Speck e luganega tra i salumi migliori

Una curiosità: più di un terzo del territorio denominato Val di Sole è a parco: a nord il Parco Nazionale dello Stelvio, a sud si estende il Parco Naturale Adamello-Brenta. Nei viaggi in questa profonda valle, bisognerebbe partire dal Museo della Civiltà Solandra di Malè, gestito dal Centro Studi Val di Sole. Si tratta di una raccolta degli usi e costumi con testimonianze della cultura montanara locale. Oltre agli ambienti originali delle case di montagna e delle botteghe artigiane, meritano i telai, gli strumenti di misura, gli attrezzi agricoli.
Questo periodo per visitarla è ideale: nella parte bassa della valle si coltiva la mitica mela, ormai nota su tutti i mercati, mentre dagli allevamenti di vacche si ottiene dal burro alla ricotta, fino ai formaggi come Casolèt della Val di Sole, ma anche il Grana Trentino. E ancora i salumi: speck e luganega.
E, a proposito di salumi, a Folgarida, merita l'Antica Macelleria Cappelletti (via Emilio Colpi, 1/3) aperta fin dal 1898 e giunta ormai alla quarta generazione. Grande cura per la qualità dei prodotti tra cui lo speck di varie tipologie: al ginepro, al fieno, alle erbe di montagna e quello naturale legato a mano. Per i formaggi, si va a Mezzana al Caseificio Sociale Presanella, specializzato nella produzione di formaggi a base di latte vaccino come il casolet, il monte giner, il nostrano valdisole, il trentingrana.
Ci sono poi produttori eccellenti come Franco Anselmi che a Croviana produce ancora la tipica Mortandela. L'antica ricetta prevede l'utilizzo delle parti meno nobili del maiale, compresi ritagli e interiora. All'impasto vengono aggiunti vino e spezie e, una volta raggiunta l'amalgama ideale, anziché insaccarla nel budello, la si appallottola fino a formare "polpette" di medie dimensioni, che vengono poi cosparse di farina di mais e messe ad asciugare, per almeno una settimana, su assi di legno. Meritevoli sono poi le segnalazioni di Fondo dove Sandra Bertagnolli fa un miele fantastico, su tutti il castagno e il tiglio fino al raro miele tratto dai fiori del melo, che è la coltivazione tipica della valle. Con le mele il dolce per antonomasia è lo strudel, e a Fondo bisogna bussare alla porta della pasticceria Giancarlo, per acquistarne un prodotto saporoso.
Infine una ricetta povera e commovente, nel medesimo tempo, che è la minestra di fregolotti. Ci vogliono 3 etti di farina bianca, un litro di latte, un litro di acqua e due cucchiai di burro, sale.
Si mette la farina in una scodella dove si versa un poco di latte misto ad acqua fredda: un goccio per volta e sminuzzando ciò che si viene a formare nella ciotola finché non avrà la consistenza di un impasto grumoso. I piccolissimi grumi, grandi quanto chicchi di mais, prendono il nome di fregolotti. Il latte rimasto verrà scaldato in una pentola ampia assieme alla stessa quantità d'acqua fino a aggiungere l'ebollizione. A quel punto si versa "a pioggia" l'impasto della scodella mescolando con una frusta per rompere l'impasto che si va formare. A quel punto bisogna lasciare bollire il tutto a fuoco basso per circa mezz'ora, mescolando con calma, ma piuttosto di frequente. La minestra pronta potrà essere arricchita da due noci di burro, pepe e sale. E un bicchiere di vino bianco. Una Nosiola.
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