Tartufi e pecorino nella Cortina del Sud

Il Laceno, detto anche Piano Laceno è una conca di origine carsica dell'Irpinia. Siamo su un altopiano a circa 1.050 metri, ai piedi del Monte Cervialto, che è la cima più alta. Non distante si trovano Montella e gli Altopiani di Verteglia e del Monte Terminio e per questo motivo la zona viene indicata come la "Cortina della Campania". Infatti sono molti gli alberghi e i ristoranti che sorgono intorno al lago di Laceno. Qui i prodotti tipici sono quelli che si ricavano dai boschi e dagli allevamenti. Celebri sono i tartufi neri di Bagnoli Irpino, ma anche i funghi del Laceno. Per quanto concerne il primo, si tratta di un Tuber mesentericum che fruttifica dalla fine dell'estate agli inizi della primavera. Le sue raccolte migliori, per qualità e pezzatura, avvengono a cavallo tra l'autunno e l'inverno, soprattutto a seguito di piogge e nevicate. Una ricetta semplice, che è rimasta in voga, è quella dei "Tartufi del Laceno in tegamino". Bisogna prevedere 50 gr di tartufi neri, 100 gr di pecorino dolce e una noce di burro. Si procede pulendo e tagliando i tartufi, facendo delle fettine dello spessore di un centimetro. Il formaggio va invece sbriciolato in pezzetti grossi. Tartufi e formaggio si mettono in una terrina imburrata, la si inforna finché il formaggio non inizia a fondere. Una volta tolta la terrina, si versa il contenuto su fette di pane abbrustolito. Sotto le feste, non disdegna l'abbinamento con un brut rosè. Trovandoci in montagna, c'è poi un'altra specialità tipica delle alture italiane, ovvero la castagna, che possiede l'Igp e viene indicata come castagna di Montella. La caratteristica principale è quella di avere una buccia sottile, di un colore marrone intenso. In loco viene denominata "Palommina", per indicare la leggerezza, ma anche la fragranza. E infine il Pecorino Bagnolese realizzato con il latte della pecora autoctona. Qui il latte appena munto viene riscaldato a circa 40 gradi e coagulato con caglio di agnello. Dopo una mezz'ora la cagliata viene rotta in pezzi di piccole dimensioni, privata del siero che servirà per la ricotta. La cagliata, invece, viene colata nelle fuscelle di vimini per essere pressata, salata e lasciata stagionare.? Ora, se il pecorino fresco di pochi giorni viene tagliato a fettine e arrostito, quello di tre mesi è utilizzato come pietanza, mentre a 6 mesi, diventa un cacio da grattugia, ottimo per le paste, anche per la sua caratteristica piccante. Acquisti di formaggi prodotti in loco si possono effettuare a Nusco da Antica Bontà d'Irpinia in via SS. Giovanni e Paolo, nel centro storico. Una specialità qui è la Ricotta Nuscana ottenuta con il latte di animali allevati allo stato semibrado. Storico riferimento per i buongustai è poi il Caseificio Gambone di Montella sulla strada Provinciale San Francesco. Pensate che Marsilio Gambone fu citato come esperto casaro già in alcuni documenti del lontano 1500. Oggi Ezio Gambone, suo lontano discendente, è a capo di questo caseificio a conduzione familiare che produce, dal latte di vacche allevate allo stato semibrado tra i 400 e i 1.000 metri d'altitudine, l'ottimo Caciocavallo di Montella, ma anche la scamorza con le olive. L'azienda agricola De Cecca di Ferrara Calitri (contrada Serra) fa invece il Caciocavallo irpino stagionato nove mesi in grotta. Tutti da provare.
avvenire.it

Consorzio Limone Siracusa Igp, buccia verde e' top. Produttori siciliani, scoprite proprieta' limone d'autunno

Non fermarsi al giallo, ma anzi scoprire le proprieta' del limone d'autunno. E' l'invito del Consorzio di tutela del Limone di Siracusa Igp che, in un incontro promosso dal Gambero Rosso in collaborazione con Agensud, ha sottolineato come il limone a buccia verde abbia una resa in succo maggiore del 40%, e una presenza di acido citrico attorno ai valori ottimali del 5%-6%, ma soprattutto sotto il profilo aromatico il limone verde e' al top, tanto e' vero che e' richiestissimo da produttori di profumi del calibro di Hermes e Dior. Ciononostante, nell'export la tipologia a buccia verde a tavola e' tabu', salvo la piccola produzione estiva del 'verdello'.

''Negli ultimi 30 anni - lamenta il Consorzio siracusano che annovera 45 soci, e tra questi due cooperative per complessivi 600 associati - il mercato ha spinto la 'deverdizzazione', una procedura di raffreddamento dei frutti, come avviene per le banane, posti in celle con gas naturali da 36 a 70 ore. Per ottenere un limone esteticamente perfettamente giallo, si fa di fatto invecchiare il frutto che perde pero' freschezza, aromi e ha un minor periodo di conservazione. I consumatori dovrebbero pertanto fare scelte 'green', e preferibilmente produzioni biologiche, per poter assaporare la vera essenza di questi frutti che, tra gli agrumi, vantano il maggior contenuto di vitamina C.

Peraltro, secondo uno studio biennale in corso presso l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, l'aggiunta di succo di limone alla dieta quotidiana si sta dimostrando in grado di ridurre il rischio di formazione dei calcoli renali''.

Il limone rappresenta circa il 5,4% degli acquisti di frutta fresca in Italia, per un volume totale di 244mila tonnellate.

Siracusa, con 5.300 ettari di terreni coltivati a limoni, e' il primo distretto limonicolo d'Italia, Paese che ha coltiva limoni su oltre 12mila ettari e vanta ben sei limoni con riconoscimento Igp: il limone Interdonato di Messina, il limone di Sorrento, il limone Costa di Amalfi, il limone Femminello del Gargano, e il limone di Rocca Imperiale. In Sicilia si coltiva il 90% circa della produzione nazionale.
ansa

Premiata la gastronomia del Perù

In occasione della presentazione dei World Travel Awards 2012, il Perù è stato eletto quale migliore destinazione al mondo per la gastronomia. Denominati dal Wall Street Journal come “l’equivalente degli Oscar per il comparto dei viaggi”, i “World Travel Awards” s ono considerati il più alto riconoscimento che strutture o servizi del settore viaggi possano sperare di ricevere. Mariella Soldi, direttore di PromPerù per il dipartimento per la promozione dell’immagine del Paese, ha ritirato il premio durante la serata di gala tenutasi all’Oberoi Gurgaon di Nuova Delhi. «E' un grande onore per il nostro Paese aver vinto questo premio - ha affermato la Soldi alla consegna, continuando - il ministero per il commercio estero e il turismo, unitamente a PromPerú, hanno collaborato per dare impulso e sostegno alla gastronomia peruviana con l’intento di attrarre più turisti che possono assaporar e le prelibatezze create dai nostri chef, elaborate con prodotti alimentari unici coltivati ​​dai nostri agricoltori».
travelquotidiano.com

Dove mangiare la Pizza a Natale? Una Guida suggerisce oltre 60 indirizzi

Ogni napoletano sa dove andare a mangiare una buona pizza. Eppure in tanti non variano come potrebbero o sono in cerca di novità. A Natale, quando si è in giro con la famiglia, a far shopping o in visita ai mercatini tradizionali di Napoli e della Campania, una pizza, se eccellente, è un rimedio alla fame anticrisi e una festa per tutti. La prima Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania, scritta dalla giornalista e blogger Monica Piscitelli, riserva tante piacevoli sorprese a chi vuol sperimentare un locale nuovo abbinando, grazie alle brevi note turistiche, la visita a un monumento. Il volume tascabile, che con 204 pagine colorate e di facile consultazione recensisce oltre 60 locali, è un regalo natalizio per tutti i foodies appassionati della più amata pietanza di Napoli. La Guida (Edizioni dell'Ippogrifo - 10 euro) di Monica Piscitelli, già autrice dell'App per iPad e iPhone in vendita su App Store a 1,79 euro è uno strumento indispensabile per chi, viene a Napoli e vuole sapere velocemente dove si mangia la migliore pizza. Contiene, inoltre, il primo vademecum su come degustare la pizza; una breve storia dei locali; un approfondimento sui forni a legna e il "Glossario del Pezzaiuolo" scritto dall'autrice con il napoletanologo Raffaele Bracale, attraverso il quale scoprire i tanti termini tecnici e napoletani in uso nel mondo della pizza. Ogni scheda ha l'anagrafica completa, una breve storia del locale, del pizzaiolo, l'indicazione delle specialità, uno specchio riassuntivo con il giudizio sulla Pizza, il Bicchiere, l'Atmosfera, il Servizio, i Prezzi, il Parcheggio, l'eventuale Area esterna. Hanno sostenuto la realizzazione del volume: Le Strade della Mozzarella, Molino Quaglia, La Strada del Vino del Vesuvio e l'olio extravergine di Villa Dora.

Monica Piscitelli Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania 204 pagine, 10 euro

 DOVE TROVARLA

Storie di cibo e di cucina tra gastronomia e letteratura


Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.
George Bernard Shaw
tutti i libri di Gastronomia su ibs >>>

William Shakespeare
È risaputo che agli italiani piace parlare di cibo. Ogni occasione è buona per tirar fuori l'argomento e ricordare pranzi da favola, ricette gustose, come se la parola fosse magicamente in grado di rievocare un sapore. Il cibo è un'esperienza dei sensi, un momento che regala soddisfazione e appagamento e ci avvicina, per quanto possibile, alla felicità.
Si parla di cibo sempre di più, sotto molteplici aspetti, nelle forme più varie. Fioriscono ricettari e manuali specializzati, saggi, studi culturali e sociologici. Si moltiplicano i programmi televisivi, blog dedicati, corsi di cucina e cake design. Si importano e si rielaborano tradizioni culinarie da ogni angolo del mondo, i sapori si contaminano grazie a nuovi insospettati accostamenti. Si parla di stili, diete, valori nutrizionali, mode. Mai come oggi la figura dello chef è stata così in auge. Anche l'occhio vuole la sua parte; così la presentazione del piatto è diventata materia di studio attento e rigoroso.
Di gastronomia, la letteratura si occupa (più o meno consapevolmente) dalla notte dei tempi, perché si è sempre trovata di fronte allo spinoso problema di far mangiare i suoi personaggi. "Lo scrittore che non parla mai di mangiare, di appetito, di fame, di cibo, di cuochi, di pranzi mi ispira diffidenza, come se mancasse di qualcosa di essenziale", scriveva Albo Buzzi. Così, da Adamo ed Eva (ma anche prima), la letteratura è piena di cibo.
Se vogliamo farci un'idea, ecco una scelta di pubblicazioni recenti dove il cibo è protagonista. Idee regalo originaliper chi ama leggere di gusto!


     
    • Trattato di culinaria per donne tristi di Héctor Abad Faciolince
    • Racconti gastronomici
    • In principio era la tavola di Adam Gopnik
    • La cena degli addii di Ito Ogawa
    • Il talento del cuoco di Martin Suter
    • Qualcosa che si addice con il clima natalizio per soddisfare gli amanti del giallo: Giallo panettone

    Prosecco, business sposa tutela ambiente e paesaggio

    Viticoltura non soltanto strumento di business ed elemento di riconoscimento culturale ma anche leva di tutela ambientale e di conservazione del paesaggio. Sarà uno dei temi al centro del congresso "Tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco" in programma il 15 dicembre, a Pieve di Soligo.


    L'incontro sarà l'occasione per il Consorzio di tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene per presentare il rapporto annuale sulla produzione qualitativa e quantitativa del 2012, in collaborazione con l'Università degli studi di Padova. Saranno illustrati anche alcuni progetti sperimentali realizzati in vigneto con l'obiettivo di ridurre ulteriormente l'impatto ambientale di coltivazioni e strutture di produzione e l'impiego di fitofarmaci.

    Quanto questo argomento sia percepito dagli imprenditori vitivinicoli del territorio è l'oggetto di una ricerca di cui parlerà Vasco Boatto, responsabile del Centro studi. Uno sguardo su come il tema sia affrontato all'estero sarà dato dall'intervento di due ospiti: Dominique Moncomble, direttore dei servizi tecnici del Comitato interprofessionale vini di Champagne (Civic), ed Eugenio Pomarici dell'università di Napoli. Il primo spiegherà i modi scelti dall'area di produzione francese per rispondere all'esigenza di rendere la viticoltura più in armonia con l'ambiente, il secondo si soffermerà su alcune esperienze di eccellenza rilevate all'estero su questa materia.

    Rispetto ai casi italiani, invece, è attesa la relazione di Francesco Iacono, responsabile della rete di aziende ''Arcipelago Muratori''. Al centro del confronto, oltre ad un'analisi sulle dinamiche di mercato del comparto, vi saranno poi temi che spaziano dalla conservazione paesaggistiche e dell'architettura locale, dall'utilizzo di energie rinnovabili al riciclo dei materiali.
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    La Valle del Douro: natura, gastronomia e tradizione

    valle del douro
    La Valle del Douro è famosa nel mondo (specie anglosassone) per i suoi paesaggi, la ricca cucina e per il più famoso tra i vini (liquori?) portoghesi: il Porto. Amante delle avventure e della buona tavola? Stai leggendo l’articolo giusto.


    Il fiume Douro è uno dei più lunghi della penisola iberica: con i suoi 925 chilometri, ricorre il Nord-Est della Spagna, giunge in Portogallo, che divide in due parti, e continua il suo percorso fino all’Atlantico, andando a definire le sponde di Porto e Vila Nova de Gaia, sede dei principali stabilimenti di vino Porto.
    Lungo la Valle ci si imbatte in vigneti di varia misura e borghi pittoreschi, gelosi custodi delle antiche ricette culinarie di questa zona. È inoltre possibile ammirare numerosi edifici religiosi e storici. L’intero percorso può essere realizzato in auto, in treno o in mini-crociera.
    panoramica

    Principali attrazioni

    I due centri più importanti della Valle sono senza dubbio Régua e Pinhão, che si trovano a una distanza di circa 20 chilometri l’uno dall’altro. Il primo, forse il più moderno, è anche capitale commerciale della Valle del Douro. Qui i ristoranti servono pietanze sempre fresche a prezzi abbordabili: senza dubbio il luogo migliore di tutta la valle per la tua pausa pranzo.
    Più avanti si trova Pinhão, un delizioso centro che si avvale del titolo di fulcro della produzione vinicola della valle. Non a caso, il clima e la fertilità del terreno fanno di quest’area il luogo giusto per la coltivazione della vite. La stazione di Pinhão fa sfoggio di una bellissima composizione di azuleijos.
    douro
    Proseguendo lungo il nostro itinerario di viaggio, giungiamo a Lamego, una località a Sud di Régua, caratteristica per la sua cattedrale e il bel centro storico. E poi c’è Vila Real, unica vera città della regione, centro dinamico dal rinnovato interesse turistico.
    Menzione d’obbligo spetta alle numerose aziende vitivinicole della regione. Hai a tua disposizione due possibilità: partire alla scoperta delle realtà più piccole e per questo autentiche (in tal caso ti consigliamo di chiedere alla reception dell’albergo, dove sapranno darti informazioni dettagliate) o affidarti ai grandi nomi (come ad esempio Quinta do Seixo, di Sandeman).

    Auto, treno o mini-crociera?

    Non c’è un mezzo di trasporto che primeggia sugli altri: tutto dipende dalle tue priorità di viaggio. Tra i “pro” dell’auto, ad esempio, c’è la possibilità di muoversi liberamente, cui va aggiunto il buono stato in cui vertono gli impianti stradali lungo il territorio.
    Il treno ha dalla sua il fascino del viaggio vecchio stile, lungo una linea ferroviaria che si porta bene i suoi 100 anni. Un tempo utilizzata dai pendolari, ora linea turistica, percorre la tratta che da Porto conduce a Porcinho e passa attraverso montagne, gole e ponti (ben 30, più 26 tunnel). Il panorama, c’è da scommetterci, è straordinario.
    E poi la chicca: durante il periodo estivo c’è un treno a vapore, chiamato Douro Vinhateiro, che parte generalmente di sabato e percorre 50 km da Peso da Régua, nei pressi di Vila Real, fino alla città portoghese Lua.
    La mini-crociera consente di ammirare la valle da un punto di vista alternativo: la maggior parte delle imbarcazioni parte al mattino da Porto. Certo, il costo sale, ma l’esperienza è “tutto incluso”: cena, bevande, visite guidate alla scoperta delle aziende vinicole della valle, monumenti, santuari e ogni tipo di servizio. Ci sono anche vere e proprie crociere della durata di 6 giorni. Non mancano poi le soluzioni economiche, come il tour di 6 ore in partenza da Porto: prezzo di partenza €10.

    liligo

    A Hong Kong cena con menu 'fine del mondo'. Si paga se profezia non si avvera, altrimenti offre ristorante

    'Menu fine del mondo' per un ristorante di Hong Kong. Il Flagship Aqua Restaurant Group, ha deciso di organizzare per la sera del prossimo 21 dicembre, che secondo la profezia dei Maya dovrebbe coincidere con la fine del mondo, una cena di sei portate al costo di 2.112,12 dollari di Hong Kong a persona (211 euro circa), cifra che ricorda la data della profezia Maya. Il proprietario pero' ha fatto sapere che gli ospiti dovranno pagare il conto solo se il mondo non finira' quella sera. In caso contrario tutto sara' offerto dal ristorante stesso.

    Pezzo forte della serata il dessert, una mousse di cioccolata guarnita con oro a 24 carati. Mentre ancora non si sa quante persone 'abboccheranno' alla proposta prenotando la costosa cena che sicuramente dovranno pagare, restano ancora molti quelli che anche in Cina continuano a temere che nella profezia Maya possa esserci qualche fondo di verita' e possa quindi verificarsi qualche evento straordinario e sconvolgente per l'intero pianeta.

    L'idea che il 21 dicembre 2012 debba verificarsi la fine del mondo deriva da un'interpretazione del calendario Maya, nel quale si dice che quel giorno si dovrebbe verificare un evento di chiusura col passato. Gli scettici ma soprattutto gli esperti e gli scienziati hanno spiegato che quella indicata dai Maya non e' la fine del mondo ma semplicemente la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
    ansa

    Accademia cucina: basta con aragoste, per tavola low cost pesci dimenticati

    Sono circa 200 le specie ittiche che vivono nel Mediterraneo ma solo il 10% arriva con una certa regolarità sui banchi delle pescherie, appannaggio di circa 20-25 varietà. Lo afferma l'Accademia italiana della Cucina presentando il libro 'L'Italia del pescé e invitando per il cenone di Natale a scegliere invece i pesci 'dimenticati', dal Pesce Spatola alla Lampuga, dal Sugarello all'Aguglia alla Leccia Stellata. La ridotta conoscenza dei prodotti ittici presenti nei nostri mari - evidenzia l'Aic - ha portato i consumatori ha scegliere sempre gli stessi pesci, con il risultato che oggi è cresciuta a dismisura la dipendenza dall'estero: nel 2011 le importazioni di specie ittiche hanno raggiunto le 950.000 tonnellate

    "La globalizzazione dei consumi che fissa l'attenzione commerciale sempre sulle stesse specie, rischia di oscurare un pezzo della nostra storia gastronomica - afferma Paolo Petroni, presidente del Centro Studi dell'Accademia italiana della Cucina - Almeno a Natale, quindi lasciamo stare pesci costosi come aragoste e astici e riscopriamo il piacere di cucinare specie ittiche tradizionali come ad esempio il pesce azzurro". "La rivalutazione della cucina del pesce - afferma Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia italiana della Cucina - passa non solo per le indiscutibili proprietà nutrizionali ma anche per i valori culturali che porta con sé, in primis il rispetto per la tradizione".
    ansa

    Gastronomia a Natale: tour tra i panettoni più buoni in Italia

    Panettoni tour tra i migliori in Italia/Roma-Simbolo per eccellenza della tradizione gastronomica natalizia, il panettone rappresenta la chiusura immancabile di ogni ‘vero’ pranzo di Natale. Questo dolce, conosciuto in Lombardia con il nome di ‘panetun’, è nato sicuramente a Milano e, anche se vi è un certo disaccordo riguardo la sua origine (per alcuni è il frutto di un tentativo di seduzione di un giovane fornaio, per altri è stato inventato dal cuoco di Ludovico il moro), tutti sono d’accordo nel sostenere che non può mancare di alcuni ingredienti base, ovvero farina, burro, uova, frutta candita, scorzette di arancio e uvetta. A oltre cinquecento anni dal primo panettone, numerose pasticcerie italiane continuano a riproporlo nella versione originale oppure in fantasiose e gustosissime rielaborazioni. In occasione del Natale, ecco allora un breve tour tra i panettoni artigianali più buoni di Italia:
    Sant’Ambroeus, Corso Matteotti 7, Milano : più che una pasticceria, una vera e propria istituzione per i panettoni che, prenotati con mesi di anticipo, si distinguono per fragranza e profumo. Tra le varianti del classico milanese, le più apprezzate sono all’albicocca, all’ananas, oltre ai panettoni decorati a forma di Babbo Natale o pupazzo di neve.


    Forno Roscioli, Via dei Giubbonari 21, Roma : il forno più chic (e buono) di Roma prepara il panettone con ingredienti doc, come il burro di Zocca e quello di Dobiaco. La versione più popolare a Roma è, dopo quella classica, quella con cioccolato valrhona e pere candite.

    Pasticceria Antoniazzi, Corso della Libertà 6, Mantova: le farine naturali macinate a pietra e le oltre sessanta ore di lievitazione fanno la differenza per il panettone di questa pasticceria. Tra le elaborazioni più apprezzate figura quella al cioccolato, in alternativa si può puntare sull’Anello di Monaco, un dolce simile al panettone (ma guarnito con Marsala e marron glacè) tipico del mantovano.

    Pasticceria Veneto, Via Salvo D’Acquisto, Brescia: il panettone di Iginio Massari ha vinto negli scorsi anni prestigiosi premi per il suo panettone, riconoscibile soprattutto per la perfetta lievitazione. La versione milanese deve essere prenotata con largo anticipo, altrimenti ci si può deliziare con l’Immortale, una sorta di panettone bresciano con cioccolato, uvette e rosso d’uovo.

    Pasticceria Filippi, Via Pasubio, Zanè, Vicenza: la particolarità del panettone prodotto da quest’azienda è quella di essere preparato senza burro. Chi tiene alla linea non sarà più costretto a mangiare microporzioni del burrosissimo dolce ma potrà concedersi copiose fette di questo panettone che, a dispetto della ricerca, risulta gustosissimo al palato.

    Pasticceria Pepe, Via Nazionale, Sant’Egidio Monte Albino, Salerno: l’ombra del Vesuvio regala ai puristi sensazioni inaspettate grazie a panettoni fantasiosi, che rievocano i profumi della Costiera. Il panettone più apprezzato della pasticceria è, ca va sans dire, quello al limoncello, ordinato con largo anticipo dagli appassionati di tutt’Italia.

    Scamarcio bio-agricoltore, restare legati a madre terra


    ''Dobbiamo tornare ad avere un rapporto con la natura, con la terra. Non solo per mangiare ma anche per riscoprire il nostro emisfero spirituale, emotivo''.Lo ha detto l'attore Riccardo Scamarcio, alla Scuola Sant'Anna di Pisa partecipando alla seconda giornata del convegno sulla Nutraceutica, la scienza che studia gli effetti benefici del cibo sulla salute, promosso dalla Scuola stessa insieme all'Universita', alla Scuola Nomale e al Cnr di Pisa.

    Scamarcio, intervenuto nelle vesti di agricoltore bio, si e' presentato ''non come esperto, bensi' come amante dell'agricoltura di una volta, quella che coccolava le piante e le curava senza ricorrere all'uso di fitostimolatori e diserbanti per aumentare la produzione''. ''Non sono uno scienziato - ha aggiunto - ma semmai sono qui per dare risalto, visibilita' a questa ricerca condotta dalla Scuola Sant'Anna che spiega come alcuni cibi possono in qualche modo integrare i farmaci nella cura delle persone''. 

    L'attore cura da tempo un pezzo di terra in Puglia: ''E' il mio buen retiro - ha concluso - ma anche un modo per riflettere su me stesso e non farmi risucchiare in questa sorta di rivoluzione antropologica che ci allontana dalle radici per catapultarci in un mondo mediatico e frenetico che alla fine rischia solo di spersonalizzarci. E poi il mio sogno da bambino era quello di fare l'attore o il contadino: riesco a fare entrambe le cose, quindi sono molto fortunato. Anche grazie a Gennaro, un signore settantenne che mi aiuta a curare la terra quando non posso farlo io direttamente''. (ANSA).



    Frutta-verdura, scoprila, gustala e sceglila, al via campagna


    Al via la campagna di comunicazione triennale franco-italiana ''Frutta e verdura: scoprila, gustala e sceglila'' promossa da Interfel, Interprofessione della frutta e della verdura, e Alimos, società che raggruppa le principali organizzazioni di produttori e le cooperative agricole italiane.

    Il programma co - finanziato dall'Unione Europea e dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali, parte contemporaneamente in Francia e in Italia con azioni di informazione rivolte a bambini e adolescenti con l'obiettivo di promuovere la qualità della frutta e della verdura, consolidandone il consumo nelle abitudini alimentari quotidiane in un percorso di scoperta compiuto con la stretta collaborazione di educatori e genitori. Il programma farà presto il suo ingresso in circa 500 Scuole dell'infanzia italiane tramite la distribuzione di 4.000 kit agli insegnanti. 

    Divertimento, apprendimento ed esperienza sono le tre parole chiave che riassumono le tante attività in programma sia in Italia sia in Francia: un sito web, spot radio, kit didattici, la partecipazione a saloni agricoli e alimentari, alcune giornate dedicate ai bambini e ai familiari. Tutte le attività saranno adattate ai rispettivi contesti culturali e ai bisogni dei due Paesi con l'obiettivo comune di accrescere l'attenzione verso tali prodotti valorizzando la scoperta sensoriale e il gesto della preparazione di frutta e verdura, rito importante nelle diverse fasi di sviluppo del bambino..

    ansa

    Corpo Forestale, da olio a pane Matera e' allarme falsi. Tavola e brindisi di fine anno a rischio 'taroccamento'


    Tavola e brindisi delle feste di fine anno a rischio 'taroccamento' per i consumatori italiani ma soprattutto per i tanti buongustai che all'estero vorrebbero imbandire pranzo e cenone con le nostre rinomate produzioni agroalimentari. Sul web, come sottolineato dal Corpo Forestale dello Stato (Cfs) che ha promosso l'iniziativa 'Vero o falso, come difendersi dalle agropiraterie', e' possibile acquistare, peraltro a un prezzo nemmeno concorrenziale con le vere bollicine veneto-friulane, un kit per produrre in casa una sorta di prosecco. Produzione spumantistica che soffre, sui mercati esteri soprattutto, di falsa etichettatura, ad esempio 'Secco'.

    E le piu' recenti operazioni nel settore agroalimentare del Corpo, comandato da Cesare Patrone, hanno portato al sequestro di funghi con falso marchio Made in Italy a Potenza, quattro quintali di formaggi e insaccati contraffatti a Brescia, porchetta di Ariccia con falso marchio Igo a Roma, otto tonnellate di prodotti ittici a Napoli e Caserta, 3.500 litri di falso olio extravergine di oliva Dop a Foggia e poi 700 litri con falsa etichettatura a Napoli, e persino 2.000 etichette contraffatte di cipolle rosse di Tropea a Vibo Valentia. Perche' l'agropirateria non sembra risparmiare ne' le tipicita' a basso ricarico, come il pane di Matera, ne' un prodotto gourmand come il tartufo.

    ''Oggi, con la globalizzazione e il rapido movimento delle merci e delle materie prime agricole a basso costo, ovvero con lo 'scollegamento' del prodotto alimentare dalla sua origine, la falsificazione alimentare e' diventata - ha detto Giuseppe Vadalà, responsabile della Divisione di Sicurezza Agroalimentare del Corpo forestale dello Stato - molto complessa da scovare perché si basa, essenzialmente, sullo sfruttamento illecito della reputazione di una Dop e/o di una Indicazione Geografica o sulla falsificazione del Made in Italy per i mercati internazionali.

    Il valore di questo nuovo fenomeno illegale - ha sottolineato - e' in crescita, ed e' stimato intorno ad alcune decine di miliardi di euro l'anno. Cresce soprattutto perché essendo la legislazione europea attuale orientata a garantire il consumatore sulla sicurezza alimentare, le pene per chi delinque in questo settore senza arrecare danno alla salute sono lievi e non hanno alcun effetto deterrente; percio' il mercato e' invaso dai tarocchi italiani''.

    Il Corpo forestale dello Stato ha sensibilizzato tre anni fa le agenzie internazionali Interpol ed Europol ad aprire un desk sulla contraffazione agroalimentare all'interno dell'ufficio che si occupa dei reati in danno alla proprietà intellettuale. Ad oggi i paesi aderenti alla week of action ovvero alla "settimana operativa di controllo", che prende il nome di Operazione "Opson", sono diventati 21. 

    Sono nove i consigli dei forestali ai consumatori: Leggere attentamente le etichette; Prestare attenzione alla provenienza del cibo; Conoscere le regole e il processo di produzione dell’alimento; Fare attenzione al rapporto qualità/prezzo; Non farsi ingannare dai claims in etichetta; Conoscere le differenze all’interno della stessa categoria merceologica; Il termine “Made in Italy” nel settore alimentare non significa che la materia prima è italiana; • Evocare una indicazione geografica quando il prodotto non proviene dalla zona dichiarata in etichetta quando non è un comportamento illecito perché il marchio è registrato è quantomeno ingannevole, Trasimeno, Santa Sabina, sono marchi ingannevoli; Bisogna sempre segnalare le anomalie riscontrate agli organi di controllo.

    ansa

    Primo festival nazionale dei formaggi d’alpeggio... L’8 e 9 dicembre

    Raschera Dop, Bra Dop e Bitto Dop: saranno questi 3 gioielli della montagna i protagonisti del primo Festival nazionale dei formaggi d’alpeggio, in scena l’8 e 9 dicembre a Frabosa Sottana (Cuneo). L’evento, promosso dal Consorzio di tutela della Raschera DOP e dalla Confraternita della Raschera e del Bruss, sarà basato esclusivamente su piatti della tradizione culinaria delle zone di produzione dei vari formaggi.

    Verrà assegnato il premio solidarietà all’ospite d’onore, il Consorzio del Grana Padano, che tanto ha fatto in questi mesi per la ricostruzione dell’Emilia devastata dal terremoto. Un attestato non solo formale: al Presidente del Consorzio verrà infatti consegnato anche un assegno con fondi messi a disposizione dalla Confraternita della Raschera e ricavati dalle adesioni alla cena di gala.


    “Si tratta di un motivo in più per aderire a questa importante iniziativa – affermano Ezio Domenico Basso, Gran Maestro della Confraternita e Gianni Siccardi, presidente del Consorzio di tutela del Raschera Dop–, una prima edizione che speriamo possa trasformarsi nel corso degli anni in un appuntamento tradizionale nel Monregalese. Il Festival dei formaggi d’alpeggio vuole infatti essere un’occasione per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto i prodotti della nostra terra che sono per noi motivo di grande orgoglio. Da sempre sensibili a questa valorizzazione, abbiamo cercato di tradurre questa manifestazione in un confronto con i nostri “fratelli di montagna”, con un occhio anche alla solidarietà”.
    ansa

    Produrre olio alle falde dell'Himalaya, e' progetto italiano

    L'olivo mediterraneo sul tetto del mondo, per avviare la produzione di olio alle falde dell'Himalaya, in Nepal. Il progetto, un'avventura agronomica che vuol testare la sopravvivenza di una coltura tipicamente mediterranea in aree climaticamente piu' ardue, e' stato illustrato dal Dipartimento per la Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) dell'Università degli Studi della Tuscia, oggi nella sede di Terni dell'Arpa Umbria.
    Obiettivo del progetto è stato quello di verificare la possibilità di implementare la filiera olivicolo-olearia in Nepal in vista di una possibile diffusione nel paese di tale coltura su larga scala.


    Tra il 1994 e il 1999 l'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo organizza due spedizioni scientifiche mirate allo studio della vegetazione di alta quota nella zona nord-occidentale del Nepal. Nel corso dell'ultima spedizione (1999) in tale area si rileva la presenza diffusa di olivi (genere Olea): specie indigene di Olea cuspidata e Olea glandulifera. Si svolgono diverse missioni che portano ad individuare nel Distretto di Bajura, villaggio di Kolti, un sito adatto alla sperimentazione.

    Si mettono a dimora centinaia di olivi provenienti dalla collezione dell'Università, si fanno innesti di varietà italiane (Olea europea) sulla specie locale di Olea cuspidata ampiamente diffusa sul territorio di questa regione dell'Himalaya. Successivamente sono state addestrate le maestranze locali a queste pratiche colturali.Nasce così il progetto di piantagione di piante d'Ulivo in Nepal. L'idea è quella di produrre olio d'oliva sull'Himalaya.

    L'olio del Nepal, si legge in una nota, non e' solamente il frutto di una ricerca scientifica, ma anche la spinta etica per il miglioramento della dieta alimentare. Questo progetto ha infatti incluso diversi aspetti della ricerca sul campo, includendo l'innesto antropologicamente corretto di saperi altri anche grazie alla lettura delle forme tradizionali di espressione che accompagnano riti e culture locali.
    ansa

    Acquacotta e pappa al pomodoro

    Il Casentino è una delle quattro vallate principali a nord della provincia di Arezzo, in pratica una vallata ripartita in 13 comuni dove spiccano prodotti come la patata rossa di Cetica, la farina di castagne del Pratomagno, la mela nesta e poi il mitico prosciutto del Casentino. In verità il nostro Virgilio di questo prodotto è stato Simone Fracassi, che apre la sua macelleria a Rassina. Qui lavora carni come il Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale, la Chianina, i suini di Cinta Senese e il Grigio Casentino. Simone guida l'azienda facendo tesoro dell'esperienza e delle ricette trasmesse prima dal nonno Angelo, detto "Ghiaiolo", poi dal papà Franco. Così realizza i suoi superbi insaccati, tra cui l'impareggiabile Capocollo e la Finocchiona, ma il suo merito è di avere valorizzato la razza suina Grigio Casentino, allevata allo stato brado, da cui ricava uno straordinario prosciutto crudo.
    Girovagando ancora per il Casentino, cercate le Selve di Vallolmo in località Vallolmo di Pratovecchio. Siete nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, una delle perle del patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro Paese, dove Claudio Orlandi alleva suini per la produzione dei suoi ottimi salumi: Finocchiona, prodotta usando carni con venature più grasse, poi aromatizzata con sale, pepe, finocchio selvatico e vino rosso, infine insaccata in un budello naturale; quindi il prosciutto che prevede una salatura di 3 settimane, una maturazione di 90/100 giorni, e una stagionatura non inferiore ai 18 mesi. Interessante anche il salame toscano, che viene realizzato con le parti magre impastate con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budello naturale. In azienda è possibile degustare e acquistare i salumi prodotti e soggiornare in una rustica struttura in pietra con 7 camere, mentre a Porrena di Poppi, in via Erbosa 14, è stato aperto un nuovo punto vendita.
    La cucina di questa area della Toscana è improntata a una ferrea tradizione e molto spesso, da queste parti si trova ancora un piatto di carni come la scottiglia, oppure i tortelli alla lastra.
    Una ricetta sfiziosa è poi quella dell'Acquacotta casentinese, che è il tipico piatto povero della Toscana, insieme alla pappa al pomodoro. Veniva fatta, come tutte le ricette povere, con quello che c'era: per questo se ne trovano molte varianti.
    Ipotizziamo, allora, una ricetta per 4 persone, con 400 grammi di funghi porcini, 80 grammi di pomodoro, un ciuffetto di nepitella, uno spicchio d'aglio, 3 uova, 30 grammi di parmigiano grattugiato, pane casereccio toscano, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
    Si inizia mondando accuratamente i funghi da tagliare poi a fette. In un tegame si fa scaldare dell'olio per soffriggervi l'aglio a cui unire i funghi e qualche rametto di timo. Una volta saltati per qualche minuto a fuoco vivo, si bagna il tutto con del brodo bollente aggiungendo il pomodoro. A questo punto si fa cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce. Spento il fuoco si lascia riposare mantenendo il tiepido. In una ciotola si sbattono le uova con il parmigiano da unire all'intingolo del tegame coi funghi. Quando il composto, continuamente mescolato, inizierà a diventare un po' più denso, si aggiunge una macinata di pepe. L'acquacotta andrà messa in un piatto fondo guarnito di olio extravergine a crudo e fette di pane tostate. Ottima una Vernaccia di San Gimignano per accompagnare il piatto.
    avvenire.it

    Il principe, con il tonno, è il couscous

    Tre isole e due isolotti, più una serie di scogli e faraglioni: 7 chilometri dalla costa occidentale della Sicilia, tra Marsala e Trapani. Sono le Egadi. E nella cucina egadina, come per la maggior parte delle isole e delle coste siciliane, stravince il pesce con alcune inclinazioni straniere nelle ricette che derivano dagli arabi e dagli spagnoli. Ora, tra i piatti più conosciuti spicca sicuramente il couscous, ma anche gli spaghetti con i ricci di mare, le sarde a beccafico e la pasta con le sarde; la "nunnata" (frittelle di neonata) e i pani "cunzatu" (pezzi di pane conditi con prodotti locali). Immancabile è poi il tonno, giacché a Favignana c'è una famosa tonnara che ricorda una fiorente attività, da sempre. Ecco allora le polpette di tonno, gli spaghetti alla bottarga (uova della femmina del tonno salate ed essiccate), la "tunnina" in agrodolce, il "lattume" (liquido seminale del tonno) fritto o conservato sotto sale. Sono due le ricette da segnalare. La prima è quella delle polpette di tonno che richiede un bel pezzo di tonno, uova, mollica di pane, vino, pecorino, aglio, prezzemolo, uva passata e pinoli.? In pratica si fa sgocciolare il sangue dal tonno e, dopo averlo ridotto in poltiglia, si unisce agli altri ingredienti. Dall'impasto si compongono delle polpette che andranno soffritte. Il sugo di pomodoro con il basilico preparato a parte si aggiungerà a metà cottura. Più articolata è la preparazione del couscous alla favignanese che prevede 1/2 chilo di semola di grano duro, 1/4 litro di acqua salata. Per la zuppa: due chili di pesce e per il brodo: una cipolla, uno spicchio d'aglio, un ciuffo di prezzemolo, peperoncino, sale e alloro. La semola andrà posta nell'apposito recipiente detto "marafadda" un pugno per volta, spruzzando con acqua salata. Manipolando questo impasto in modo rotatorio si ricaveranno delle palline piccolissime che andranno fatte asciugare completamente su una tovaglia. A quel punto si procede con la cottura a vapore in un tegame (la "couscousiera"). La si copre con una tela bagnata, prima di porla su di una pentola piena d'acqua bollente: dovrà cuocere per un'ora e mezza. Nel frattempo si preparerà il brodo per il condimento mettendo a cuocere il pesce in 4 litri d'acqua. In aggiunta, una cipolla tagliata, uno spicchio d'aglio, un ciuffo di prezzemolo, un pezzetto di peperoncino piccante, un pomodoro, sale. Quando la zuppa sarà pronta la si passerà al setaccio, mentre appena la semola sarà cotta andrà riversata nella "marafadda" unendo una parte del passato di pesce con due o tre foglie di alloro. Si copra con un panno e si lasci in luogo caldo. A quel punto, nella salsiera si unirà il resto del passato con il couscous. Bevete un'Inzolia in purezza.
    A Favignana cercate la Conservittica Sammartano rinomata in tutto il mondo per il tonno e per la bottarga. Una specialità è la Ficazza detto anche salame di tonno, realizzato con le parti dorsali e minori del pesce, che vengono macinate crude, condite con sale e pepe e insaccate in budello di maiale. Sempre a Favigliana c'è l'Antica Tonnara di Favignana Antonio Tammaro celebre per il tonno rosso di mattanza, ma anche per le coccole di tonno affumicato, da acquistare nel negozio insieme al salame di tonno, acciughe ai vari aromi e pesto alla favignanese.
    avvenire.it

    Il Pane a qualità controllata, garantito dal marchio

    Il Pane a qualità controllata, garantito dal marchio 'QC' della Regione Emilia-Romagna, potrà essere più facilmente acquistato grazie a una mappa dei forni che lo producono consultabile on line sul sito della Regione Ermesagricoltura.

    Il Pane a qualità controllata, e - da quest'anno - anche i grissini e le tigelle, sono prodotti con tecniche interamente artigianali e materie prime di assoluta qualità. Ciò significa: farine emiliano-romagnole poco raffinate per garantire un adeguato apporto di fibre, proteine, vitamine; sale iodato (ma in una percentuale ridotta del 50%, in linea con le raccomandazioni del Ministero della Salute); olio extravergine d'oliva; nessun ricorso a congelamento o surgelazione; totale assenza di additivi e di agenti chimici per la lievitazione che è esclusivamente a base di lievito madre, bighe e pasta di riposto. Il tutto garantito da materie prime sicure per l'ambiente e per la salute perché prodotte secondo i disciplinari di produzione integrata.


    La ricetta prevede anche pezzature non troppo piccole, in genere superiori ai 200 grammi, per garantire una maggiore morbidezza, una migliore conservazione e dunque anche minor spreco. Oggi a Bologna è stato firmato l'accordo per la produzione di pane QC, valido per il triennio 2012-2014, tra le associazione dei panificatori (Unione regionale panificatori, Cna, Confartigianato), le imprese molitorie e le organizzazioni dei produttori cerealicoli. Già 70 nel 2011 i forni aderenti al progetto, per una produzione che ha superato i 2 mila quintali.


    "Parliamo di una pane di alta qualità destinato a un consumatore attento, che cerca prodotti sani, naturali e a chilometro zero - spiega l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni - un pane della salute potremmo dire, che valorizza il grano del nostro territorio e il lavoro di tutta la filiera". Il marchio Qualità Controllata è un marchio della Regione Emilia-Romagna riconosciuto anche dall'Unione Europea che prevede controlli terzi lungo l'intera filiera.
    ansa

    A Treviso arriva COOKiamo. Quando design fa rima con cucina

    Con COOKiamo il design diventa da mangiare. Gli spazi dello showroom Home Design di via Cornarotta 19 a Treviso, diverranno lo scenario di una serie di incontri culinari a tema, nati con lo spirito del cucinare divertendosi. Il nome dell’iniziativa, COOKiamo, stuzzica il termine inglese COOK che significa cucinare e suggerisce il legame tra gioco e cucina. Gli incontri sono organizzati da Giorgia Sarra e dall’Associazione Culturale HAT Studio. A curarne la regia sarà invece lo chef veneziano Martino Di Stefano, che propone piatti rivistati e di ricerca, belli da vedere e buoni da mangiare. Di Stefano, che ha collaborato anche con Palazzo Grassi e lo storico ristorante Vecio Fritolin di Venezia con il ruolo di responsabile catering, ha seguito eventi come la serata di gala Gucci per l'inaugurazione della mostra Mapping the Studio, il banchetto per il matrimonio del due stelle Michelin di Madrid Sergi Arola, e l'evento inaugurale per la Biennale di Venezia con il due stelle Michelin di Torino Davide Scabin (Castello di Rivoli).

    ansa

    SPECIALE NATALE 2012 | COME RISPARMIARE SUI CESTI GASTRONOMICI NATALIZI

    E' Natale, finalmente anche questo Natale 2012 sta per arrivare e così il tempo di pensare ai regali. 
    I cesti gastronomici sono una buonissima idea, sia per la famiglia, sia nell'ambiente del lavoro. 
    Attenzione, però, perchè comprare cesti natalizi già preparati vuol dire spesso far soffrire il nostro portafogli! 
    Vediamo allora come fare per confezionare il nostro cesto natalizio senza buttar via i nostri preziosi soldini.

    Innanzitutto, anzichè farselo confezionare, si risparmia già componendo da soli il nostro cesto natalizio, scegliendo i prodotti singolarmente, pensando magari ai "gusti" del nostro destinatario ed evitando di regalare qualcosa di non gradito: serve poi procurarsi una cesta e della paglia finta.

    Quali prodotti scegliere? Un consiglio è quello di non comprare solo prodotti tipici natalizi, i cui costi magari subiscono, in questo periodo, un'impennata smisurata: fatevi un giretto tra supermercati e negozi di gastronomia e potrete notare quanta scelta potrete avere a vostra disposizione.

    Un tocco di originalità potrebbe essere quello di confezionare anche i singoli prodotti da mettere nel cesto: per esempio legumi: lenticchie, fagioli, ceci, ma anche bottiglie, salse o addirittura marmellate fatte in casa con fiocchetti simpatici ed altre ghirlande ornamentali.

    Se decidete di affidarvi ai supermercati per riempire il cesto regalo, una soluzione per risparmiare ulteriormente sarebbe quella di scegliere i cosiddetti “prodotti a marchio”, quelli, cioè, con il nome della catena alimentare che li vende (esempio Coop, Despar, Conad...). 
    Questi prodotti, infatti, hanno un costo inferiore rispetto a quelli di "marca" anche del 20-30 per cento e con quest'altro semplice accorgimento, avrete ridotto in modo consistente il "sacrificio" economico del cesto.
    Se siete indecisi su cosa comprare, orientatevvi su prodotti come il tonno, il salmone, i sughi pronti di ogni specie o, semplicemente, le pelate e le passate di pomodoro. Sono sempre utili e si conservano molto a lungo.
    cervelliamo.blogspot.it

    Appennino patrimonio gastronomico e ambientale

    Alma presenta il Parco Nazionale ai suoi studenti
    (Sassalbo, 02 Dic 12) La Scuola internazionale di cucina italiana di Colorno, Alma, ha organizzato per i suoi studenti stranieri una visita didattica nel Parco Nazionale. All'ombra della Pietra di Bismantova un gruppo di giovani chef ha seguito la produzione del Parmigiano Reggiano e degustato prodotti tipici, ingredienti essenziali dei menu a km zero presentati nella rassegna 'Appennino Gastronomico' che l'Ente Parco ha organizzato in collaborazione con Coldiretti e Alma stessa.
    «La Scuola internazionale di cucina – afferma Giuseppe Vignali, direttore del Parco Nazionale – valorizza in tutto il mondo la nostra ristorazione, uno degli attrattori fondamentali per il turismo non solo nel nostro territorio. L'alleanza con Alma permette al Parco Nazionale e a tutto il nostro Appennino di farsi conoscere a livello internazionale e di mettere la nostra gastronomia in relazione con le cucine di tutto  il mondo. In quest'occasione abbiamo ospitato futuri cuochi dell'Asia, del Nord America e delle Turchia che possono apprezzare i nostri prodotti e imparare a cucinarli. Per ALMA un'occasione importante di mantenere salde le radici fra territorio e cucina italiana, per noi del Parco Nazionale l'opportunità di promuovere nel mondo le nostre eccellenze».
    Nel loro precorso didattico gli studenti della Scuola internazionale di cucina svolgono attività di ricerca e sperimentazione anche scoprendo i luoghi di produzione delle tipicità italiane, come spiega Andrea Sinigaglia, executive manager di Alma. «Le nostre attività educative, grazie alla collaborazione con il Parco Nazionale si arricchiscono di un tassello importante: i nostri studenti possono visitare un patrimonio gastronomico e ambientale guidati da persone che lo vivono e lo rispettano».
    parks.it