.
Il  comprensorio è costituito da ben otto territori che spaziano dalla Provenza mediterranea al golfo di Saint Tropez  fino alla Provence Verte.
Le ricchezze più apprezzate sono legate al fascino dei villaggi provenzali e delle colline inondate di mimose, parchi faunistici e giardini memorabili, musei tematici di storia naturale, archeologia e artigianato artistico, terme, castelli e rifugi oltre alle elevate qualità di vini e prodotti gastronomici.
Il ventaglio delle destinazioni turistiche offre straordinarie destinazioni nell’entroterra e, sulla costa, spiagge, litorali e fondali di prorompente bellezza.
Questa è la nostra cultura del turismo, sempre di alta qualità – assicura il manager – che con il suo staff  evidenzia l’importanza di essere mobilitati per assicurare la migliore ospitalità anche ai disabili: infatti abbiamo adottato il marchio Turismo e Handicap, piattaforma lanciata dal ministero del turismo francese per facilitare i disabili con informazioni certe e validate, strutture e percorsi funzionali e fruibili”.
Info: www.visitvar.fr

Belgio: Tappa ad Irchonwelz per visita e degustazione alla “Brasserie des Geants”

Non si può lasciare il Belgio senza aver gustato "in loco" alcune delle sue birre artigianali. Non solo quelle trappiste, sei delle sette uniche al mondo sono prodotte proprio in Belgio, i cui segreti sono gelosamente custoditi nelle abbazie di provenienza (solo alcune possono essere visitate), ma anche le altre produzioni artigianali delle brasserie sparse sul territorio.

Il Paese è rinomato non tanto per le birre comuni, ma per quelle speciali da degustazione. Almeno 140 sono i produttori locali di birra, ma quattro di loro detengono il 90% del mercato. I diversi tipi di birra prodotta sono circa 450. Una tappa ad hoc che ci si può ritagliare nell'itinerario vallone potrebbe essere ad esempio la Brasserie des Geants, che si trova a Irchonwelz (Ath) ed è di strada di ritorno da Tournai verso Bruxelles (mappa).

Aperto una decina di anni fa, il birrificio "dei Giganti" è ospitato in una fortezza militare del XII secolo che lo scorso anno ha festeggiato 850 anni dalla sua costruzione. L'edificio fu comprato praticamente in rovina dal maestro birraio Pierre Delcoigne, che lo ha rinnovato, recuperando le mura esterne che sono quelle originarie, e oggi gli immobili sono protetti come patrimonio classificato della Regione Vallone. La produzione di birra e il nome del birrificio si rifanno al folklore locale legato ai "Giganti", quelli di Ath sono stati riconosciuti Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dall'Unesco.

Con una visita guidata del birrificio si apprende l'abc della produzione di birra e del giusto mix di malto d'orzo, luppolo e lievito. Si viene a scoprire che è l'acqua il segreto principale di una miscela (visto che la birra ne è composta per il 90%), alla Brasserie viene utilizzata esclusivamente quella della locale falda freatica ricca di calcio e magnesio. Oppure si apprende che nella produzione di una birra si possono utilizzare anche comuni spezie da cucina. Poi si lascia spazio alla degustazione delle specialità della casa: come la Ducassis, birra leggera e dal gusto fruttato, quasi da aperitivo, o la Quintine, che prende il nome dall'ultima strega bruciata viva nel '600 perché dedita all'erboristeria. C'è anche una birra intitolata ad Hercule Poirot.


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Viterbo è anche gastronomia

La sua cucina povera esprime l’incontro tra i sapori romaneschi e quelli maremmani. Per gustare qualcosa di territoriale, ma proposto con creatività, fermatevi al Vecchio Orologio (via Orologio Vecchio 25), un locale tutto in peperino dominato da tre archi a tutto tondo a fare da cornice. Il menu propone gnocchi di castagne, frutto tipico dei boschi della Tuscia, con crema di parmigiano e radicchio, una zuppa di ceci e castagne che esalta uno dei legumi principi di questa terra, e un fagotto di pollo condito con pancetta patate e carciofi.

Sono questi infatti i tipici prodotti di una terra fertile perché vulcanica: le patate di Grotte di Castro, i carciofi di Tarquinia, i ceci di Valentano, le castagne dei Monti Cimini. Sempre in centro l’Enoteca La Torre (via della Torre 5) rivisita i piatti locali con un tocco eccentrico. La ricotta della zona viene proposta in ravioli con fegatini di pollo, confit e marsala e l’agnello della Tuscia è servito croccante all’amaretto. Il tutto in un’atmosfera informale ed equilibrata ricavata nelle ex scuderie di un palazzo cinquecentesco all’interno della cinta muraria.

Appena fuori Viterbo, a due passi dal raccordo autostradale, il ristorante Duemilaotto (via B.D. Barbieri 1) prepara le strappatelle fatte in casa alla viterbese con salsiccia e fiore di finocchietto al peperoncino, il famoso coniglio leprino in porchetta alla viterbese, e i medaglioni di filetto di maialino su fagiolo tondino di Gradoli. Chi vuole tenersi leggero può accontentarsi di un caffè, ma non in un bar qualunque. Meglio andare sul sicuro e scegliere uno dei grandi caffè storici italiani. E’ il Gran Caffè Schenardi (corso Italia 11) creato dall’architetto romano Vespignani. Fu cenacolo risorgimentale e luogo d’incontro abituale di poeti, rivoluzionari, politici e autorità pontificie. Qui prendeva il suo caffè Orson Welles mentre girava l’”Otello”, ambientato in questo territorio, e Alberto Sordi qui chiacchierava con Federico Fellini tra un ciak e l’altro dei film “I Vitelloni”, tutto girato in città 

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