In Viaggio con gusto: Timballo gratinato con vino cesanese


La Ciociarìa è un vastissimo territorio che comprende 91 Comuni estesi ben oltre la provincia di Frosinone. Il piatto che più identifica questo territorio è il Timballo alla Ciociara, che richiede 400 gr farina, 6 uova, 400 gr carne macinata, 3 pomodori, cipolla, un bicchiere di vino, basilico,

mozzarella, 100 gr di Grana, 10 gr burro, olio sale e pepe. Con la farina e le uova si procede a preparare un impasto di pasta fresca all'uovo poi ritagliata in grossi quadrati. In una padella andranno a soffriggere la cipolla tagliata a fettine e la carne macinata. E qui si bagna col vino, magari un bianco locale da uve bellone che si farà evaporare in parte, prima di aggiungere i pomodori, le foglie di basilico, il sale e il pepe. La salsa va lasciata a bollire per un'ora. Quindi si cuoce la pasta. In un tegame da forno, a questo punto, si sistemano uno strato di salsa e uno di pasta prelessata; quindi altra salsa, fettine di mozzarella e uova sode, e una spolverata di Grana. L'operazione va ripetuta per tre volte. A quel punto non rimane che far gratinare il tutto nel forno a temperatura moderata per 20 minuti. Data la consistenza del piatto, il vino prescelto sarà un Cesanese del Piglio, che è il vino rosso della Ciociaria. Ma i prodotti della Ciociaria sono tanti, a cominciare dall'olio extravergine di oliva. Eccezionale è quello dell'Azienda Agricola Biologica Quattrociocchi Americo di Alatri, ottenuto dalle olive prodotte dai 15.000 alberi di cultivar Moraiolo, Frantoio, Leccino e Itrana. Con questi oli meritano i lori sottoli: asparagi, carciofi, pomodori secchi, melanzane e peperoncini tondi piccanti ripieni. Quindi le appetitose olive schiacciate, condite con peperoncino e semi di finocchio. Altro campione imperdibile è poi il cacio di Morolo e in particolare quello della Società Artigiana Scarchilli in contrada Madonna del Piano, 12. Il Grancacio di Morolo è un formaggio a pasta filata, affumicato con trucioli di faggio, stagionato dai 5 fino ai 10 mesi e fino ai 18 mesi per il Gran Riserva. Quindi la Ciambella di Morolo, che segue la stessa lavorazione e affumicatura, ma stagionata 20 giorni. Altro campione imperdibile è il peperone Dop di Pontecorvo prodotto da Il Pontecorvese. Oppure il prosciutto di natica e il capocollo dell'azienda Biologica Le Sciuccaglie in località Cervarone di Vallemaio. Ottenuti dal maiale nero Casertano questi prosciutti vengono spesso paragonati ai Patanegra spagnoli. Notevoli sono poi i prodotti della Cooperativa Agricola del Mollarino a Villa Latina fra cui il mitico fagiolo cannellino di Atina. Ad Alvito c'è invece uno dei torroni più buoni d'Italia. Lo produce Paola Macioce della Pasticceria V. M. di piazza Umberto I. La versione classica, a base di pasta di mandorle ricoperta di cioccolato, è da applausi, così come il Torrone Regina di pasta di mandorle e pinoli e il Torrone Elisabetta con mandorle, pistacchi, nocciole, canditi e arancia. Sosta doverosa, poi all'Abbazia di Casamari dove i monaci cistercensi sono famosi per liquori e medicamenti. Da provare l'Elixir San Bernardo al rabarbaro, l'Elixir Sette Erbe, i Rosoli, e il prodotto più celebre: la Tintura Imperiale da 90 gradi. Strettamente medicinali sono lo Joduro di Ferro e l'Amaro Ferrochina, indicati per gli anemici, oltre a unguenti, sciroppi e creme.
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