Civrin, il formaggio legato alla flora

Per raggiungere questo luogo fantastico, di valli aperte e prati verdissimi mi sono fatto guidare da Loredana Aprato, originaria di Lugnacco, che è uno dei paesini di quella valle incantata, rimasta intatta nel tempo. Per raggiungere la Valchiusella, dal nome del torrente che l'attraversa, si esce ad Ivrea e da qui si seguono le indicazioni.

La Miniera di Traversella è il secondo posto al mondo per varietà di minerali e questo la dice lunga sulla composizione dei terreni e sulla ricchezza di ciò che si trova, in particolare erbe spontanee. E proprio attorno alle erbe spontanee è nata un'associazione, il Club amici della Valchiusella, fondata nel 1957.
Dal 1990 hanno avviato un progetto di "turismo rigenerativo", lanciando la manifestazione El sabat d'le erbe, ovvero le passeggiate alla ricerca delle erbe selvatiche che, oltre alla conoscenza dell'aspetto naturalistico, ha incentivato la produzione dei formaggi tipici del luogo, come il Civrin della Valchiusella, ottenuto esclusivamente da latte intero di vacca lavorato crudo. È un cacio con crosta liscia e regolare, di colore paglierino; pasta morbida; un aroma caratteristico, armonico e delicato, legato alle varietà stagionali della flora, che risulta più intenso e fragrante con l'invecchiamento. Il disciplinare di produzione prevede che il bestiame
debba essere alimentato per almeno il 50% con foraggi locali. Per il Civrin d'Alpe invece il foraggio dev'essere in esclusiva quello dei pascoli. La stagionatura va dai 10 ai 30 giorni ed ha una dimensione tonda dal peso di circa 800 grammi. Ma l'associazione è anche referente per La Toma 'd Trausela, un formaggio di dimensioni più grandi e di stagionatura più lunga (cercateli al Salone del Gusto a Torino). Tutte informazioni che si possono evincere andando anche alla Casa Ruella, dove è stata allestita la Cà dël Tëimp, Centro di documentazione, depositaria della memoria valligiana per le nuove generazioni, con oltre 1.500 documenti su carta conservati. In questo contesto, a fine settembre, ho partecipato a una di quelle "Giornate di resistenza umana" dove si rende omaggio alla gente che, nonostante le difficoltà, si ostina ad abitare questi luoghi. Laura Lancerotto, anima dell'associazione, è riuscita a coinvolgere grandi e piccini e, tra le attività, oltre alla diffusione della conoscenza delle varietà di erbe spontanee, vi è la produzione di salse come la rara gelatina dei fiori di tarassaco, la salsa d'aglio orsino o i crusciot sott'olio. In zona sono poi due le soste imperdibili. Una è a Gauna, dove Matteo Villa, prosegue l'attività del padre che è quella di stagionatore di tome. La sua cantina "Le Tome in Villa" è un caveau di formaggi di svariate stagionature, che danno l'idea del valore di un'attività del genere per l'economia di tutta la valle. Ma qui si produce anche un miele buonissimo, come quello di Roberto Bolzanello di Alice Superiore, che produce campioni di miele di acacia, di tiglio, di rododendro, di castagno, millefiori e poi liquore di grappa e miele, miele d'acacia con nocciole e crema di nocciole. L'altra sosta imperdibile è il ristorante Miniere, che è anche albergo. Lo gestiscono i fratelli Arsini, gemelli, con la cura di una cucina tradizionale che in questa stagione propone tartare di fassone piemontese con julienne di porcini profumati all'olio di noce, tagliolini della casa ai funghi finferli e porcini, zuppa di reali e porcinello al forno, polenta di pignoletto rosso con funghi trifolati e strudel di mele renette ai sapori d'autunno. 
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