Teatro del gusto, eletta la "Chef siciliana 2010" sul palco del Golisano Village firmato SlowFood

È di Collesano la migliore cuoca del 2010. Si chiama Lina D'Agostaro e si è aggiudicata il titolo ieri sera nel corso del Teatro del Gusto organizzato nel paese madonita dall'Associazione culturale Golisano Village, con un piatto tipico della tradizione siciliana: la lingua in agrodolce.

Un vero e proprio spettacolo che ha visto coinvolte otto cuoche siciliane, già selezionate su quaranta iscritte al concorso per la particolare preparazione dei piatti e la scelta degli ingredienti. Le otto “star per una sera” si sono alternate su un palco, ai fornelli di una cucina francese dal design particolare e con una storia lunga 300 anni, e hanno preparato in diretta i propri manicaretti, seguite da due chef d'eccezione: Aldo Pacciulli del ristorante Metrò di Catania e Salvatore Baggese, del ristorante Romitaggio di Castelbuono. Leit motiv dei piatti in concorso: che fossero tipici e preparati tutti con ingredienti locali, preferibilmente presidi SlowFood.

La giuria, composta da giornalisti ed esperti, ma anche da rappresentanti dell'associazione Slow Food e dai sindaci di Collesano, Giovanni Meli, e Castelbuono, Mario Cicero, ha scelto il piatto vincitore tra gli otto presentati nel ricco menù: due antipasti abbinati ad un vino Zibibbo secco, due primi e un secondo innaffiati con un Nero d'Avola, e tre dolci accompagnati da un Passito di Pantelleria.

Ad aprire le danze lo sfincione preparato da Domenica D'Angelo, l'unico presentato in concorso, e il timballo di melanzane di Mariangela Gargano.

A dare il massimo sul palco, Santina Grisanti con le sue tagliatelle al pomodoro e fagiolo Badda di Polizzi Generosa. Un piatto preparato esclusivamente con prodotti locali, a partire dalla materia prima. “Ho utilizzato la semola di Russello”, ha spiegato la cuoca, “perché è una varietà di frumento antichissima ricca di glutine”. Per non parlare della salsa, ottenuta da pomodoro siccagno di Caltavuturo, e della cipolla e del basilico prodotti a Collesano. “Ho voluto valorizzare i prodotti tipici della nostra antica cucina”, ha spiegato la cuoca, “con la speranza che possano tornare ad essere protagonisti della migliore gastronomia siciliana”. Un trionfo di sapori, ben miscelati tra loro, la pasta incaciata di Adriana Ilardo, preparata con un ragù della nonna con carne sfilacciata di maiale, vitello e agnello.
Ma è stata la lingua in agrodolce ad incantare la giuria. Un filetto ben cucinato, affogato in una salsa agrodolce di sedano, olive bianche in salamoia, pinoli e cioccolata, con una pioggia di uva passa, precedentemente ammollata, e cedri canditi.

Dulcis in fundo, a chiudere il menù, il buccellato di Maria Iacuzzi, i biscotti di mandorle di Rosa Costa, e le sfinci di San Giuseppe di Mariangela Gargano. Una serata in cui i veri vincitori sono stati i prodotti tipici della tradizione gastronomica siciliana. “L'agroalimentare siciliano è ricco di prodotti di qualità che vanno valorizzati”, ha spiegato Pippo Privitera, responsabile siciliano di SlowFood, “e in questo contesto un ruolo importante è giocato dai produttori di vino, che rappresentano la punta d'eccellenza del settore, un'eccellenza riconosciuta in tutto il mondo”. E del resto i recenti numeri diffusi dalla Montepaschi di Siena, che vedono il vino in testa all'export, parlano chiaro.

Un successo che potrebbe fare da traino nei confronti degli altri prodotti dell'agroalimentare. “Perché ciò accada è necessaria un'azione di comunicazione mirata ai consumatori”, spiega Giuseppe Ficcaglia, del comitato organizzatore, “in modo che sentano, gustando i piatti tipici, la differenza con tutto quello che oggi è standardizzato e industriale”. Una promozione che passa dunque dal recupero delle tradizioni, che in Sicilia hanno numeri di tutto rispetto. Basti pensare che i presidi Slowfood dell'Isola sono circa 30, sui 180 in tutta Italia.
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