Quanto "non-cibo" mangiamo? Gli additivi, ospiti indesiderati

Gli additivi, ospiti indesiderati

Nel nostro piatto arrivano spesso cibi ricchi di tecnologia e poveri di gusto e proprietà nutritive. L’industria alimentare ci offre cibi facili da reperire e a basso costo a scapito di alimenti completi che non contengono ingredienti estranei al mondo dell’edibile.

Quanto tempo dedicate a leggere le etichette quando fate la spesa? Sappiamo che, per la maggior parte di noi, la risposta è (purtroppo) poco, o pochissimo.

Eppure, la lettura delle etichette dovrebbe essere una delle cose alle quali dedicare più attenzione: è qui che si possono reperire informazioni su ingredienti, origine o produttori, ed è sempre qui che, spesso scritti in piccolo o camuffati fra i vari ingredienti, si possono scovare gli additivi. Secondo la definizione ufficiale, un additivo è una «qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento […] e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti […] aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti».

Tra le tante funzioni che svolgono, tre sono di particolare rilievo: prolungare la durata di conservazione (conservanti, antiossidanti), facilitare la lavorazione degli alimenti (antiagglomeranti), migliorare le caratteristiche sensoriali del prodotto (coloranti, dolcificanti, esaltatori di sapidità).

Gli additivi attualmente permessi nell’Unione Europea sono circa 400, segnati con la lettera E seguita da un numero a tre o raramente a quattro cifre. Si tratta di un numero molto alto, e viene inevitabile chiedersi se e quali danni possano provocare alla nostra salute. Per ognuno è stata fissata la Dga (=Dose Giornaliera Ammissibile) espressa in milligrammi di additivo ingerito per chilogrammo di peso corporeo (mg/kg). Più la Dga è alta, più è facile che l’additivo sia innocuo per la nostra salute, più è bassa più il suo potenziale nocivo aumenta. La Dga può anche essere non specificata (senza limiti), se l’additivo è presumibilmente sicuro, o non assegnata, se risulta tossico anche a basse concentrazioni o non ci sono dati sufficienti per stabilire se l’additivo è tossico oppure no.

Meno additivi, più gusto!

Come possiamo difenderci dall’eccesso di additivi? Scegliere prodotti biologici aiuta, ma non esaurisce il problema (il biologico permette 50 additivi, anche se quasi tutti con DGA alta o senza limiti). Impariamo quindi a leggere le etichette, a evitare alimenti nei quali normalmente ci sono molti additivi (dolciumi industriali, caramelle, gomme da masticare, aperitivi alcolici e analcolici, salse, piatti pronti) e a privilegiare prodotti freschi. Ricordiamoci che cibi freschi posseggono al massimo grado le qualità nutrizionali, organolettiche e salutistiche mentre i prodotti trasformati di norma scadono notevolmente in qualità. Inoltre, se l’industria impiega additivi per produrre un dato alimento, vuol dire che la materia prima e/o i processi di lavorazione e conservazione che adotta non sono di qualità. Comprando cibi senza additivi ci guadagna la nostra salute, ma anche il nostro gusto!

Al Salone del Gusto e Terra Madre questo tema sarà trattato nella conferenza Quanto “non-cibo” mangiamo, sabato 27 ottobre alle 12.
Fonte:

M.Giannattasio, «Gli additivi alimentari: questi sconosciuti», in Valore alimentare magazine, 30, 2010

M. Giannattasio e C. Rucabado Romero, Gli additivi alimentari: una guida, II edizione, edizioni L’Aratro, Napoli, 2010 (www.laratro.net)
A cura di Giorgia Cannarella
salonedelgusto.it