Salone Gusto: Sicilia mette in mostra suoi 'tesori'

La Sicilia mette in mostra i suoi "tesori" al Salone del gusto di Torino, da domani a lunedì al Lingotto Fiere. Due stand rappresenteranno l'sola: quello istituzionale Sicilia un'isola di biodiversità a cura della Regione e lo stand dell'associazione regionale di Slow Food. Lo spazio della Regione prevede appuntamenti organizzati in collaborazione con Slow Food: un programma denso d'incontri dedicati al patrimonio di biodiversità e al valore della ristorazione dell'isola con ospiti, esperti e addetti ai lavori. Legalità, territorio e salute sono invece i temi portanti dell'area associativa regionale, che vede nell'importanza del cibo il loro filo conduttore. Importante elemento legato alla partecipazione siciliana è il primato regionale, insieme alla Puglia, per numero di nuovi presidi Slow Food alla manifestazione. Sono sei le new entry siciliane appartenenti alla rete dei progetti Slow Food che tutelano la biodiversità e sostengono le piccole produzioni locali del settore agroalimentare: l'alaccia salata di Lampedusa, il carciofo spinoso di Menfi, il cavolo trunzu di Aci, il fagiolo cosaruciaru di Scicli, la lenticchia di Villalba e il pomodoro siccagno.

L'alaccia, presente in grandi banchi nel Mediterraneo meridionale, assomiglia alla comune sardina ma è più tozza e può essere lunga anche 30 centimetri. Un tempo, fresca o salata e conservata sott'olio, era il principale sostentamento nelle lunghe battute di pesca dei lampedusani. Il presidio coinvolge gli ultimi due pescatori isolani che usano i tradizionali cianciolo e lampara e valorizza questo pesce povero ma prelibato. Il carciofo spinoso di Menfi occupa ormai appena 10 dei 600 ettari dedicati alla coltivazione del carciofo, sostituito da ceppi meno pregiati ma più produttivi. Il presidio sostiene un gruppo di agricoltori che hanno scelto di recuperare la tradizione locale, anche grazie alla lavorazione di prodotti sott'olio. Il cavolo trunzu di Aci è tra i tesori dei terreni lavici dell'Etna, dalle caratteristiche striature violacee. Un'eccellenza minacciata oggi dalla crescente urbanizzazione, che ha diffuso l'asfalto su molte zone fertili. Il presidio vuole dare risalto a questa varietà, tutelando gli orti rimasti e incentivando i nuovi coltivatori. Il cavolo viene prodotto nei comuni di Acireale, Aci Sant'Antonio, Aci San Filippo, Aci Catena e Aci Bonaccorsi (provincia di Catania). Il fagiolo cosaruciaru (dolce) di Scicli è ormai quasi scomparso. Il presidio vuole riunire i produttori in un'associazione che preservi e diffonda questa piccola biodiversità locale. La lenticchia di Villalba appartiene alla tipologia a seme grande, tipica delle aree temperate. Il periodo di massima produzione si è avuto fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, quando circa il 30% della produzione italiana arrivava dalla Sicilia. Successivamente il costo della manodopera e le rese limitate hanno costretto molti agricoltori ad abbandonare la coltivazione, che oggi è stata ripresa da un gruppo di produttori. A Villalba e nel nisseno viene prodotto anche il pomodoro siccagno. Nessuna famiglia dell'entroterra siciliano, ancora oggi, inizia l'inverno senza avere preparato, sola o in gruppo, la tradizionale passata di pomodoro. Una delle varietà tipiche e più adatte, il pomodoro siccagno, è diventata però introvabile, abbandonata per via della scarsa produttività. Oggi è un produttore di Villalba, che ha custodito un ecotipo storico, a tentare di rimetterlo sul mercato.
ansa